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Timocrazia

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…chi dimostra di amare il Veneto, e i suoi cittadini, deve avere l’onore di servirlo…

 

La Repubblica Veneta è considerata come esempio di Nazione liberale, dove il potere difendeva gli interessi del Popolo, pensiamo solo che su circa un milione di Veneti, chi esercitava il potere, erano, nel massimo dell’espansione del Maggior consiglio, in 1700 circa  tutti col diritto di partecipare attivamente ad ogni decisione che riguardava il Veneto. Inoltre, a chi continua a dire, nonostante l’evidenza, che la Repubblica Veneta era un’oligarchia, ricordiamo solo che ai tempi della Serenissima tutti i Popoli Europei, e non solo, erano sottomessi al volere di poche decine di Re e Regine, che, ognuna nel proprio paese, poteva decidere della vita di ognuno dei propri sudditi senza dover tener conto a nessuno.
I rappresentanti del Popolo Veneto Veneti non venivano eletti, solo il Doge arrivava alla carica di Presidente dopo una consultazione dei membri del maggior consiglio, ma la sua non era proprio un’elezione, bensì una scelta fatta dai senatori Veneti che agivano pensando solo al bene della Nazione.
Tutti facevano parte della nobiltà Veneta, la gran parte di loro erano mercanti che avevano fatto fortuna con i commerci, ma esistevano anche uomini che appartenevano a famiglie povere e senza titolo nobiliare che entravano a far parte del maggior consiglio per aver dimostrato, in particolari situazioni, il proprio amore, dedizione e senso di appartenenza alla Patria e quindi meritavano di servirla a fianco del Doge e degli altri Senatori.
Questo modo di fare politica e di amministrare la cosa pubblica veniva chiamato "TIMOCRAZIA": Dal greco timè, stima, onore e successivamente censo, e kràtos, potere. Una costituzione quindi basata sulla partecipazione alla vita politica dei soli cittadini meritevoli di pubblica stima. Ed è questo che il Veneto Serenissimo Governo vorrebbe, in chiave moderna, riproporre: solo chi dimostra di amare il Veneto, e i suoi cittadini, dovrebbe avere l’onore di servirlo; non con le solite elezioni dove si vota una persona solo per simpatia oppure perché appartiene ad un determinato schieramento politico, che puntualmente, quando i propri interessi lo richiederanno, lo rinnegherà passando con chi fino al giorno prima era considerato nemico, tradendo cosi gli elettori che l’avevano votato.
Il buon politico deve rifiutare gli ideali partitici, tutto quello che farà lo farà per il bene della Patria e dei suoi cittadini che gli daranno fiducia purché continui a fare il suo dovere.
Andrea Viviani