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Vincendo la Battaglia di Lissa i Veneti conquistano il diritto all’Autodeterminazione

Altro che entusiasmo per l’arrivo dei “liberatori” italiani, nel 1866 in Veneto l’unico entusiasmo presente tra il Popolo era quello di quando si sconfiggevano gli italiani: prima a Custoza via terra e poi a Lissa via mare.

Vincenzo Vianello di Pellestrina detto “El Graton”, timoniere della “Ferdinand Maximillian”, che speronò il “Re d’Italia” al grido di "Viva San Marco!".


 

“Un solo colpo dalle navi Austro-Veneto, colpisce la santa barbara del’italiana “Palestro”. La nave in pochi drammatici momenti affonda portando con sé duecentocinquanta tra ufficiali e marinai. È a quel punto, raccontano le cronache, che dai petti degli equipaggi istro-veneti, si leva impetuoso e ripetuto il grido di “W SAN MARCO!”, ad affermare l’orgoglio di essere gli eredi degni di tante vittorie sotto il millenario gonfalone marciano, al quale dedicano la nuova impresa gloriosa.”

Queste poche righe narrano l’epilogo della gloriosa Battaglia di Lissa, che si svolse il 20 luglio del 1866; sì proprio nel 1866 quando l’Italia stava aggredendo la popolazione Veneta per annetterla, e fare così iniziare quel calvario di occupazione e sofferenza che tuttora si protrae per i Veneti.
Ma nel 1866 non ci fu nessuna vittoria italiana, anzi il culmine della guerra fu Lissa, dove proprio la marineria Istro-Veneta batte quella italiana. E per capire con quale foga  combatterono i Veneti contro l’invasione italiana basta elencare le onorificenze loro concesse da Vienna: una medaglia d’oro a Vincenzo Vianello di Pellestrina detto “El Graton”, timoniere della “Ferdinand Maximillian”, che speronò il “Re d’Italia”; altra medaglia d’oro fu concessa a Tommaso Penzo di Chioggia detto "Ociai". Ai marinai veneziani furono concesse ben 43 medaglie d’argento, quattro ai rodigini, sei a quelli di Udine. Basta ciò per capire pienamente che i Veneti il diritto alla libertà e all’autodeterminazione se lo sono conquistati sul campo di battaglia. La retorica risorgimentale italiana può nascondere questi fatti ma certamente non può negarli, e non può tanto meno negare il fatto che il referendum che avvenne sempre nel 1866, in cui i Veneti, padroni del proprio destino, dovevano decidere del loro futuro di Nazione, fu falsato da una serie di violazioni del diritto internazionale sancito dall’armistizio di Cormons e dalla Pace di Vienna (atti questi che dovevano regolare la consultazione).
Oggi è giunta l’ora in cui il consesso internazionale deve prendere una posizione chiara rispetto al diritto all’autodeterminazione del Popolo Veneto, l’occupazione italiana deve finire e con essa la violazione del diritto internazionale.

L’inefficienza della Marina italiana a Lissa fu la cartina di tornasole di quella che sarebbe stato il destino del nascituro Stato italiano: le invidie degli Stati Maggiori e dei vari comandanti; lo scaricabarile innalzato a sistema; l’addossare ogni colpa, non alla propria incapacità, ma ai marinai e militari di truppa. L’Italia è proprio questa: tradimenti, vili aggressioni, inganni, furberie, vittimismo, ecc.

I marinai Veneti in quella battaglia riuscirono a infliggere alla Marina Italiana il più duro colpo che uno Stato possa subire in guerra: oltre alla sconfitta militare, al grido di Viva San Marco la marineria veneta sottrasse all’Ammiraglia italiana la bandiera di guerra, e così per cent’anni ogni marinaio italiano fu costretto a portare i segni del lutto sulla propria uniforme. Altro che entusiasmo per l’arrivo dei “liberatori” italiani, nel 1866 in Veneto l’unico entusiasmo presente tra il Popolo era quello di quando si sconfiggevano gli italiani: prima a Custoza via terra e poi a Lissa via mare.
Il tricolore italiano nel 1866 per i Veneti fu solo un bottino di guerra conquistato durante la Battaglia di Lissa.
Seguendo quanto attestano le cronache del tempo possiamo, senza tema di essere smentiti, affermare che il diritto ad ottenere una libera consultazione per decidere il proprio destino i Veneti se lo sono guadagnato nei campi di battaglia con il sangue e la vita dei propri giovani. Gli organismi ed i vari Stati nel consesso internazionale debbono essere responsabili del loro agire; il loro silenzio non può essere giustificato; il dire “non sapevo” non li libera dalle proprie responsabilità: la libertà di un Popolo non cade mai in prescrizione, e il Popolo Veneto non starà ancora a lungo in silenzio di fronte a chi gli impone un illegale stato di occupazione. 
L’occupante italiano ben si ricordi le parole dell’Ammiraglio austriaco Von Tegetthoff, in merito ai marinai istro-veneti, nel suo rapporto al Kaiser: "Uomini di ferro su navi di legno, hanno sconfitto uomini di legno su navi di ferro!!!"
Anni di occupazione non hanno sopito lo spirito marciano del Popolo Veneto, e tutti coloro che lottano per l’autodeterminazione dei Popoli della Penisola devono capire che l’indipendenza del Veneto avrà un effetto domino rispetto a tutte le istanze nazionali sugli altri territori italiani.
Tutti gli sforzi del Popolo Veneto per riappropriarsi del proprio libero arbitrio si devono concentrare attorno ai lavori per il rifacimento del referendum del 1866 che si svolse al di fuori degli accordi internazionali sottoscritti.
Oggi, 2006, a 140 anni dalla vittoria di Lissa la partita non è ancora chiusa, e il tavolo del diritto internazionale è ancora aperto: il rifacimento, secondo il diritto internazionale, del Referendum del 1866 è la via che aprirà al Veneto la via della libertà e dell’autodeterminazione!

 

Demetrio Serraglia
Ufficio Storico del Veneto Serenissimo Governo