Il parlamento italiano usa la libertà di religione per diffondere propositi "progressisti"
Mercoledì 04 luglio 2007 la commissione affari costituzionali della camera dei deputati del parlamento italiano ha approvato il disegno di legge sulla libertà religiosa recante il titolo ambizioso "Norme sulla libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi".
La discussione circa tali questioni, come costume italiano, si trascina dai primi anni ´90. Il testo appena licenziato rappresenta, quindi, la sintesi di 15 anni di confronto e discussione.
Tanto tempo non ha certo portato frutti maturi.
Il ddl contiene affermazioni di principio foriere di conseguenze gravi. Proviamo ad analizzarle.
In merito al matrimonio, nel testo si riconosce valore civile ad ogni matrimonio religioso di qualunque confessione. Ora, bisogna essere ciechi per non vedere, dietro questa norma, il chiaro riconoscimento legale della poligamia, in barba all’art. 29 della costituzione che sancisce come unica forma di matrimonio quello monogamico. La sinistra progressista prosegue, dunque, il tentativo di modernizzare la società: dopo il ddl "Diritti e doveri dei conviventi" con l’equiparazione, di fatto, tra convivenza e matrimonio, ecco il riconoscimento della poligamia, sotto la parvenza di libertà di religione.
Non basta. All’art. 2 del ddl si afferma che l’abbigliamento religioso "deve consentire l’identificazione della persona". Non seguono specificazioni di luogo; di conseguenza, anche in casa propria non ci si può vestire secondo i dettami della religione seguita. Siamo al paradosso: la sinistra, paladina di libertà e diritti civili, ficca il naso in casa del singolo cittadino. Palese e grave violazione della libertà individuale.
Ma è l’impianto complessivo del ddl che traballa: infatti, mentre la costituzione parla di libertà di religione ma non di uniformità di trattamento fra le varie religioni, il testo confonde proprio uguaglianza con uniformità, dimenticando che la maggior ingiustizia consiste nel trattare in modo uguale realtà diverse.
È chiaro che il Veneto Serenissimo Governo non si appella alla costituzione italiana ma tende a dimostrare le contraddizioni dello stato italiano con le sue stesse leggi.
La lotta non è per conquistare spazi di cosiddetta “libertà democratica”, ma è una lotta tra il bene ed il male: una lotta mortale senza compromessi, sul campo c’è la sopravvivenza della nostra civiltà. Di fronte a reiterati attacchi ai fondamenti della civiltà occidentale, da qualunque parte essi giungano (governo italiano, parte dell’opposizione ed settori della Chiesa), occorre ribadire con forza la propria contrarietà.
Venezia, 09 luglio `07
Per il Veneto Serenissimo Governo
Il sottosegretario agli affari esteri
Andrea Bonesso