Comunicati Rassegna Stampa

CUSTOZA 1866: «Avanti Savoia!» contro il Veneto

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Se questa è la libertà risorgimentale portata dagli italiani, il Popolo Veneto ne prende le distanze, e farà quanto il diritto internazionale fin dal 1866 gli ha concesso per ottenere il proprio libero arbitrio e l’autodeterminazione.

LA VERA STORIA DELLA BATTAGLIA
CUSTOZA 1866: «Avanti Savoia!» contro il Veneto
Altro che “Terza guerra di indipendenza”! Fu l’inizio dell’ennesima aggressione sabauda
 
DEMETRIO SERRAGLIA*


Centoquarant’anni fa in Veneto, il 24 giugno 1866, e precisamente nella località di Custoza, ci fu lo scontro che diede il via all’ennesima guerra di aggressione da parte della monarchia sabauda, guerra che i cosiddetti intellettuali risorgimentali savoiardi hanno fatto passare alla storia come “Terza guerra d’indipendenza”.
Quella della Battaglia di Custoza – episodio che va inquadrato all’interno della guerra austro-prussiana del 1866 in cui si inserì l’Italia per occupare il Veneto – può tranquillamente essere definita come l’inizio della via italiana alla sconfitta: una sottile linea rossa che collega tutte le esperienze belliche dello Stato italiano, partendo dalla guerra del 1866 con le battaglie di Custoza e Lissa; attraverso i nefasti giorni del 1917 con la disfatta di Caporetto, per arrivare all’8 settembre 1943 (data in cui fu reso pubblico l’armistizio con gli alleati).

LA POCHEZZA DELL’ITALIA

Questi episodi ci fanno comprendere la pochezza dell’Italia: uno Stato che si è fondato su un continuo susseguirsi di sconfitte, sconfitte che poi si sono riflesse nel modo di agire politico di tutti i governi italiani sia che essi siano stati monarchici, fascisti, repubblichini o repubblicani.
Il soldati che perirono sul campo d’onore di Custoza dimostrarono che l’indomabile orgoglio Veneto non era terminato nel 1797 con la discutibile presa di posizione “pacifista” e neutralista del Maggior Consiglio (organo legiferante della Veneta Serenissima Repubblica).
La Repubblica di San Marco era viva, se non nelle sue istituzioni lo era nei cuori dei Veneti, e nel 1866 come nel 1848 con la Repubblica Veneta di Manin il Popolo Veneto lo dimostrò nei campi di battaglia a dispetto di ogni “plebiscito”.
La determinazione e lo spirito di sacrifico dei Veneti superò e batté la confusione endemica che guidava lo Stato Maggiore italiano: durante le operazioni di guerra regnava sovrana l’invidia tra generali e la diffidenza tra le varie componenti dell’esercito italiano. Solo l’avverso destino falsificò le vittorie che i ragazzi veneti si erano conquistati in battaglia; ciò avvenne nonostante il sangue profuso per evitare l’occupazione italiana, con le prevedibili nefaste conseguenze che da essa sarebbero derivate. La guerra vide la vittoria della Prussia e la sconfitta dell’Austria e di conseguenza dei Veneti, in questa triangolazione si inserì come il peggiore degli avvoltoi l’Italia.

STORIA DA RISCRIVERE

Molti potranno obbiettare che sui libri di scuola c’è scritto altro, che le truppe italiane furono accolte tra il tripudio della gente veneta; la realtà è un’altra e basta scovarla leggendo i dispacci dell’esercito in cui non è presente tra i soldati Veneti nessun ammutinamento e nessuna diserzione in favore dei Savoia. I fatti parlano chiaro: e non ci si stancherà mai di dire che la cosiddetta “Terza Guerra d’Indipendenza” fu solo una guerra di aggressione persa dall’Italia e che le favorevoli congiunture internazionali (vittoria della Prussia) permisero un’ingiusta occupazione del suolo Veneto, da parte delle truppe italiane, ratificata da un plebiscito svolto al di fuori della legalità internazionale.

MISTIFICAZIONE DELLA REALTÀ

Non si capisce da dove provenga quell’ardire di una certa cultura italianista che continua a sostenere che tutta i Popoli della Penisola accolsero con giubilo l’arrivo delle truppe di occupazione dell’Italia: basta! Quello che la cultura italiana continua a propugnarci è una mistificazione della realtà, un negazionismo paragonabile a quello sostenuto da coloro che negano la Shoa.
Lo stesso procedere degli Stati Maggiori dell’esercito italiano evidenzia che quella del 1866 non era una liberazione ma una guerra espansionistica dello Stato Italiano, l’intelligence italiana di allora tentò di scatenare una rivolta pro Savoia tra le genti Venete, ma tutto ciò fu vano. L’unica cosa che portarono i cosiddetti “liberatori” italiani fu un susseguirsi di tragedie che hanno diviso la nostra gente e causato milioni di morti, emigrazione e diaspora, guerre d’aggressione, campi di concentramento, etnocidi culturali e materiali.
Se questa è la libertà risorgimentale portata dagli italiani, il Popolo Veneto ne prende le distanze, e farà quanto il diritto internazionale fin dal 1866 gli ha concesso per ottenere il proprio libero arbitrio e l’autodeterminazione.

«VIVA SAN MARCO!»

Custoza è solo uno dei tasselli che costellano la millenaria storia Veneta: essa è contraddistinta da un’indomabile fierezza fedele alla tradizione marciana. La cultura veneta, nonostante un continuo etnocidio, non è stata intaccata dal crescente relativismo culturale portato avanti dal giacobismo e dalle sue deviazioni risorgimentali.
Il Veneto è fondato indiscutibilmente sulle tradizioni giudaico cristiane della nostra cultura e il grido “Viva San Marco” durante le vittorie del 1866 né è la dimostrazione più chiara.
*Ufficio Storico del Veneto Serenissimo Governo