Siamo alle solite: la Lega la spara grossa, tutto il mondo politico italiano si indigna e quelli che ci rimettono sono i Veneti che vengono accusati come al solito di essere razzisti e bigotti.
Questa volta si tratta della proposta di una prova di dialetto locale (i termini sono tutto) per i professori in modo da verificare la conoscenza della cultura e delle tradizioni locali. Fin qua niente di male; la scuola deve insegnare le tradizioni locali (nel caso del Veneto 1200 anni di storia fino ad ora criminalmente taciuta) che sono parte integrante della formazione di un ragazzo.
Il problema è che la Lega non ne è veramente convinta. Si tratta solo di una mossa politica per ricordare che anche lei è al governo, in modo da ricattare il PDL e ottenere qualche carega in più. Queste affermazioni però, fatte in un paese che si fonda sull’annientamento culturale di tutto quello che c’era prima dell’unità, non fanno altro che scatenare un putiferio mediatico con il risultato che a rimetterci sono tutti i Veneti tacciati di essere un branco di xenofobi e antimeridionali e messi in ridicolo da un partito italiano che di indipendentista ha forse solo l’origine.
Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, ricorda a tutti che non servono federalismi, test di dialetto o decentramenti; l’unica soluzione che preservi veramente le tradizioni e la cultura Veneta è l’indipendenza.
Sorge anche il dubbio che la Lega (che ricordiamo a tutti essere un partito italiano) rilasci volontariamente queste dichiarazioni per generare un’ondata di rigetto verso i localismi e aumentare quel senso patriottico che dovrebbe esserci in occasione dei 150 della formazione di uno stato e che invece fatica a venire a galla spontaneamente. Ma questa probabilmente è una raffinata strategia che non è all’altezza della levatura culturale degli alti esponenti del Carroccio; basti vedere le ultime dichiarazioni di Bossi sull’Afghanistan.
Inoltre visto che la Lega dice di avere a cuore le tradizioni dei popoli della penisola, perchè non propone oltre all’insegnamento della lingua e delle tradizioni locali anche l’insegnamento della cultura degli altri popoli? La conoscenza dell’altro è l’unico vero modo per una pacifica integrazione che salvi entrambe le parti. Non a caso questo è uno dei sei punti fondamentali della Rinascita della Scuola Veneta discussi a maggio su Radio Nazionale Veneta (http://www.radionazionaleveneta.org).
Longarone, 1 agosto ’09
Per il Veneto Serenissimo Governo
Il Responsabile del Dipartimento Scolastico
Mario Bonamigo