Oggi a 50 anni di distanza è importante ricordare e onorare il sacrifico del Popolo ungherese per liberarsi dall’oppressione sovietica.

“Giuriamo di essere liberi”: questo era il motto del patriota e poeta ungherese Petofi, una delle anime della lotta per l’autodeterminazione del Popolo ungherese nel 1848. La rivolta contro i sovietici ha voluto adottare lo stesso motto.
Oggi a 50 anni di distanza è importante ricordare e onorare il sacrifico del Popolo ungherese per liberarsi dall’oppressione sovietica.
Ora, che il Popolo ungherese ha riconquistato il proprio libero arbitrio, bisogna fare un esame critico di come si svolsero i fatti a Budapest e nell’Ungheria tutta nel 1956, il tutto per trarne i dovuti insegnamenti.
Il motore e la guida teorica di quella insorgenza è stato il circolo Petofi, il quale stilò un documento in 16 punti che aveva come cardini l’indipendenza nazionale, la libertà individuale e sociale; ciò ha permesso di catalizzare il movimento patriottico, pur essendo espressione di ceti sociali diversi.
I 16 punti furono la piattaforma teorica per la manifestazione del 23/10/1956, alla quale partecipò tutto il Popolo, c’erano bandiere ungheresi a cui era stato tolto il simbolo dello Stato operaio, bandiere ungheresi dell’insurrezione del 1848 e bandiere della Gioventù comunista.
Il ruolo di Imre Nagy per certi aspetti può dirsi addirittura casuale e non programmato, tant’è che nel comizio della sera del 23/10/1956 Nagy ha iniziato usando il termine “compagni” e soltanto la protesta della folla lo ha costretto ad usare il termine “compatrioti”. Imre Nagy alla luce delle rievocazioni ufficiali sembrerebbe l’unico eroe; questo è dovuto alla distorta e non veritiera ricostruzione dei mass media, i quali hanno paura nel dire che un piccolo gruppo di Patrioti, racolti attorno al Circolo Petofi, sono stati i piccoli-grandi eroi, non solo dell’Ungheria: tutti i movimenti patriottici devono inchinare le loro bandiere a costoro.
Bisogna anche dire che il precipitare della situazione interna al Patto di Varsavia, la destalinizzazione, la crisi del canale di Suez, hanno dato un’accelerazione che ha impedito la costruzione di quadri dirigenti in grado di porsi anche materialmente alla guida del processo rivoluzionario. Questo è un insegnamento anche per i Patrioti veneti: essi devono tenerne debito conto.
Il Veneto Serenissimo Governo ha dato le basi teoriche per l’autodeterminazione della nostra Patria, dove c’è una carenza è nella costruzione del futuro quadro dirigente della rinata Veneta Serenissima Repubblica; si tratta di porvi rimedio nel più breve tempo possibile.
Il sacrificio del Popolo Ungherese è stato grandissimo: 25.000 morti, 30.000 feriti, 240 impiccati (in maggioranza sotto i 35 anni, il 70% dei quali erano di origine operaia) e nei successivi processi sono stati inflitti centinaia di anni di carcere. Queste sono le cifre, quello che fa specie è che in Italia, adesso, c’è chi cerca di separare la corresponsabilità di questi assassini. Il problema dei dirigenti del P.C.I. (che tra l’altro oggi occupano posti di responsabilità all’interno dello Stato Italiano) era nel 1956 di spostare la data dell’impiccagione di Nagy per non farla coincidere con le elezioni italiane. L’unico modo che hanno per dimostrare che si sono pentiti è di dimettersi da tutte le cariche pubbliche, rinunciando ai sussidi delle pensioni parlamentari, e sparire dalla vita pubblica.
È bene ricordare ciò la posizione del Presidente italiano Napolitano (nel 1956 responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI), il quale condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi, su “L’Unità” si arrivò persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori" giustificando l’intervento delle truppe sovietiche sostenendo invece che si trattasse di un elemento di "stabilizzazione internazionale" e di un "contributo alla pace nel mondo".
“Giuriamo di essere liberi!”
per il Veneto Serenissimo Governo
Il Ministro degli Esteri
Valerio Serraglia