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Roma, 7/10/2010. L'Europa sbaglia a non difendere Israele

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«Israele e l’Occidente che rantola – J’accuse di un dissidente arabo:Lo stato ebraico è una benedizione per il medio oriente – Il socialismo degli imbecilli, così è nato e funziona ancora il mito della congiura ebraica – Israele è una feccia. Così parlano»

Melanie Phillips – " Israele e l’Occidente che rantola "


Melanie Phillips

L’odio ossessivo verso Israele diffusosi oggi in gran parte del mondo occidentale deve essere contrastato con la massima urgenza e tutta la forza possibile. Questa campagna di demonizzazione e delegittimazione, senza precedenti, nei confronti di un paese democratico indispensabile per la difesa dell’occidente non è solo un insulto alla decenza, non rappresenta unicamente una minaccia alla sicurezza e all’esistenza stessa di Israele, ma va anche a minare quei valori civili attraverso i quali l’occidente definisce se stesso. La società occidentale si gloria di essere una cultura fondata sulla ragione, votata alla verità, alla giustizia e al principio della legalità. Tuttavia, la delegittimazione di Israele si basa su un grottesco rovesciamento di verità e giustizia nella regione, dove i ruoli di vittima e carnefice sono stati invertiti. Con questa campagna è stata riscritta la storia del medio oriente per spazzare via dal territorio il popolo ebraico, insieme alla sua storia nazionale. Puntando sulla falsa credenza secondo cui gli arabi palestinesi sarebbero gli abitanti originali della regione, la campagna omette di dire che gli ebrei erano i soli legittimati a considerare quel territorio come regno nazionale e li presenta invece come europei prepotenti in un luogo con cui non hanno alcun legame storico. 
Questa falsità premeditata è stata sfruttata per incitare l’odio non solo contro Israele, ma anche contro l’intero popolo ebraico in generale. 
Essa alimenta una campagna di profonda ingiustizia e spudorato fanatismo. Ingiustizia perché, dipingendo gli israeliani come colonizzatori, cerca di negare ai soli ebrei il diritto di autodeterminazione nazionale, in quella che storicamente è la patria da cui furono cacciati e con la quale nel corso dei secoli hanno ostinatamente mantenuto un forte legame. Ingiustizia perché la campagna vuole attuare una pulizia etnica nel futuro stato palestinese, eliminando gli ebrei, sebbene sulla base di obblighi del trattato mai stati abrogati, gli ebrei avrebbero il diritto di insediarsi non solo in Israele, ma anche in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Ingiustizia perché questo è l’unico conflitto della storia in cui una nazione legalmente costituita, sotto assedio fin dai tempi della sua fondazione, subisce pressioni affinché si apra ai suoi aggressori, sebbene gli attacchi nei confronti dei suoi cittadini continuino incessantemente. In qualunque altro luogo si parlerebbe di capitolazione forzata e di vittoria della belligeranza. 
Ingiustizia perché questo è l’unico conflitto in cui il mondo afferma che i colpevoli del genocidio si “meritano” uno stato proprio. A creare questa situazione di stallo in medio oriente sono state proprio le continue concessioni alla violenza araba da parte del mondo e le pressioni esercitate sulle vittime israeliane. Fanatismo perché questa campagna ossessiva è alimentata dal pregiudizio. Mentre molti di coloro che la sostengono sono motivati dalla pura ignoranza e mossi da una pietà per gli oppressi tragicamente mal riposta, la demonizzazione di Israele a cui partecipano non è altro che una nuova forma dell’antico astio verso gli ebrei. 
La palese doppia morale; la scelta di un popolo a capro espiatorio per crimini quali il genocidio e la pulizia etnica, che non solo non ha commesso, ma di cui è pure vittima; il ricorso a un linguaggio ricco di immagini demoniache e alla teoria della cospirazione, che caratterizza la campagna contro Israele, sono tutti segni distintivi dell’antico fanatismo antiebraico. Si sta facendo uso di questa campagna per raggirare il mondo e spianare la strada alla potenziale distruzione di Israele. Se l’Iran tentasse un secondo genocidio degli ebrei, gli altri paesi potrebbero quindi volgere lo sguardo altrove. Un terribile déjà vu, una passato che l’Europa ha già vissuto. La demonizzazione di Israele è l’emblema di un occidente che ripudia verità, razionalità e giustizia. Alla luce della guerra di conquista islamica intrapresa contro i popoli civili, l’abbraccio occidentale delle false credenze e del fanatismo verso Israele può solo essere visto come il rantolo di morte di una cultura che non ha più voglia di sopravvivere.

Melanie Phillips Columnist dello Spectator e autrice del best seller “Londonistan” e di “The world turned upside down”.

Farid Ghadry – " J’accuse di un dissidente arabo:Lo stato ebraico è una benedizione per il medio oriente "


Farid Ghadry

In medio oriente esiste oggi uno squilibrio che sta portando la regione verso conseguenze disastrose, non solo per chi vive in quell’area geografica ma anche per gli europei. Tale squilibrio è causato da due fattori: l’ingenuità di sognare una pace realisticamente possibile tra i paesi che rispettano la legge e quelli che non la rispettano, tra le nazioni governate da dittatori e quelle – rarissime – che hanno adottato la democrazia e le cause di fondo dell’aumento degli emigrati musulmani che giungono in Europa.
Parlando di pace gli Stati Uniti e l’Europa hanno trascorso gli ultimi 62 anni tentando di far sì che la pace diventi realtà; eppure, dopo numerose guerre, sono giunti alla conclusione che la pace è tanto elusiva oggi quando lo era ai tempi della fondazione di Israele.
Pertanto, invece di riassestare la situazione identificando i veri motivi per cui ottenere la pace risulta impossibile per una moltitudine di dittature solite praticare un’oppressione violenta e intollerabile, l’Europa – e in misura minore gli Stati Uniti – si è impegnata in una politica sistematica e frutto di calcoli accurati per delegittimare lo stato di Israele, nella speranza di riuscire a piegare il paese ad accettare una pace su misura degli standard occidentali. Cosa che senz’altro non contribuirà a diminuire la quantità di guerre, anzi. 
Il vero problema del medio oriente sono i paesi illegittimi governati con il pugno di ferro da un’unica famiglia. Un problema consolidato, tanto che l’Europa ne sta incassando la conseguenza più folle: milioni di emigrati musulmani. Il mio umile parere è che delegittimare la democrazia di Israele e accettare l’oppressione dei regimi arabi dando origine a ondate di immigrati verso l’Europa significa delegittimare indirettamente l’Europa stessa. In effetti i politici europei non capiscono quanto la realtà sia a dir poco sconcertante. 
Essendo io siro-americano, ex cittadino saudita e musulmano, posso parlare con autorevolezza. Ho un interesse legittimo nel vedere nazioni come Israele, il Libano e l’Iraq prosperare deliziati da una gloria democratica co
n la speranza che si diffonderà presto anche alla mia amata Siria, perché possa divenire una nazione con delle leggi che vadano a sostituire il regime senza legge che la governa oggi. Il successo di Israele come paese è una benedizione per la regione, se solo ci fermassimo un istante a considerare l’effetto positivo che questa piccola nazione potrebbe avere sul nostro futuro. 
Così positivo che il presidente illegittimo della Siria, Baschar al-Assad, dedica il 90 per cento della propaganda, tralasciando i problemi dei siriani afflitti da una società controllata dal governo, alla causa palestinese e all’odio per Israele. Nel momento in cui l’Europa delegittima Israele, in realtà sta solo seguendo le orme dei dittatori arabi. Ma l’Europa, o qualunque singolo stato di quel continente, non è forse troppo grande per atteggiarsi come un delinquente di Damasco? Da musulmano, so per esperienza che l’immigrazione verso paesi come Olanda, Francia, Germania e molti altre nazioni europee comincia a provocare tensioni tra la popolazione indigena e chi proviene dal medio oriente e dal Nordafrica. Inutile dire che la tensione può non solo mutare il panorama politico ma anche far scattare la scintilla capace di ghettizzare. Difficile immaginare come si atteggeranno i politici europei nei confronti di Israele quando, entro il 2035, grazie alle politiche tiranniche dei governanti arabi la popolazione musulmana nel vecchio continente ammonterà a più di 100 milioni di individui. Il problema non è Israele. 
Il problema sono le nazioni governate da un’unica famiglia che i politici europei sostengono di buon grado senza considerare l’effetto che tali politiche avranno sul loro futuro. Eccomi quindi, da musulmano, con un messaggio per voi: noi invaderemo le vostre nazioni, costruiremo moschee e vi faremo accettare la sharia. Quando ne avremo abbastanza di essere massa critica in una città, entreremo in politica, occuperemo il Parlamento, vi costringeremo ad adeguarvi alla sharia e le donne dovranno indossare l’hijab dalla testa ai piedi. Voi non avete fegato a sufficienza per lottare contro di noi né per controllarci. Continuate tranquillamente a delegittimare Israele e a ignorare i regimi arabi di oppressione. In questo modo noi avremo il tempo di portare a termine ciò che abbiamo iniziato.

Farid Ghadry Dissidente siriano e presidente del Partito riformista in esilio.

Giorgio Israel – " Il socialismo degli imbecilli, così è nato e funziona ancora il mito della congiura ebraica "


Giorgio Israel

Alla vigilia della manifestazione “Per la verità, per Israele” cade a proposito il libro di Michele Battini, “Il socialismo degli imbecilli” (Bollati Boringhieri), in uscita proprio il 7 ottobre. Difatti, nel proporre un’interpretazione delle origini dell’antisemitismo moderno, esso si sofferma sulle tecniche di propaganda, di falsificazione, di negazione che violano quello che l’autore chiama “il principio di realtà”. L’ebraismo europeo, dopo l’emancipazione del 1789, si trovò di fronte alla costruzione di un’immensa menzogna che culminò nel mito della congiura ebraica mondiale, fornì argomenti e creò consenso per lo sterminio di massa nazista. Così oggi Israele fronteggia un’altra immensa menzogna fatta di due componenti: la riproposizione del falso della congiura ebraica mondiale e la negazione della Shoah. 
Sono temi che forniscono la base propagandistica per enunciare il progetto di distruzione di Israele senza pudore e in termini incredibilmente espliciti; e per ottenere che la gran parte dei governi, delle istituzioni internazionali e dell’opinione pubblica si volti dall’altra parte.
Batini cita opportunamente uno scritto del 1943 del grande storico della scienza Alexandre Koyré (“Sulla menzogna politica”, recentemente pubblicato in italiano da Lindau). Koyré osservava che, fin dalla pubblicazione di “Mein Kampf” gli artefici della propaganda totalitaria avevano annunciato non solo in forma pubblica, ma addirittura “pubblicitaria”, il loro programma efferato, sapendo che non sarebbe stato preso sul serio in quanto l’attenzione era sviata dal falso della congiura ebraica mondiale. “La propaganda antisemita – osserva Batini – presuppone un fatto mai avvenuto e la falsificazione delle prove che ne dimostrerebbero l’accadimento, ma dice la verità sulle proprie intenzioni persecutorie, sicura di poter ingannare l’opinione pubblica e gli avversari, che ad essa non prestano fede”. 
Koyré parlava efficacemente di “una congiura alla luce del sole”, un complotto autentico che si nasconde dietro un complotto inventato: “La cospirazione alla luce del sole, se non è una società segreta, è comunque una società con segreto”. Tutto ciò si applica al progetto di distruzione di massa degli ebrei che è all’ordine del giorno. Un immenso castello di menzogne, di disinformazione e di falsi costruisce l’immagine di Israele come sentina di tutti i mali del mondo e massimo pericolo per l’umanità e, accompagnandosi alla negazione della Shoah, svia l’attenzione dal progetto di distruzione enunciato ostentamente da Ahmadinejad e i suoi accoliti. Smontando l’operare di questi meccanismi nella storia dell’antisemitismo moderno il libro di Battini conduce a riflettere sui modi con cui essi si ripropongono oggi. 
Trattasi di un saggio di grande interesse, di notevole profondità ed erudizione, che propone l’analisi di processi e movimenti non bene studiati dalla pur vasta letteratura sul tema. Esso esplora le origini dell’antisemitismo moderno interpretandolo come una forma di “anticapitalismo antiebraico” maturato entro la reazione all’affermarsi della società liberale basata sui diritti dell’uomo. Proprio in nome di questi diritti gli ebrei erano stati “emancipati” dopo tanti secoli di emarginazione dalla società civile. Secondo Battini, la matrice principale del nuovo antisemitismo è da rintracciare nella reazione di gran parte del mondo cristiano alla nascita dello stato di diritto, che individua negli ebrei coloro che, usando le nuove libertà, sono divenuti padroni del capitalismo finanziario e attori di un complotto di cui la principale vittima è il mondo cristiano. Egli esplora il trasferimento di questa tematica nel movimento operaio europeo, in particolare nella componente socialista. Viene in mente ancora una frase di Koyré che ogni storico dovrebbe appendere davanti alla propria scrivania: “E’ impossibile in storia svuotare il fatto e spiegare tutto”.
Ciò è particolarmente vero per l’antisemitismo, un fenomeno bimillenario che ha attraversato un così gran numero di popoli, culture e religioni diversi, da resistere a ogni spiegazione semplice e unitaria. Certo, uno storico che non tenti di spiegare non è uno storico. Ma, in un caso del genere la via maestra è non trascurare alcuna delle componenti che hanno congiurato a rendere tanto persistente un fenomeno di intolleranza che – per dirla con André Neher – ha saputo dotarsi di un “guardaroba inesauribile”, trovandovi sempre “la maschera appropriata all’hic et nunc del suo folle ruolo”. E’ indiscutibile che l’antisemitismo cristiano s
ia stato il primo protagonista di questa storia e il principale fornitore del “guardaroba”. 
Ma sarebbe unilaterale non considerare anche l’apporto del nuovo razzismo nella cui costituzione, paradossalmente, ebbe una parte importante proprio quel mondo illuminista che aveva emancipato gli ebrei. Così, sarebbe unilaterale concentrare l’attenzione sul ruolo del socialismo in questa vicenda quasi assolvendo la componente marxista del movimento operaio. Non si può essere indulgenti di fronte al modo singolare con cui Marx propose l’emancipazione dell’ebreo come “emancipazione della società dall’ebraismo”, per giunta presentandolo come la religione il cui unico Dio geloso è il denaro; e il suo spargere frasi razziste, come quella concernente il cranio del socialista Lassalle, “il più barbaro degli ebrei di Polonia”. 
L’antisemitismo in ambito marxista e comunista è un capitolo che non può essere derubricato a politica assimilazionista delle nazionalità. Del resto, è sotto gli occhi di tutti quale eredità antisemita abbia lasciato il comunismo in Russia e in tanti paesi dell’est europeo. “Il socialismo degli imbecilli” fu una formula usata per decenni nel movimento comunista sia per minimizzare l’antisemitismo come un fenomeno di semplice “imbecillità”, sia per scaricarne le colpe sul socialismo. Anche questo fu un contributo a quel meccanismo di oscuramento del principio di realtà, così efficacemente analizzato in questo libro.

Giulio Meotti – " Israele è una feccia. Così parlano ad Amnesty, bibbia dei diritti umani "


Giulio Meotti

Uno stato feccia”. Così ha definito Israele il direttore di Amnesty International a Helsinki, Frank Johansson, scrivendo sul sito del tabloid Iltalehti. L’ammiraglia dell’umanitarismo globale, bibbia dei diritti umani e vincitrice di un premio Nobel per la pace, non ha intravisto nelle parole di Johansson una valida ragione per espellere uno dei suoi capi in nord Europa. Amnesty ha così commentato: “Non pensiamo che quest’affermazione metta in discussione l’integrità di Amnesty e il suo impegno per la promozione dei diritti umani…”. Niente inchiesta interna dunque. Così, visto che nelle stanze della multinazionale dei diritti umani la frase di Johansson stava passando in cavalleria, ci ha pensato un gruppo di intellettuali a chiedere l’espulsione del capo di Amnesty. 
Hanno firmato l’appello il giurista di Harvard Alan Dershowitz, la nota studiosa di cultura yiddish Ruth Wisse, il proprietario di New Republic Marty Peretz, l’ex advisor della Casa Bianca Elliott Abrams e il padre di Daniel Pearl, Judea Pearl. L’affermazione di Johansson getta discredito su un’organizzazione già accusata da molti di “bancarotta morale” (la frase è di Salman Rushdie). 
La Finlandia non è un luogo qualunque per l’umanitarismo. Da sempre il paese è in prima linea nell’attività internazionale in difesa dei diritti umani (il presidente Martti Ahtisaari ha anche vinto un Nobel). Il nome stesso della capitale, Helsinki, è associato nella mente di numerose persone allo “spirito dei diritti umani”. Johansson però non è un caso isolato. 
Amnesty è arrivata persino a chiedere all’Amministrazione Obama di “sospendere immediatamente gli aiuti militari a Israele”. Ma non ha trovato il tempo di chiedere, en passant, anche un embargo verso Hamas, rendendosi incapace di distinguere fra Israele e i suoi aggressori, fra una democrazia quantunque imperfetta e un movimento terrorista che inculca nei propri figli l’amore per la morte. Nel 2002, quando le forze di difesa israeliane, dopo due anni di attentati suicidi, andarono a stanare i terroristi dentro i Territori palestinesi, l’accusa – poi rivelatasi completamente falsa – che avessero compiuto un “massacro” a Jenin fu alimentata proprio da Amnesty, scatenando giornali e tv in tutto il mondo. In Inghilterra l’ufficio di Amnesty ha sposato le tesi più estreme dell’antisionismo. 
Nata per difendere i prigionieri politici, l’organizzazione non ha mai richiesto la liberazione dei soldati israeliani rapiti da Hezbollah e Hamas. E mentre a Helsinki i nipotini delle benemerite lotte umanitarie erano intenti a definire “spazzatura” l’unico membro delle Nazioni Unite condannato a morte, Gilad Shalit languiva (da quattro anni) in un tugurio dei fondamentalisti islamici a Gaza e i suoi sequestratori diffondevano video in cui giustiziano il giovane caporale ebreo.

Alla vigilia della manifestazione “Per la verità, per Israele” cade a proposito il libro di Michele Battini, “Il socialismo degli imbecilli” (Bollati Boringhieri), in uscita proprio il 7 ottobre. Difatti, nel proporre un’interpretazione delle origini dell’antisemitismo moderno, esso si sofferma sulle tecniche di propaganda, di falsificazione, di negazione che violano quello che l’autore chiama “il principio di realtà”. L’ebraismo europeo, dopo l’emancipazione del 1789, si trovò di fronte alla costruzione di un’immensa menzogna che culminò nel mito della congiura ebraica mondiale, fornì argomenti e creò consenso per lo sterminio di massa nazista. Così oggi Israele fronteggia un’altra immensa menzogna fatta di due componenti: la riproposizione del falso della congiura ebraica mondiale e la negazione della Shoah. Sono temi che forniscono la base propagandistica per enunciare il progetto di distruzione di Israele senza pudore e in termini incredibilmente espliciti; e per ottenere che la gran parte dei governi, delle istituzioni internazionali e dell’opinione pubblica si volti dall’altra parte.Batini cita opportunamente uno scritto del 1943 del grande storico della scienza Alexandre Koyré (“Sulla menzogna politica”, recentemente pubblicato in italiano da Lindau). Koyré osservava che, fin dalla pubblicazione di “Mein Kampf” gli artefici della propaganda totalitaria avevano annunciato non solo in forma pubblica, ma addirittura “pubblicitaria”, il loro programma efferato, sapendo che non sarebbe stato preso sul serio in quanto l’attenzione era sviata dal falso della congiura ebraica mondiale. “La propaganda antisemita – osserva Batini – presuppone un fatto mai avvenuto e la falsificazione delle prove che ne dimostrerebbero l’accadimento, ma dice la verità sulle proprie intenzioni persecutorie, sicura di poter ingannare l’opinione pubblica e gli avversari, che ad essa non prestano fede”. Koyré parlava efficacemente di “una congiura alla luce del sole”, un complotto autentico che si nasconde dietro un complotto inventato: “La cospirazione alla luce del sole, se non è una società segreta, è comunque una società con segreto”. Tutto ciò si applica al progetto di distruzione di massa degli ebrei che è all’ordine del giorno. Un immenso castello di menzogne, di disinformazione e di falsi costruisce l’immagine di Israele come sentina di tutti i mali del mondo e massimo pericolo per l’umanità e, accompagnandosi alla negazione della Shoah, svia l’attenzione dal progetto di distruzione enunciato ostentamente da Ahmadinejad e i suoi accoliti. Smontando l’o
perare di questi meccanismi nella storia dell’antisemitismo moderno il libro di Battini conduce a riflettere sui modi con cui essi si ripropongono oggi. Trattasi di un saggio di grande interesse, di notevole profondità ed erudizione, che propone l’analisi di processi e movimenti non bene studiati dalla pur vasta letteratura sul tema. Esso esplora le origini dell’antisemitismo moderno interpretandolo come una forma di “anticapitalismo antiebraico” maturato entro la reazione all’affermarsi della società liberale basata sui diritti dell’uomo. Proprio in nome di questi diritti gli ebrei erano stati “emancipati” dopo tanti secoli di emarginazione dalla società civile. Secondo Battini, la matrice principale del nuovo antisemitismo è da rintracciare nella reazione di gran parte del mondo cristiano alla nascita dello stato di diritto, che individua negli ebrei coloro che, usando le nuove libertà, sono divenuti padroni del capitalismo finanziario e attori di un complotto di cui la principale vittima è il mondo cristiano. Egli esplora il trasferimento di questa tematica nel movimento operaio europeo, in particolare nella componente socialista. Viene in mente ancora una frase di Koyré che ogni storico dovrebbe appendere davanti alla propria scrivania: “E’ impossibile in storia svuotare il fatto e spiegare tutto”.Ciò è particolarmente vero per l’antisemitismo, un fenomeno bimillenario che ha attraversato un così gran numero di popoli, culture e religioni diversi, da resistere a ogni spiegazione semplice e unitaria. Certo, uno storico che non tenti di spiegare non è uno storico. Ma, in un caso del genere la via maestra è non trascurare alcuna delle componenti che hanno congiurato a rendere tanto persistente un fenomeno di intolleranza che – per dirla con André Neher – ha saputo dotarsi di un “guardaroba inesauribile”, trovandovi sempre “la maschera appropriata all’hic et nunc del suo folle ruolo”. E’ indiscutibile che l’antisemitismo cristiano sia stato il primo protagonista di questa storia e il principale fornitore del “guardaroba”. Ma sarebbe unilaterale non considerare anche l’apporto del nuovo razzismo nella cui costituzione, paradossalmente, ebbe una parte importante proprio quel mondo illuminista che aveva emancipato gli ebrei. Così, sarebbe unilaterale concentrare l’attenzione sul ruolo del socialismo in questa vicenda quasi assolvendo la componente marxista del movimento operaio. Non si può essere indulgenti di fronte al modo singolare con cui Marx propose l’emancipazione dell’ebreo come “emancipazione della società dall’ebraismo”, per giunta presentandolo come la religione il cui unico Dio geloso è il denaro; e il suo spargere frasi razziste, come quella concernente il cranio del socialista Lassalle, “il più barbaro degli ebrei di Polonia”. L’antisemitismo in ambito marxista e comunista è un capitolo che non può essere derubricato a politica assimilazionista delle nazionalità. Del resto, è sotto gli occhi di tutti quale eredità antisemita abbia lasciato il comunismo in Russia e in tanti paesi dell’est europeo. “Il socialismo degli imbecilli” fu una formula usata per decenni nel movimento comunista sia per minimizzare l’antisemitismo come un fenomeno di semplice “imbecillità”, sia per scaricarne le colpe sul socialismo. Anche questo fu un contributo a quel meccanismo di oscuramento del principio di realtà, così efficacemente analizzato in questo libro. Uno stato feccia”. Così ha definito Israele il direttore di Amnesty International a Helsinki, Frank Johansson, scrivendo sul sito del tabloid Iltalehti. L’ammiraglia dell’umanitarismo globale, bibbia dei diritti umani e vincitrice di un premio Nobel per la pace, non ha intravisto nelle parole di Johansson una valida ragione per espellere uno dei suoi capi in nord Europa. Amnesty ha così commentato: “Non pensiamo che quest’affermazione metta in discussione l’integrità di Amnesty e il suo impegno per la promozione dei diritti umani…”. Niente inchiesta interna dunque. Così, visto che nelle stanze della multinazionale dei diritti umani la frase di Johansson stava passando in cavalleria, ci ha pensato un gruppo di intellettuali a chiedere l’espulsione del capo di Amnesty. Hanno firmato l’appello il giurista di Harvard Alan Dershowitz, la nota studiosa di cultura yiddish Ruth Wisse, il proprietario di New Republic Marty Peretz, l’ex advisor della Casa Bianca Elliott Abrams e il padre di Daniel Pearl, Judea Pearl. L’affermazione di Johansson getta discredito su un’organizzazione già accusata da molti di “bancarotta morale” (la frase è di Salman Rushdie). La Finlandia non è un luogo qualunque per l’umanitarismo. Da sempre il paese è in prima linea nell’attività internazionale in difesa dei diritti umani (il presidente Martti Ahtisaari ha anche vinto un Nobel). Il nome stesso della capitale, Helsinki, è associato nella mente di numerose persone allo “spirito dei diritti umani”. Johansson però non è un caso isolato. Amnesty è arrivata persino a chiedere all’Amministrazione Obama di “sospendere immediatamente gli aiuti militari a Israele”. Ma non ha trovato il tempo di chiedere, en passant, anche un embargo verso Hamas, rendendosi incapace di distinguere fra Israele e i suoi aggressori, fra una democrazia quantunque imperfetta e un movimento terrorista che inculca nei propri figli l’amore per la morte. Nel 2002, quando le forze di difesa israeliane, dopo due anni di attentati suicidi, andarono a stanare i terroristi dentro i Territori palestinesi, l’accusa – poi rivelatasi completamente falsa – che avessero compiuto un “massacro” a Jenin fu alimentata proprio da Amnesty, scatenando giornali e tv in tutto il mondo. In Inghilterra l’ufficio di Amnesty ha sposato le tesi più estreme dell’antisionismo. Nata per difendere i prigionieri politici, l’organizzazione non ha mai richiesto la liberazione dei soldati israeliani rapiti da Hezbollah e Hamas. E mentre a Helsinki i nipotini delle benemerite lotte umanitarie erano intenti a definire “spazzatura” l’unico membro delle Nazioni Unite condannato a morte, Gilad Shalit languiva (da quattro anni) in un tugurio dei fondamentalisti islamici a Gaza e i suoi sequestratori diffondevano video in cui giustiziano il giovane caporale ebreo.



Gli omissis della mostra "Dalla Serenissima ai giorni nostri"

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da www.gazzettino.it

Caro cronista, ho avuto l’occasione di andare a visitare la mostra storica “Dalla Serenissima… ai giorni nostri”: curioso di vedere come veniva trattato l’argomento mi ritrovo di fronte ad una serie di “omissioni” storiche che rasentano il negazionismo. Sono convinto che il revisionismo è il motore della ricerca storica, ma l’omissione dei fatti è ben altra cosa, e può diventare etnocidio culturale quando va a colpire la storia dei Popoli.
      In questa mostra si fa apologia acritica dell’italianità, si fa del nazionalismo, si presenta l’unità d’italia come destino ineluttabile della penisola, si presenta la storia della Veneta Serenissima Repubblica come l’antenata della storia dello Stato Italiano.

 

www.gazzettino.it

Domenica 1 Agosto 2010,

BASSANO
      Gli omissis della mostra "Dalla Serenissima ai giorni nostri"

      Caro cronista, ho avuto l’occasione di andare a visitare la mostra storica “Dalla Serenissima… ai giorni nostri”: curioso di vedere come veniva trattato l’argomento mi ritrovo di fronte ad una serie di “omissioni” storiche che rasentano il negazionismo. Sono convinto che il revisionismo è il motore della ricerca storica, ma l’omissione dei fatti è ben altra cosa, e può diventare etnocidio culturale quando va a colpire la storia dei Popoli.
      In questa mostra si fa apologia acritica dell’italianità, si fa del nazionalismo, si presenta l’unità d’italia come destino ineluttabile della penisola, si presenta la storia della Veneta Serenissima Repubblica come l’antenata della storia dello Stato Italiano.
      Si omettono tutti i crimini che la “meravigliosa” italia ha commesso i tutte le guerre che ha fatto. E’ bene rimettere un po’ d’ordine dando un altro punto di vista.
      L’Italia di oggi si è formata, con una serie di guerre d’aggressione (le tre guerre d’“indipendenza”, le guerre coloniali, la prima e seconda guerra mondiale, e altre guerre minori di cui l’Italia è stata partecipe), lo stato italiano in queste guerre si è macchiato dei crimini più brutali (campi di concentramento e sterminio, uso dei gas, violenze indiscriminate sulle popolazioni civili, brutalità di ogni genere, ecc.), l’Italia è divenuta così come la conosciamo ora in spregio anche al minimo rispetto delle popolazioni che sosteneva di rappresentare (i regimi che si sono susseguiti hanno usato le popolazioni come merce di scambio per ottenere benefici economici e materiali, sia nei movimenti di emigrazione che hanno caratterizzato il 1800 e 1900 che nei movimenti di immigrazione che caratterizzano il periodo attuale).
      La storia unitaria come la raccontano i politici italiani di vario rango e gli storici di regime è un falso; la storia unitaria italiana costruita con l’accorrere di migliaia di volontari da ogni parte della penisola è una pia illusione di qualche accademico; i militari che muoiono pronunciando “viva l’Italia” è una menzogna degli uffici storici. I fatti e i documenti dimostrano che nelle guerre risorgimentali le maggior parti delle popolazioni della penisola combatterono contro l’unità e contro i Savoia per difendersi dai soprusi e delle violenze.
      Cosa ci dicono gli intellettuali italiani del “sacco di Genova” in cui i bersaglieri si macchiarono di orrendi crimini che nulla hanno ad invidiare alle SS?
      Lo stesso Verga ci insegna cosa fece l’occupante italiano a Bronte in Sicilia. Ci spieghino gli storici italiani come venivano trattati i patrioti duosiciliani nel lager di Fenestrelle; ci illuminino gli intellettuali ascari del regime sul come mai nel 1866 durante la cosiddetta terza guerra d’indipendenza in Veneto non ci furono diserzioni, e anzi perché i marinai istro-veneti al grido di “Viva San Marco” affondarono la nave ammiraglia italiana? E come mai, invece, ci furono diserzioni nelle file dell’esercito italiano?
      Perché durante la prima guerra mondiale i carabinieri sparavano alla schiena dei fanti e degli alpini per evitare che questi si ritirassero? Non c’era forse uno spirito patriottico che spingeva tutto l’esercito?
      Come mai non furono mai consegnati alle autorità internazionali i criminali italiani della seconda guerra mondiale? Perchè non c’è stata una Norimberga italiana? Nonostante si sia andati a propugnare la nomea di “Italiani brava gente”.
      Perché il regime italiano ha permesso l’occupazione di terre cosiddette italiane da parte della canaglia nazista? Perché il regime italiano ha permesso che la propria popolazione di religione ebraica fosse perseguitata, e anzi si è reso complice di questo crimine? Perché l’Italia ha permesso che avvenisse il tremendo crimine del Vajont?
      Si è stanchi di sentire, ormai quotidianamente una serie di fesserie sull’unità d’italia, tutti a strapparsi le vesti per difendere il tricolore e l’italianità. Non è sufficiente nascondere i fatti ma farli cancellare dalla memoria collettiva.
      Inoltre questa mostra si è “dimenticata” di spiegare come il Veneto si stato illegalmente occupato dall’italia nel 1866: a conclusione della guerra di aggressione italiana, in cui è bene ricordare che l’Italia inanellò una serie di sconfitte militari senza precedenti il Popolo Veneto si trova di fronte ad un’occupazione italiana imposta con una truffa plebiscitaria il cui risultato è 641.758 sì – 69 no – 273 nulli; i soli 69 voti contrari all’Italia dimostrano in tutta la sua essenza la truffa. I risultati della truffa a Bassano si intravedono nella colonna sotto il Leone di San Marco posta in Piazza della Libertà. Sarebbe bene restaurare quella colonna così da non far dimenticare la farsa a cui l’italia ci ha sottoposto.
      L’italia allora come oggi viola il diritto internazionale (Armistizio di Cormons, Convenzione per le Venezie, Pace di Vienna) e da inizio al saccheggio delle terre venete, una depredazione che continua tutt’oggi con una gestione delle nostre terre come fossero delle colonie. Nella mostra vengono omessi i crimini dei nazisti e dei fascisti durante il secondo conflitto ed anche il fatto che la provincia di Belluno (di cui fa parte una porzione di Monte Grappa) fu ceduta dalla RSI al terzo Reich senza battere ciglio (alla faccia dell’italianità e del patriottismo).
      Quindi il mio appello è quello di diffidare dalla storia ufficiale italiana, una storia ricca di omissis e di volute imprecisioni, andando a ricercare quel
la che è la realtà dei fatti con quella giusta curiosità che ha fatto del Popolo Veneto in tutta la sua storia un Popolo pronto a scoprire e ricercare il nuovo ed il nascosto come elemento di crescita e sviluppo.
      Demetrio Serraglia
      vicepresidente del "Veneto Serenissimo Governo" e Responsabile del rifacimento del referendum del 1866
     
   



Risposta di Napolitano ai Liberi Territori Veneti

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La risposta del Presidente dello Stato occupante Giorgio Napolitano alla Proclamazione dei Liberi Territori Veneti:
"Chi si trova ad immaginare o prospettare una nuova frammentazione dello Stato nazionale, attraverso secessioni o separazioni comunque concepite, coltiva un autentico salto nel buio"



I Serenissimi a Longarone

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LONGARONE. Nel 150º anniversario dell’unità d’Italia, c’è chi festeggia il 13º anniversario della «liberazione di Piazza San Marco dall’occupazione dello stato italiano».  E’ il Veneto Serenissimo Governo, che ha commemorato ieri un momento simbolo della sua storia: l’assalto al campanile di San Marco effettuato tra l’8 e il 9 maggio 1997…

il Corriere delle Alpi — 10 maggio 2010   pagina 08   sezione: CRONACA
http://ricerca.gelocal.it/corrierealpi/archivio/corrierealpi/2010/05/10/BL1PO_BL102.html

 

  LONGARONE. Nel 150º anniversario dell’unità d’Italia, c’è chi festeggia il 13º anniversario della «liberazione di Piazza San Marco dall’occupazione dello stato italiano».  E’ il Veneto Serenissimo Governo, che ha commemorato ieri un momento simbolo della sua storia: l’assalto al campanile di San Marco effettuato tra l’8 e il 9 maggio 1997 da un commando di “Serenissimi”.  Per ricordare l’evento, membri e sostenitori del Veneto Serenissimo Governo si sono dati appuntamento ieri nella loro capitale Longarone, per un’escursione al “libero territorio veneto” situato in un’area boscosa raggiungibile a piedi da Igne.  Un terreno «affrancato» di cui il governo ha la «gestione politica», come in altri «liberi territori» ad Asiago e nel veronese.  L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di un piccolo gruppo oltre a Marco De Cesero, luogotenente per la zona, è «la continuazione di quanto accaduto a Venezia, ma soprattutto il segnale che la causa per l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli continua», spiega Demetrio Serraglia, «ministro» degli affari esteri e responsabile del rifacimento del referendum del 1866.  E’ infatti in corso la raccolta firme per riproporre il referendum che vide l’annessione del Lombardo-Veneto al Regno d’Italia. «Se il referendum dovesse avere esito positivo, daremo subito la possibilità a Udine e a Mantova, ma anche alle comunità cimbre e ladine, di decidere se stare nella Veneta Serenissima Repubblica», aggiunge serio Luca Peroni, che nel 1997 era a Venezia, assieme ad altri esponenti presenti ieri a Longarone: il vicepresidente Andrea Viviani e Luigi Massimo Faccia, fondatore del movimento e presidente della Veneta Serenissima Repubblica.  L’autodeterminazione dei popoli è, assieme all’autogestione, uno dei principi su cui si basa il modello di stato moderno descritto da Peroni. E poi la libertà: libertà di aderire perché piace il modello di vita proposto, e libertà delle comunità di aderire alla confederazione, i cui confini non sono immutabili.  «Uno stato che non vuole riproporre l’Italia in piccolo e in cui la lingua, il sangue, la provenienza non sono discriminanti», continua Peroni, spiegando che si sta pensando a una lingua comune. Al momento, la lingua ufficiale per la burocrazia è l’italiano, ma è il dialetto ad essere considerato “la lingua”.  Se l’assalto al campanile, «azione spettacolare per sollevare la questione veneta a livello internazionale», è l’evento storico a cui il Governo si ispira, oggi c’è un nuovo programma, che mira davvero in alto, addirittura alle Nazioni Unite.  Dicono di aver stabilito rapporti con altri Paesi: dalle corrispondenze con Israele, ai contatti con Slovacchia ed Etiopia, all’interessamento di uno stato membro del consiglio di sicurezza dell’Onu. A chi li definisce dei “nostalgici”, Faccia risponde che la loro azione trova giustificazione nella storia. L’assalto del 1997 fu il “coronamento di anni di lavoro”, per impedire «il compimento di un etnocidio attraverso la cancellazione della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, di cui il Serenissimo Governo è erede».  Nel progetto politico del Veneto Serenissimo Governo, assicurano, si riconoscono molti giovani in Italia e all’estero, coinvolti attraverso una web-radio che propone storia e dibattiti politici ed evidenzia i principi del Governo, proiettato verso “un futuro in cui tutti gli stati siano indipendenti”.
– Elisa Di Benedetto


«Veneto libero», l'altro Stato dei Serenissimi

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…«Il nostro programma è chiaro: si deve rifare il referendum del 1866 (annessione del Veneto all’Italia Ndr) perché fu illegale e contrario agli accordi internazionali firmati a Cormons e Vienna». – interviene de Cesaro. «Abbiamo conosciuto 140 anni di occupazione, non abbiamo nostalgia per l’Austria, l’alternativa era tra il Piemonte e il Veneto. Altro che liberazione, la nostra gente ha conosciuto la malaria e la fame, la tassa sul macinato…

http://www.unita.it/news/italia/98494/veneto_libero_laltro_stato_dei_serenissimi

di Toni Fontana 

Poche righe, ma in neretto a mezza pagina sulla cronaca di Belluno del Gazzettino, quotidiano del Nordest. «Domenica il Veneto Serenissimo Governo, in occasione del 13° anniversario della “Liberazione di piazza San Marco” si ritrova a Longarone invitando fedelissimi e simpatizzanti ad un’escursione nei “liberi territori” per ricordare il “ritrovato orgoglio del popolo veneto”. Per i patrioti e gli amanti della libertà ci sarà anche l’occasione per mangiare in compagnia. È consigliato un abbigliamento sportivo». Ed eccoci alla gita. Zainetti, scarpe sportive, borracce. Una quindicina di militanti «ma xe drio rivar tre machine da Treviso»(stanno arrivando altri Ndr)- assicura il presidente Luigi Faccia.

C’è da camminare un’oretta, fin sulle pendici del monte Toc. La diga del Vajont domina la vallata, perenne monumento alla cupidigia, al disprezzo della vita umana, al profitto. La marcia finirà a Lepol, sopra Igne, tra faggeti, una sgangherata teleferica, una fornace in disuso. «Qui c’ è il nostro “covo”, ma scrivi che sto scherzando “se no te copo” (t’ammazzo), noi siamo gente seria, patrioti stufi di 140 anni di dominazione». Valerio Serraglia, di Bassano del Grappa, chioma da gentiluomo austro-ungarico, accompagnato da una signora distinta che veste una bella giacca tirolese è il ministro dell’Interno, nonché dell’Economia e con delega ai servizi di sicurezza, del Veneto Serenissimo Governo.

Quella di oggi è una data speciale, un anniversario. Il 9 maggio 1997, intorno alla mezzanotte, otto serenissimi occuparono piazza san Marco con un autocarro camuffato da tank. Erano armati con un fucile mitragliatore Mab 38, residuato della seconda guerra mondiale, ma funzionante. Salirono sul campanile e vi restarono fino al mattino successivo quando vennero catturati dai carabinieri dei Gis. «Era importante attirare l’attenzione sull’occupazione del Veneto»- spiega Luca Peroni “premier serenissimo” che faceva parte del commando ed è stato preso e arrestato dalle teste di cuoio dell’Arma – abbiamo deciso un’azione spettacolare. Volevamo costruire una zattera, ma era troppo complicato così abbiamo caricato il mezzo su un traghetto, abbiamo bloccato le auto dei civili e ci siamo fatti portare in piazza San Marco.

Volevamo intavolare una trattativa con lo Stato italiano, ma Bossi ha dato il via libera ai carabinieri che lo hanno svegliato nel cuore della notte». «Sessant’anni di carcere – dice sbottando il ministro – quella fu un’azione unica e irripetibile della quale ci prendiamo per interno la responsabilità. Da li parte tutto». Occorre raggiungere quota 1100 metri. «Il nostro territorio – interviene Marco de Cesaro, un giovane serenissimo di Longarone – “non è Italia”. Nella zona “liberata” – aggiunge il ministro – bruciamo la bandiera con il Leone alato e disperdiamo le ceneri nel terreno, riuniamo il nostro governo, qui, nella città martire, abbiamo stabilito la nostra capitale». Il 20 luglio 2008 l’ideologo del movimento Luigi Massimo Faccia firmò il decreto che istituiva il “libero territorio”. Un proprietario terriero «concesse circa 2000 metri quadrati» alle pendici del monte Toc. E qui, in una casetta, solitamente il sabato o la domenica, si riunisce il “governo”.

«Il nostro programma è chiaro: si deve rifare il referendum del 1866 (annessione del Veneto all’Italia Ndr) perché fu illegale e contrario agli accordi internazionali firmati a Cormons e Vienna». – interviene de Cesaro. «Abbiamo conosciuto 140 anni di occupazione, non abbiamo nostalgia per l’Austria, l’alternativa era tra il Piemonte e il Veneto. Altro che liberazione, la nostra gente ha conosciuto la malaria e la fame, la tassa sul macinato. I sondaggi dimostrano che il 21% dei veneti è a favore dell’indipendenza». I serenissimi mostrano alcune copie di un foglio di 4 pagine intitolato “Spirito Veneto” che ricorda la battaglia di Lissa (1866) nella quale “i marinai veneti (in divisa austriaca) hanno fermato «l’imperialismo dello stato italiano» e assicura che «il popolo veneto sconfiggerà il fantoccio dello stato italiano».

«I proletari, gli operai e gli artigiani appoggiano la nostra causa – prosegue il ministro – abbiamo avuto riconoscimenti anche da stati esteri, Etiopia, Israele e Slovenia. Noi non siamo violenti, i nostri sanno che siamo disposti ad impugnare le armi se si tratta di difendere la patria, ma certamente non per uccidere persone». Le bandiere sono le stesse della Lega. «Quando Paragone dirigeva la Padania i nostri comunicati – dice Serraglia – trovano spazio, poi hanno smesso di ascoltarci. Noi siamo più radicali. Possiamo discutere con il governatore Zaia se capisce che deve convocare il referendum, previsto del resto dall’articolo 42 dello statuto regionale, ma siamo pronti a intavolare una discussione anche con il Pd a patto che l’obiettivo sia chiaro: ridare la libertà ai veneti dopo 140 anni di dominazione. Sennò andremo avanti, noi ci rivolgiamo a tutti i proprietari di terra affinché concedano spazi». Pochi giorni fa il senatore leghista trevigiano Stiffoni ha detto che il referendum del 1866 fu una «truffa», ma i “serenissimi” su questo tagliano corto: «Il Carroccio non è separatista come noi».

Il Veneto Serenissimo Governo possiede altri “territori liberati” ad Asiago e in provincia di Verona, Radionazionaleveneto trasmette i comunicati e il sito www.serenissimogoverno.org registra le iniziative. Non manca una pagina su Facebook. «Oggi proietteremo alcuni video sulle nostre iniziative – prosegue Serraglia – qui nel nostro territorio “liberato” ci riuniamo e facciamo le nostre cerimonie». Ma con quali leggi e quali regole? «Essere veneti significa comportarsi da veneti, non è una questione di sangue ma di rispetto per la nostra cultura. Non siamo razzisti, ma certo non vogliamo i tagliatori di teste del Borneo, gente che pratica le mutilazioni alle donne, gente che sgozza le pecore dentro casa. Vadano al macello..».



Festa per la liberazione di Piazza san Marco

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Su molti quotidiani, usciti il 10 maggio 2010, è presente il resoconto della giornata di festa per il 13° anniversario della Liberazione di Piazza San Marco, vengono riportati anche i progetti del Veneto Serenissimo Governo con la sua linea politica.

Anniversario che è stato festeggiato presso i Liberi Territori Veneti.

Di seguito elenchiamo i quotidiani su cui è pubblicata la notizia:

“Il Corriere della Alpi”, “L’Unità”, “Il Gazzettino di Belluno”, “ La Nuova Ferrara”, “La Provincia Pavese”, “La Nuova Venezia”, “Il Centro”, Il Mattino di Padova”, “La Città di Salerno”, La Tribuna di Treviso”, “La Gazzetta di Mantova, “La Gazzetta di Modena”.



Ampio servizio su “Il Venerdì” di “La Repubblica” sul Veneto Serenissimo Governo

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Oggi 26 febbraio 2010 su “Il Venerdì”, inserto settimanale del quotidiano “La Repubblica”, troverete un ampio servizio sul Veneto Serenissimo Governo e sui Liberi Territori Veneti.

Veneto Serenissimo Governo
Casella Postale 24- 36022 – Cassola (VI)
VENETO 
pepiva@libero.it – kancelliere@katamail.com
tel. 349 1847544 –  340 6613027
www.serenissimogoverno.org
Radio Nazionale Veneta
radio@radionazionaleveneta.org
www.radionazionaleveneta.org


 

IL VENETO LIBERO E' A LONGARONE

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 …Longarone capitale Serenissima. «È una città martire – spiega Serraglia – non dimentichiamo i 2000 morti del Vajont». «Un crimine commesso dagli occupanti italiani – chiosa Marco – ce ne sono stati altri, ma questo è il più evidente». «A Longarone stiamo cercando una sede ufficiale – continua il ministro -. A Venezia abbiamo già Palazzo Ducale, quando ci arriveremo, la sede di rappresentanza. E poi dovremo riottenere palazzo Venezia, a Roma»…

www.ilgazzettino.it

Martedì 17 Novembre 2009,
«Siamo italiani ma vorremmo essere tutt’altra cosa». Da Longarone, capitale della Veneta Serenissima Repubblica, parla Marco De Cesero, luogotenente per l’area dolomitica. L’appuntamento è davanti alla chiesa per le vittime del Vajont. Marco, 30 anni, serenissimo da cinque, è con il ministro degli interni Valerio Serraglia, 63 anni, edicolante di Bassano. Ci viene donata un’ampolla. Sigillata con timbro a ceralacca, contiene terra del Libero territorio veneto, un migliaio di metri quadrati in alta montagna, sopra Igne. «Così chi vuole può spargerla sul proprio giardino rendendolo simbolicamente "libero"» dicono. Partiamo subito con un distinguo nei confronti degli indagati di Treviso. «Siamo contrari alla "polisia" – esordisce Serraglia -. Li chiamo "i ragazzi della via Paal", sono degli ingenui». Serraglia è un fiume in piena. «Subiamo un’occupazione civile, ma non l’accettiamo. Paghiamo le tasse, anche le multe quando le prendiamo, e non abbiamo nessuna difficoltà se magistratura e polizia ci controllano. È da 18 mesi che abbiamo dichiarato il Libero territorio di Longarone e tutti si accorgono di noi solo ora, dopo l’inchiesta di Treviso…». Anche a Belluno la magistratura ha chiesto alla Digos di tenere d’occhio il movimento. «Nessun problema».
      Domenica il Serenissimo Governo con i suoi sette componenti si è riunito a Longarone, a casa De Cesero («nessuna parentela con l’ex sindaco»). All’ordine del giorno le prossime elezioni regionali. Decisioni top secret, al momento, ma che verranno comunicate a suo tempo ai candidati «se vogliono non il nostro sostegno ma la nostra neutralità». Il 20 gennaio, anniversario della costituzione del Governo, verrà presentato il programma per il prossimo anno.
      Longarone capitale Serenissima. «È una città martire – spiega Serraglia – non dimentichiamo i 2000 morti del Vajont». «Un crimine commesso dagli occupanti italiani – chiosa Marco – ce ne sono stati altri, ma questo è il più evidente». «A Longarone stiamo cercando una sede ufficiale – continua il ministro -. A Venezia abbiamo già Palazzo Ducale, quando ci arriveremo, la sede di rappresentanza. E poi dovremo riottenere palazzo Venezia, a Roma».
      Che cosa vogliono i Serenissimi? «Un Veneto indipendente. Stiamo raccogliendo le firme per rifare il referendum del 1866 che ha portato all’annessione all’Italia. Non è stato regolare, primo per i metodi pochi chiari con cui è stato condotto, secondo perché due giorni prima del 21 ottobre di quell’anno, Napoleone III aveva già detto al suo plenipotenziario di cedere il Veneto all’Italia». Pian piano, da Igne, saliamo lungo il sentiero che porta verso il bivacco Tovanella. «Il libero territorio (dichiarato il 20 luglio 2008) è a un’ora di cammino da qui – indica De Cesero – dietro questo colle, a Le-pol. Era della mia famiglia, di mio padre e prima ancora di mio nonno che lo utilizzavano per far legna di faggio. La donazione al Serenissimo Governo è un fatto più simbolico che reale dal punto di vista della proprietà». «Ce ne sono diversi di liberi territori – interviene Serraglia – altri anche nel Bellunese, in Cadore, dove i nostri argomenti sono molto sentiti». La Veneta Costituzione prevede anche l’esistenza di una Serenissima Armata. «Sì, ma solo quando sarà ricostituita la Serenissima Repubblica. Allora avremo tutto ciò che ha una nazione».
      "Basso profilo" sembra essere la parola d’ordine qui. «Siamo sotto un’occupazione civile – ripete Marco – sappiamo che non possiamo commettere errori, perché appena succede ti colpiscono». Ma la vita a Longarone scorre senza conflitti. Marco è anche guida della memoria sul Vajont e per 4 anni è stato vice presidente della Pro loco. Gioca a calcio nelle squadre locali. Ora è all’Ospitale, terza categoria. Fra i sogni dei Serenissimi c’è anche quello di giocare un torneo fra gli stati preunitari, il Regno delle Due Sicilie, la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana. «Ogni volta che organizziamo delle manifestazioni informiamo i carabinieri» dice. Come reagiscono i longaronesi al Governo Serenissimo? «In molti mi chiamano – dice Marco – chiedono il sito internet e altre informazioni. Alcuni vorrebbero anche iscriversi ma noi non siamo un partito». Al momento lui è il solo bellunese ufficialmente Serenissimo. «Perché sono l’unico ad avere una carica». A chi chiede, Marco mostra materiale e documenti. «Il mio compito è quello di sensibilizzare a riscoprire la cultura veneta che l’Italia ha cancellato. Sono ottimista. Vedo che si è riaccesa una piccola fiammella. A ogni elezione qualcuno mi chiede sempre di candidarmi, ma io dico di no, per coerenza. Dopo l’inchiesta di Treviso in molti erano preoccupati per me, ma io li ho tranquillizzati. Noi non c’entriamo niente con loro. C’è anche chi però, pur di non rischiare, e lo dico con un velo di tristezza, non beve più il caffè con me…».


Terre donate ai Serenissimi per creare il governo veneto

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Base ai piedi del Toc, feudi tra Asiago, Treviso e Verona
Il «ministro» Serraglia: «Liberate le vostre proprietà»

CORRIERE DEL VENETO.IT

L’autonomismo – Dodici anni dopo l’assalto al campanile di San Marco, parte del gruppo si ricompone per un onirico progetto di autodeterminazione
Terre donate ai Serenissimi per creare
il governo veneto
Base ai piedi del Toc, feudi tra Asiago, Treviso e Verona
Il «ministro» Serraglia: «Liberate le vostre proprietà»

LONGARONE (Belluno) — Hanno ottenuto dal proprieta­rio la gestione «politica» di un terreno boscoso sulle monta­gne di Longarone. Libero Terri­torio Veneto è il nome di que­sta prima porzione di suolo af­francato. L’ iniziativa è di Luigi Massimo Faccia, membro del commando dei «Serenissimi» che nel 1997 assaltarono il Campanile di San Marco. Un gesto che costò a Faccia una condanna a tre anni e mezzo di carcere.
Dopo aver pagato il conto con la giustizia, nel 2002 ha ri­preso a progettare nuove azio­ni. Il 20 luglio del 2008 ha stabi­lito la ricostituzione della Vene­ta Serenissima Repubblica con tanto di decreto presidenziale da lui firmato.
Ora, dopo Lon­garone, il «ricostituito gover­no » è pronto a «conquistare» nuovi territori. «Gli ultimi nel mese di ottobre – ha spiegato Demetrio Serraglia, ministro agli Affari Esteri del Veneto Se­renissimo Governo – nella zo­na dell’altopiano di Asiago e nelle campagne veronesi. Ci stiamo allargando a macchia di leopardo anche attraverso il tam tam su internet. A Treviso nella zona della Pedemontana delle persone che ci hanno con­tattato affidandoci in gestione alcuni appezzamenti. Quella di Longarone è una naturale con­seguenza della liberazione di piazza San Marco, un continuo rivendicare il diritto dei veneti di decidere del proprio desti­no, del proprio libero arbitrio. Abbiamo scelto Longarone per­ché la Repubblica della Serenis­sima non si fondava solo su Ve­nezia, ma sulla libera adesione di tutte le comunità».
La Veneta Serenissima Re­pubblica ha un Capo di Stato e un governo che rimane in cari­ca 5 anni e a Longarone è stato nominato un luogotenente al­l’area dolomitica per gestire le iniziative in ambito locale, fun­zione attualmente in mano a Marco De Cesero. «È su queste poche centinaia di metri qua­drati – ha scritto Il Velino – sot­to quel monte Toc protagoni­sta del disastro del Vajont, che i fasti del Leone di San Marco sono tornati a splendere come al tempo dei Dogi». La radura non è abitata, ma le riunioni di gabinetto si tengono quasi ogni sabato e domenica. Per­ché l’esecutivo guidato da Lu­ca Peroni, altro Serenissimo fi­nito nei guai dopo l’assalto del ’97, punta in alto, tanto da es­sersi dato perfino un ambizio­so piano economico che spazia dall’edilizia all’industria, dal­l’artigianato all’agricoltura, dai trasporti alle politiche energeti­che. In attesa di ricostituire defi­nitivamente la Repubblica di San Marco, il Veneto Serenissi­mo Governo ha chiesto ai se­guaci di «liberare» nuovi terri­tori da gestire politicamente. «Abbiamo fatto appello al po­polo veneto, perché si può libe­rare il proprio giardino di casa o un campo agricolo – ha affer­mato Demetrio Serraglia ­. Piantare una bandiera è un ge­sto dal valore simbolico, ma di grande importanza». «Se l’indi­pendenza resta l’obiettivo mas­simo – ha scritto ancora Il Veli­no – quello minimo è il rifaci­mento dell’odiato referendum con cui il Lombardo-Veneto fu annesso al Regno d’Italia».
Il ri­ferimento è al referendum di ratifica dell’annessione al Re­gno d’Italia del 1866: «Ritenia­mo sia stato fatto in violazione del diritto internazionale – ha proseguito Serraglia – per la presenza in ogni seggio eletto­rale dei militati italiani sulla fal­sa riga di quello che succede oggi in Afghanistan con l’as­senza di uno stato terzo che vi­gilasse sull’operazione». «Ab­biamo scritto a vari Paesi delle Nazioni unite chiedendo di sta­bilire rapporti diplomatici – ha dichiarato ancora Serraglia ­. Ci hanno risposto Israele, l’Etio­pia e la Bielorussia e l’ufficio di gabinetto di uno dei membri del Consiglio di sicurezza, che ci ha fatto sapere di vedere con interesse l’autodeterminazio­ne dei popoli. Ma per motivi di riservatezza non posso dire qual è questa nazione». Già, ma se l’idea, tutt’altro che ortodossa, portasse nuovi guai? I «Serenissimi» non te­mono di tornare dietro le sbar­re. «Non vogliamo lotte – ha continuato Serraglia – ma solo un riconoscimento. L’Italia è in fallo dal punto di vista della legittimità, ma noi non ci rite­niamo dei secessionisti, voglia­mo solo verificare se il Veneto sia entrato legalmente in Italia. Sicuramente veniamo control­lati, pensiamo che il ministero dell’Intero monitori le nostre attività». Il Veneto Serenissimo Gover­no ha anche una web radio, che si può ascoltare sul sito www.radionazionalevene­ta. org. Trasmette la domenica e il martedì (gli altri giorni van­no in onda delle repliche).

Lina Pison
05 novembre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA

 



Il Programma politico del Presidente Afgano Dr. Abdullah Abdullah

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Proposed Platform
Of Dr. Abdullah Abdullah, Presidential Candidate,
Islamic Republic of Afghanistan

Proposed Platform
Of Dr. Abdullah Abdullah, Presidential Candidate,
Islamic Republic of Afghanistan
Table of Contents
Introduction
1. Political System
2. Ensuring Security and Fighting Terrorism
3. Fighting against Government Corruption
4. Ensuring National Unity
5. Fighting Narcotics
6. Foreign Relations
7. Justice and Judicial Affairs
8. Economy
9. Industry
10. Commerce
11. Development
12. Agriculture and Livestock
13. Rural Development
14. Education and Higher Education
15. Health
16. Women’s Affairs
17. Youth Affairs
18. Reform in Governance
19. Cultural Affairs
20. Democracy and Human Rights
21. Refugee and Returnee Affairs
22. Public Welfare
23. Environment

In the Name of God, Most Gracious, Most Merciful
Change and Hope
After the fall of the Taliban and Al Qaida, as a result of national resistance and cooperation of the international community, a new political horizon was opened in Afghanistan. The Interim Authority and Transitional Government based on the Bonn Agreement were formed. After the Emergency Loya Jirga and ratification of the Constitution, presidential elections were held. People participated in the elections with much enthusiasm and Mr. Hamid Karzai was elected as president of Afghanistan. During all this, the international community played an active and effective presence, and, with its extensive financial, political and military assistance, supported the formation and establishment of a legal and elected state. For the elected state under the leadership of Mr. Karzai many appropriate national and international opportunities were presented. With all these fortuitous occasions, President Karzai could have strengthened national trust, and led the country in the direction of stability and development.
However, today, everyone, both inside and outside, agrees that because of unhealthy policies and weak and compromising management, not much advantage was taken from these good occasions. The achievements of Hamid Karzai’s government, compared to the billions of dollars that came into the country and to the international opportunities and national good will, are considered nil and below par.
Continuation of state corruption, with discrimination and injustice in the mentality and actions of the men of state, decreased state’s capacity and capability in utilizing international assistance. Security situation and enduring stability took an undesired direction. Violence and terrorism, which were defeated with the national resistance and international community’s assistance, returned once again. The policies that Mr. Karzai adopted contrary to the large national viewpoint caused dissent and increased mistrust in the social relations and in the relations between the state and the people. This policy seriously hurt the state legitimacy as the basic and required element of stability and development. Continuation of this policy also resulted in distance between the state and the international community. On the other hand, Afghanistan, as one side of the issue still does not have a defined and effective place in the international game that is going on in the region, such that its national interests demand.

The people of Afghanistan know that continuation of the current government will once again result in war, insecurity, injustice, mistrust, lawbreaking, and a source of reentry into an escalation of crisis for Afghanistan. Therefore, saving the country from the current situation will be an inseparable part of our struggle in eliminating the evil of terrorism, instability, and the cultivating and trafficking of drugs, which can be the beginning of a new era of progress and happiness in Afghanistan.
The state’s inability to establish an effective administration, with a healthy, serving and responsive management system, and the implementation of a multi-faced policy, reflect the true face of failure of the state of Afghanistan under the leadership of Hamid Karzai.
The presidential system in Afghanistan, with weak management of its leadership, in the absence of a qualified, compassionate and competent team that could have been in control of the affairs of state, has not produced desired results.
As a result of all these, the totality of society is in a deep crisis, the political system has changed into a corrupt and bureaucratic organization, security is disrupted, and desperate terrorist individuals have found another opportunity to organize and take control of a lot of places. Foreign relations with some of the neighboring and regional countries have weakened and in some instances taken a nose dive. The economy has hit a roadblock and is in the throes of a transition chaos. And there are now serious problems in the sectors of education, health services, women and youth affairs, culture, human rights, returnees’ affairs, public welfare and environment.
I can say for certain that the current political, social and economic atmosphere in Afghanistan is neither acceptable to the international community nor to the Afghan people.
But, today, there is once again the opportunity to elect the state leadership. Today, once more, the people of Afghanistan are demonstrating their national will, through an informed, enthusiastic and united presence in the election campaign, for choosing their destiny and for creating change. Without any doubt and consideration, our country needs positive changes in many dimensions. It is only with these changes that one can generate hope in the hearts of the people of Afghanistan. “Change and Hope” will transform mistrust to trust, dissent to unity, backwardness to progress, and discrimination to social justice!

As a candidate for the presidency of Afghanistan, I have given my beloved people and country the promise of “Change and Hope”. With the wish of gaining people’s trust, below, I present the key components of my government’s policies:
1. Political System
To arrange for people’s participation and build a healthy government and administration, Afghanistan’s political system must be changed. This change must ensure people’s participation in their political and social lives all over the country and prepare the requisite conditions for building and consolidating a modern and durable state based on public support. The current presidential system has shown that it lacks capability and effectiveness in both areas of shaping a responsive government and mobilizing people’s participation. We present our program for shaping and securing a modern, durable and responsive state in the following manner:
1- Placing emphasis on building a system with a moderate Islamic philosophy, and strengthening democracy as a means of choosing a system of government and its executives in the framework of the values of the Constitution;
2- Bringing change in the structure of the political system, distributing political power and ensuring political participation based on the principle of a decentralized system by establishing a parliamentary/premiership system instead of a presidential system, through legal means;
3- Electing provincial governors and district chiefs by local people, based on a proposal from provincial councils and the approval of the president;
4- Supporting the mixed electoral system (based on party and individual) for preparing the ground in forming nationally inclusive political parties and as a means for making the Parliament more effective;
5- Establishing the Independent Commission to supervise the implementation of the Constitution; and
6- Creating trust between the people and attaining state legitimacy by holding transparent and just elections via:
a. Making sure that the National Election Commission has a nationally inclusive composition, with its members representing the state, political parties and civil society, while paying attention to ethnic and gender balance;
b. Appointment of its central members by a vote of the parliament;
c. Insuring its budget by the Parliament and its accountability to the Parliament;
d. Strengthening of the national and international oversight of the election process; and
e. Correct census of the country and distribution of a national identity card based on sex, ethnic group, language, province, district and village.
2. Ensuring Security and Fighting Terrorism
The overall security policies of our government are as follows:
1- Presenting a specific definition of national security of Afghanistan, which will include the salient points of our doctrine of state of the Islamic Republic of Afghanistan and the most important aspects of ensuring security, in its general and particular sense, in the framework of a truly designed implementation;
2- Emphasizing the fact that the security issue as a multi-dimensional issue is related to economy, culture, politics and diplomacy;
3- Insistence on strengthening the defense and security forces of the country with a view towards acquiring the strength to eventually independently defend and ensure security and stability;
4- Insistence on talking with the Taliban and armed opposition groups of the government and looking for a resolution of the problem within the framework of citizen’s rights and obligations accepted in the Constitution;
5- Fighting terrorism with coordination and understanding with neighbors and the international community and design of a clear and practical strategy;
6- Establishing material and spiritual privileges for the victims of war and families of martyrs, crippled and invalids;
7- Establishing tight coordination between national and foreign forces to prevent civilian casualties and become more effective;
8- Serious and continual fight against groups supporting terrorism in the region;
9- Giving importance to arriving at regional security agreements;
10- Strengthening the role of national security council of Afghanistan and establishing a center for strategic and security studies;
11- Designing inspirational programs to increase morale in the military and security forces, in the framework of national and Islamic values. And studying replacement systems of replenishing the armed forces (e.g., conscription system);
12- Giving assurances to neighboring and regional countries that presence of international forces in Afghanistan is not a threat to their security;
13- Role of people in insuring security by means of increasing local capacity and attracting professional and expert talent in the defense and security forces;
14- Utilizing to advantage the rich experience of Mujaheddin in the defense and security systems of the country;
15- Studying once again the physical positioning of indigenous and foreign forces, settling them in key places outside the cities and in terrorists’ resupply routes; and
16- Afghanization of resolution of security issues by increasing the coordination between the commander of joint chiefs and the Coalition forces, and increasing professional skill levels of the armed and security leadership, in order to effectively resolve security problems and increase people’s role in support of military policies.
3. Fighting against Government Corruption
We consider fighting against government corruption as one of our religious obligations as well as a national commitment. The causes of government corruption are essentially rooted in the structure and management of the presidential system in Afghanistan.
As regards government corruption, our government will pay attention to the following points:
1- Separating the three branches of the state, respecting the separation, and creating a government that is responsible and responsive;
2- Dissolving similar administrations in charge of fighting corruption and strengthening a single administration that is independent, capable and responsive;
3- Improving the livelihood of civil servants with creation of effective and practical programs;
4- Direct oversight by the president himself of the agency for fight against government corruption and implementation of the principle of reward and punishment;
5- Devising special regulations that would prevent the exit of national investments from the country and pursuit of those breaking the law;
6- Respecting and following the principle of creating job security, in governmental and non-governmental organizations, by referring as much as possible to labor laws;
7- Separation of appointed ranks from the civil service tract in the state employment structure;
8- Establishing balance in the monthly and privileged salaries;
9- Emphasis on uniformly implementing laws in order to prevent corruption; and
10- Encouraging local and foreign investment and expanding government economic structures in order to create jobs, especially job variety and decreasing joblessness.
4. Ensuring National Unity
The overall policies of our state regarding national unity will be as follows:
1- Understanding the fact that relying on and referring to Islam as the axis of unity and togetherness among the majority of the country’s inhabitants is the basis of country-wide unity;
2- Ensuring national unity based on social justice, respecting civil and citizens’ rights, and preparing conditions for participation of all the peoples of Afghanistan in the structure of the future political system, with amending the structure of the political system both vertically and horizontally;
3- Ensuring conditions for political, economic, scientific and cultural participation of all the people based on the merit principle;
4- Balanced development of provinces with attention to proportionate conditions for economic infrastructure such as electricity and roads;
5- Supporting local and general media to help cultural evolution and understanding the identity of Afghanistan’s inhabitants;
6- Acknowledging the principle of cultural diversity of Afghanistan (languages, sects, ethnic groups) and respecting it in official documents and national calendar;
7- Negotiating and reaching agreements with forces opposed to the state for ensuring an all-over peace based on national and Islamic values and respect for the Constitution;
8- Preparing equal opportunities for all citizens in areas such as work and education;
9- Developing connecting and communication networks in the country; and
10- Improving the quality of educational curriculum with a view towards diversity acknowledgement and awareness.
5. Fighting Narcotics
Planting, producing and trafficking of narcotics is one of the serious threats facing security in Afghanistan and the world. Narcotics are one of the basic sources of
financing the war and terrorist activities in Afghanistan. Noting the extensiveness of narcotics trade and trafficking networks and noting the various reasons for planting and producing of drugs in Afghanistan, the fight to eradicate production and trade of drugs is a difficult and multi-dimensional fight. Without effective fight against poverty and backwardness, without development of agriculture, without establishment of a healthy and responsive government, without strengthening legal economy, and without a transparent policy and clear strategy for the cooperation of our neighbors, regional countries and the world, this fight will not reach victory.
Our government’s program in the area of drugs and narcotics is based on the following:
1- Control and consolidation of borders;
2- Direct support of farmers in the area of substitute crop;
3- Encouragement of religious scholars to talk about prohibition of growth, trade and use of narcotics;
4- Attracting international support to preve
nt import of precursor drugs for producing narcotics, into Afghanistan;
5- Prosecuting, suing and applying harsh punishment to known national and international drug traffickers;
6- Placing national and international forces in the country’s airports and international borders;
7- Unifying all agencies working on the fight against drugs; and
8- Making more efforts in attending to drug addicts.
6. Foreign Relations
Our foreign relations will be active, realistic, just and based on Afghanistan’s mutual respect and interests with neighboring countries, the region and the world. Thus, our government will seriously pay attention to the participation of neighbors and the region, in the stability and reconstruction of Afghanistan.
The overall policies of our government in this area will be as follows:
1- Consolidation and preservation of balance in the regional and international relations based on national interests of Afghanistan;
2- Extending good relations based on mutual respect with neighbors and the Islamic countries;
3- Acquiring international assurances for permanent stability of Afghanistan;
4- Designing an active and moderate regional diplomacy; strengthening regional cooperation and its major themes; reestablishing Afghanistan’s historical position as a center of cultural, commercial and economic exchange; defining and establishing Afghanistan’s current place in the regional and world relations;
5- Strengthening the role of Afghanistan, with its active presence, in regional organizations;
6- Respecting and abiding by international conventions and other agreements that Afghanistan is a signatory to.
7- Extending cultural and training exchanges between Afghanistan and other countries of the world while respecting each other’s religious principles, in order to prevent the spread of cultural and religious misunderstandings;
8- Reviewing the national policy for international assistance in order to make it more effective; and developing mutual and transparent accountability;
9- Starting a national debate over Afghanistan’s neutrality;
10- Continuing Afghanistan’s commitment with the international community to
fight terrorism and narcotics; and
11- Emphasizing the expansion of the role of the United Nations and the
Organization of the Islamic Countries in Afghanistan.
7. Justice and Judicial Affairs
Reform in the justice and judicial system will be one of the priorities of our government. The judiciary is the place of justice and without justice trust and stability in society cannot be achieved. Presence of corruption in the judicial administration has eroded people’s confidence in the state.
The principal lines of our program in this area are as follows:
1- Emphasis on ensuring independence of the judiciary;
2- Equipping judges with Fiqh (Islamic jurisprudence) and legal knowledge; training legal staff in jurisprudence and law with a view towards practices at the national and international levels;
3- Increasing the living standards of judges by raising their salary and providing housing for them;
4- Resolute campaign against bribery and corruption;
5- Basic change in simplifying the judicial process, which will both quantifiably expedite processing of legal, civil and criminal cases, and qualitatively – procedurally – ensure the rule of law;
6- Setting timetable for rulings of a civil case and transparency of legal reasoning which forms the basis of a case so that the two sides of a case are free from uncertainty and run-around;
7- Reviewing as to what courts to eliminate and which ones to create;
8- Reform in the prosecution system in order to create transparency in the criminal files;
9- Prison reform in the capital as well as in the provinces;
10- Creating ease of access by means of increasing court buildings;
11- Establishing a public information system for legal and judicial matters;
12- Ensuring the right to defend for the accused and to have a defense attorney; and
13- Reaching an understanding and agreement with the United States of America for Afghans themselves to accept, keep and guard Afghan prisoners.
8. The Economy
For government to effectively and efficiently play its role in the area of the growth of market economic system, my government will implement the following reforms:
1- Correcting existing and enacting new laws and regulations; oversight of their
implementation, in consultation and coordination with the private sector;
2- Providing an enabling environment, encouraging and supporting local and foreign investments;
3- Paying special attention to ensuring security and safety of private properties and correcting laws related to property and facilitating the establishment of insurance companies;
4- Supporting rights and benefits of the vulnerable users, monitoring natural and real supply and demand process in the market by establishing a relevant office;
5- Controlling the quality of goods and services in the market and establishing standards for goods and services in order to prevent the entry of low quality and non-standard goods into the market;
6- Monitoring market activities( competition, monopoly, embezzlement, goods quality, etc.) and undertaking necessary measures against them;
7- Interference in the market and areas where the private sector is not willing to invest;
8- Providing enabling environment for the activities of local and foreign corporation enterprises inside and outside of the country by signing agreements and memorandums of understanding between and among the governments and oversight of their implementation;
9- Commercialization of those governmental enterprises that reach sustainability by little attention and small investment;
10- Gradual assignment of non-productive government enterprises to private sector based on a transparent plan;
11- Collecting taxes and customs duties from the private sector activities on a regular basis and transparently reporting to the public about it;
12- Establishing and strengthening government agencies and offices including courts in terms of implementing laws on lawbreakers; and
13- Removing the big gap between the rich minority and poor majority, and fighting against economic mafia.
Taking into account the above-mentioned, in order to improve the efficiency and
effectiveness of the market economy, the focus of my economic program will be
on the followings:
1- Accurate identification of the potential economic abilities of the country as pyramids of development and growth and using them effectively;
2- Design and implementation of short, medium, and long-term balanced and practical programs and construction and reconstruction of economic and developmental infrastructure of the country with giving priority to water, energy, and transport sectors by our own experts and with support from the international community;
3- Designing a program of national capacity building and intellectual and professional public empowerment;
4- Compensating of many years default in the mines, natural resources, agriculture and livestock sectors and paving the way for more focus on the sectors of services, urban development, the problem of housing and very bad situation of citizens in particular citizens of the capital and main cities;
5- Paying more attention to the effectiveness of international aid in the daily life of the people;
6- Comprehensive and sustainable rural and urban development and ensuring sustainable and palpable economic growth in the country;
7- Paving the way for balanced development in all parts of the country;
8- Preservation and effective use of national capital and natural resources of the country with ensuring the principle of transparency;
9- Encouraging and supporting local and foreign investments based on the principles of market economic system and objective realities of the society;
10-Crea
ting more jobs for jobless people and as a result raising their income level and life quality;
11-Using more women who constitute more than half of the country’s
population, in the workforce;
12-Reducing extreme poverty, which is more widespread in the cities, as well as rural areas; and
13- Raising the level of national revenues and gradual decrease of dependence on foreign assistance.
9. Industry
Our programs for developing industry emphasize the followings:
Designing and implementing a comprehensive policy of encouraging, supporting,
and strengthening domestic industries and products in the framework of which all
government and non-government entities are guided into one direction;
1- Design and implementation of policy to encourage, support and strengthening of internal industry and products so that all government and non-government organizations have the same direction;
2- Design and implementation of new custom tariffs policy of the country based on encouraging domestic industries and products and taking into consideration tariff policies of the regional commercial partners;
3- Fiscal exemption for factories and recently installed producing organizations for the next five to ten years;
4- Exempting all machineries and their complementary equipments and also raw materials of factories from any type of tariff and tax;
5- Providing factories with cheap and reliable electricity;
6- Encouraging and supporting the establishment of industrial and production parks equipped with necessary social services and ensuring their security;
7- Increasing custom tariffs of similar foreign products in order that the same domestic products can compete in the internal market;
8- Encouraging and supporting domestic and foreign investments in the mother industries sector such as metal melting factories, extract and refine of gas and oil, petro-chemical and plastic industries, factories of production of industrial, agricultural, and other types of machineries ;
9- Long-term selling and renting of land for the purpose of establishing factories and production establishments under transparent, cheap, and simple procedures and conditions;
10-Increasing domestic products through creating demand in the market by implementing developmental policies;
11-Supporting carpet–weaving industries as Afghan traditional handicrafts of the country and giving more incentives to those who are involved in this sector in the areas of investment, production, process, and export of their products;
12-Encouraging and supporting handicrafts and small industries such as wood-carving, needlework, leatherwork, copper work, goldsmith work, lithograph, painting and others;
13-Providing facilities for export of domestic products from the source to destination (regional and global markets) as a result of signing transit and commercial agreements with the regional countries under the encouraging and easy conditions;
14-Encouraging and supporting establishment of industrial development bank as a joint company between private sector( internal and external) and the government and granting long-term loans with lower interest rate to investors and producers;
15-Creating professional and technical educational institutions by government, donors, and private sector;
16-Simplification of administrative procedures, rules, and regulations related to investment, and establishing factories and productive establishments and supporting the system of One-Stop Shop for the purpose of accelerating the process and preventing loss of time and corruption;
17-Fighting against policies of establishing price gauging by external producers through diplomatic channels and signing binding bilateral agreements with neighboring and regional countries; and
18- Granting appreciation letters, medals, and incentive insignias to the best investors in order to encourage them morally, and providing enabling environment for producers to domestic raw materials with lower and incentive prices.
10. Commerce
In the commercial sector the following will be done:
1- Designing and implementation of commercial policies of the country based
on exchange of imports with domestic products and increase of exports;
2- Identification of important trade partners of the country in the region and globe for supplying important and strategic products and materials such as rice, sugar, ghee, oil, gas, construction materials, raw materials and others for the purpose of bringing the country out of the absolute dependence on one or more specific countries; and signing commercial and transit agreements with them, for the purpose of better coordination of customs and tariff related activities;
3- Supporting re-export to neighboring and regional countries through establishing and implementing appropriate tariff policy;
4- Supporting private sector related entities such as Commercial and Industrial
Chambers of Afghanistan and other sectoral associations and unions as government partners in drafting and designing of relevant policies, rules, and regulations and respecting their views and recommendations for solving the problems and challenges that have created obstacles and bottlenecks in the way of development of commerce and enterprises in the country;
5- Fighting seriously and eliminating all types of extortions, levies, and bribe-takings in the customs offices, cities, and along the highways from traders;
6- Implementing simple and easy procedure of customs of commercial goods in the customs offices and ports as a result of which traders can import their goods without the loss of time and paying all types of taxes, tolls, and service charges in lump sum to government single account;
7- Exempting exports from all types of taxes and custom duties;
8- Equipping ports with refrigeration facilities, modern depots and storehouses, and modern equipment of loading and unloading of goods; and preventing crossing smuggled goods across the borders through establishing security posts and simplification of customs procedures at appropriate points;
9- Strengthening Norm and Standard Authority in the country for strict control of the quality of imports through establishing national norms and standards for goods and services and implementing them in the ports with the establishment of modern laboratories there;
10-Implementing national surveys for the purpose of getting more accurate data in terms of annual needs of the people for important and strategic commodities such as foodstuff in particular wheat and fuel and undertaking strict safety measures for supply of these goods in cases of crisis, closing of highways and roads, decrease of supply and rapid increase of prices in the market;
11-Strengthening of Central Statistics Office for the purpose of collecting data related to export and import goods and using it in drafting commercial policy-making process;
12-Making an effort for finding more markets for domestic agricultural products in the foreign markets and holding agricultural shows inside and outside the country;
13-Paying serious attention to the effective and active role of Afghanistan in the regional and international economic and trade organizations;
14-Establishing an investment fund for providing private entrepreneurs with short-term and medium-term loans;
15-Creating facility and ease to promote commerce by way:
a. Ensuring security in the country in particular along the highways;
b. Reconstruction and construction of all highways and ring and connecting roads that connect the country to the neighboring countries;
c. Connecting the railway of Hairatan-Islam Qala,Torghondi-Chaman,
and Torkham-Hairatan-Sherkhan Bandar;
d. Making better the quality of hotel management, services, traffic police and municipal services in all bolder cities and cities along the highways of the country;
e. Joining Afghanistan to the International Transport and Transit Organization (TIR); and
f. Encoura
ging private investments in the area of transport and transit insurance services.
11. Development
Review of the present Afghanistan National Development Strategy in its different aspects and adjusting its impractical programs/projects into practical activities that will accommodate with the objective realities of Afghan society. Establishment of a unified center for design, monitoring, and evaluation of development plans in Afghanistan and assigning it in identification of the main obstacles and bottlenecks for economic growth, and making preparations for medium-term review and then drafting second Afghanistan National Development Strategy for 1392-1397.
The priorities of this strategy will be irrigation, mines exploitation, agriculture, livestock, and strengthening other infrastructures and productive forces of Afghanistan and this will be drafted with close consultation with the administrative and elected entities at sub-national, provincial, district, private sector, and civil society levels.
My government will focus on the following projects/programs for the development of different areas of life of the people and country:
1- Water:
a. Establishment of central authority of water management for the purpose of creating more coordination, responsibility, and preventing existing fragmentation among water-related sectors;
b. Educating experienced experts and cadres and getting accurate information in terms of existing water resources in the country;
c. Correct identification of water needs of Afghanistan in different sectors( especially, agriculture, energy, urban and rural development) and making prioritization;
d. Starting gradual and continuous negotiations on common waters with the neighboring countries and paving the way for effective use of Afghanistan’s legal right of these waters;
e. Designing programs for controlling surface waters and using underground waters and their distribution network for the use of different sectors;
f. Taking serious decisions in terms of consolidation of banks of important rivers of the country and constructing tens of small and medium irrigation dams; and
g. Building small and medium size irrigation dams.
2- Energy
a. Undertaking needs assessments in the energy sector;
b. Paying special attention to production of cheap and reliable electricity through water, thermal and renewable resources such as solar and wind electricity (in particular in remote and central parts of the country);
c. Using gas and oil and constructing their distribution pipelines and networks in different provinces; and
d. Preventing loss of tax income related to energy and electricity, and rapid increase in the production and distribution of electricity, gradual decrease in its importation, and finally preparing the country for its export and gaining income on this.
3- Transport
a. By undertaking an active and innovative diplomacy, we will change commercial and transit infrastructures of Afghanistan (in particular ring roads and connecting roads to neighboring countries and railway network in the future) into safe regional and global assets. Enhancing these roads into four-line and equipped highways taking into account the volume of transit of related commodities of the regional countries, by these countries and in strategic partnership with Afghanistan;
b. Paying more attention to connecting villages to highways by way of secondary and tertiary roads;
c. Construction of small airstrips in remote and mountainous areas;
d. Paying more attention to Ariana Airlines and providing more facilities for nascent private airlines in order to enable them to compete in a free and competitive environment; and
e. Organizing and increasing the quality and quantity of public transportation networks in different cities of the country.
4- Mines
a. Ensuring security and control of those areas in which mines are located;
b. Accelerating the process of survey of identification and registration of natural resources;
c. Predicting internal needs of the country, designing a long-term program for effective use of these resources and identification of surplus and additional resources;
d. Constructing necessary infrastructure for the extraction and exploitation of mines such as constructing roads, electricity and others taking into account the economic potential of the country and the importance of the mines;
e. Simplification and making transparent the process of assignment( bidding and tendering) of mines to internal and external private sector;
f. Capacity building of Afghanistan in the process of procurement of tenders of mines and their related contracts;
g. Preventing extracting and trafficking of mineral resources and mines by illegal individuals and groups;
h. Making amendments to the mine laws of the country to encourage more investment – both local and foreign;
i. Fixing real and incentive prices of royalty of mines;
j. Giving priority to the extraction and exploitation of gas and oil reserves, and mines of ore, copper, marble, chromites and precious stones;
k. Providing facilities for export of precious stones; and
l. Constructing metal melting machineries in the country and strengthening heavy and light industries.
12. Agriculture and Livestock
Currently, less than 40% of the arable land is being used, with most of our water resources not being effectively utilized.
With regard to the agricultural priority in the area of development and progress, the main objectives of our government program are: Reducing poverty, ensuring food security, attaining self-sufficiency in basic food products, and improving the economic base of farmers and herdsmen.
Our strategy for achieving the above goals is: Expanding the acreage of arable land, improving the quantity and quality of agricultural and livestock products; and
creating incentives for growth and progress of the agricultural and livestock sectors.
The following programs will help us achieve the strategy:
1- Improving the irrigation systems and build dams for cultivation of arid lands and maximum use of the cultivated lands;
2- Making maximum use of water resources including introducing drip irrigation and other new systems;
3- Increasing the productivity level of dairy products and other animal products, and processing in the country by encouraging private entrepreneurs in order to reduce imports from abroad;
4- Expanding livestock services, such as improving animal breeding and attention to animal health;
5- Transfer of new technology for the farming community and converting traditional methods to modern and mechanical agriculture;
6- Establishing and revitalizing centers for servicing and promoting agriculture, expanding agricultural and livestock research throughout the country;
7- Introducing plant and animal varieties with high yield and high tolerance to disease, and launching disease eradication programs;
8- Restoration of the agricultural bank and establishing “good lending” funds to improve farmers’ economy;
9- Developing an appropriate crop substitute for poppy cultivation and supporting it with funds to farmers;
10-Reviving, protecting and expanding pasturelands, industrial and natural forests, with the participation of the local people, developing new industrial and commercial forests, expanding the green environment, and protecting the environment;
11-Expanding a modern orchard system for raising export of fruits by creating post-producing facilities, processing, store-houses, and broad marketing inside the country and abroad;
12-Establishing factories for preparing cultivation aides, such as fertilizers and insecticides;
13-Encouraging the private sector to build large agricultural farms;
14-Creating and standardizing the quarantine system to control quality of food products;
15-Preparing and distributing planting seeds and fertilizers;
16-Giving tax exemption to exports of al
l agricultural and fruit products and creating policies for protecting farmers and herdsmen against import of products existing in the country
17-Encouraging and supporting establishment of agricultural and livestock cooperatives throughout the country and supplying farmers with facilities and incentive subsidies for cheaper and easier productivity;
18-Locating and registering state lands and leasing them to those interested in investing through a well-planned and transparent program;
19-Settling issues deriving from land disputes;
20-Establishing food silo and depots for emergency purposes throughout the country; and
21-Building refrigerated houses in border areas, major cities and provinces which produce large quantities of fruit products.
13. Rural Development
Our plans in this area are as follows:
1- Design and implementation of balanced economic development plans in the city and the village;
2- Careful selection of rural projects with a view towards effectiveness and longevity;
3- Giving priority to development projects in the fourteen thousand villages that for a variety of reasons have not yet received any help;
4- Seriously attempting to reduce cost of existing projects and starting new projects with the savings;
5- Basic investment in building roads and bridges in the rural areas so the inhabitants can reach markets, educational centers, and other services;
6- Design and implementation of projects to increase vocational-professional skills and cheap and durable systems so people can do the right upkeep of roads and other infrastructure;
7- Building small irrigation projects to increase agricultural output;
8- Building water reservoirs for clean potable water in the villages;
9- Preparing conditions to build on reusable energy;
10-Assisting in the traditional cottage industry with private investment; and
11- Encouraging and supporting traditional livestock and animal husbandry for families and villages, upkeep of pastures and access to veterinary services.
14. Education
Despite remarkable developments in increasing quantity in primary, secondary and higher education during the last seven years, no serious step has been taken in the these areas:
1) Raising quality in primary, secondary and higher education,
2) Strengthening and expanding technical and vocational education, and
3) Establishing closeness and cooperation between the ministries of education and higher education
In addition to the above areas, our government’s program will also include the implementation of the followings:
1- Designing and implementing a joint strategy for the two ministries in teacher training and reviewing and possibly re-structuring the programs of the two-year teacher training colleges and the four-year faculties of education;
2- Strengthening the professional knowledge of teachers through offering courses and in-service programs at universities inside the country and abroad;
3- Building new schools and teaching literacy in remote and impoverished parts of the country;
4- Effective use of new distance learning technology for teaching and transfer of knowledge and skills;
5- Providing an atmosphere of security, tranquility and friendliness in all schools, madrasas, and universities in the country;
6- Increasing and expanding girls’ schools and literacy for illiterate women;
7- Eliminating violence and the language and culture of violence, with ethnic, language, and religious discriminations;
8- Increasing salaries and other benefits of school and higher education teachers;
9- Increasing opportunities for youth to study both locally and abroad; and
10-Professional and useful oversight of private schools and standardizing their curriculum.
Projects and Strategies
1- Establishing National Education Commission:
This commission will consist of distinguished Afghan and UNESCO education experts. The commission will have a significant consultative role in introducing the following reforms:
a. The Commission, with the cooperation of the two ministries, will embark on a complete evaluation of quality of education in schools and institutions of
higher education. It will design and apply modern and scientific methods for raising quality standards of education in different areas of education, such as raising the professional knowledge of teachers, updating methodology of teaching, upgrading curricula and laboratories, etc. This plan will be prepared during the first six months of our government and its implementation will begin during the next six months of the year.
b. The Commission will also review and revise the laws, bylaws, policies and procedures of the two ministries according to the Constitution of the country and education standards of the developed countries in the region and the world.
c. The Commission will embark on drafting an inclusive education law to cover pre-school education, primary and secondary and tertiary education, including private education. In the drafting new legislation for education, Afghan education experts, with those from UNESCO and UNICEF, will work together to compare different models, which have produced positive results, while upgrading our education laws and policies
d. The commission will present a new and important proposal to create more closeness and cooperation between the two Ministries of Education and Higher Education, especially in the area of teacher training, professional and technical education and preparing a new design for continuing education of high school graduates.
2- Increasing Technical and Professional Training in Education
a. According to this plan, in the first three years of our government, twenty percent of the graduating ninth graders will enter technical and professional schools (today only four percent of our students do so while in the more developed countries and even in the Western countries this figure is more than thirty and even fifty percent).
b. In those same three years, in each province, a few schools and high schools will change to the technical and professional schools, and based on the need, new such schools will start.
c. During the last two years of our government, the ratio of students graduating from these schools will reach thirty percent and in the following five years this figure will be closer to fifty.
d. Based on the country’s needs, technical and vocational education will be re-structured into three-year, five-year and university-level periods. Proper and effective implementation of this plan will have the following benefits:
1) Creating work for the youth in producing sectors;
2) Meeting technical and vocational needs of the country;
3) Fast, continuing, and balanced growth of the economy through increased productivity; and
4) Recruitment of a large percentage of high school graduates.
e. In order to strengthen cadres for technical and vocational schools, raise the quality of technical and vocational education, and skills, and create grounds and facilities for research in the areas of science and technology, our government, during the first three years, will not only strengthen the faculties of engineering and sciences of universities in the country, it will also establish new technical institutions in major cities in the country.
3 – Joint Plan of the Ministry of Education and Higher Education in Teacher Training:
a. The commission, with the help of the two ministries, will prepare a national teacher training strategy on the basis of which the two-year teacher training colleges of the Ministry of Education and the four-year faculties of education of the Ministry of Higher Education can cooperate and respond to the needs of the country in training qualified teachers for schools;
b. Kabul Education University will be strengthened to provide leadership in teacher education and training;
c. Ten percent of 12 graders will be enrolled at the two-year teacher training colleges
;
d. Five percent of the 12 graders will be enrolled at the religious two-year teacher training colleges; and
e. Voluntary recruitment of those left out of the university entrance exam, to become teachers and trainers in the life sciences (a part of the literacy program).
4– Kindergartens and Special Education:
a. Building public and private kindergartens at work places, secure residential places, at the vicinity of schools and offices (public and private) not only prepare children for school education, they also provide useful job opportunities for women. A large number of them can work at these kindergartens, some of which can be privatized with the participation of the private sector.
b. Education is one of the basic rights of all children in the country. Our government will prepare useful and distinct plans special educational plans for children with disability.
5 – Foundation Studies program:
High school graduates entering higher education institutions have major academic gaps. They need a six-month or one-year preparatory program to strengthen their knowledge foundations and make the right decision in choosing their major fields before entering the bachelor program. Because of these gaps, during the first year and even second year, many students change their fields or transfer from one institution to another, thus causing a great deal of inconvenience to the Ministry of Higher Education and their institutions. For this and other reasons, a preparatory period of six months or even one year is needed. This plan can produce a major development in the quality of education in the country.
6 – Reducing Government Control on Higher Education Institutions
Afghanistan’s higher education system is probably the most outdated system in the world. Without bringing fundamental reforms to this system, it would be difficult to create major changes in the government and society.
In many developed countries, universities have taken important steps toward academic freedom and institutional autonomy, but in Afghanistan the old tradition of government control over the higher education institutions is continuing relentlessly. The above-mentioned will prepare a plan in reducing government control over institutions of higher education. Making university presidents and department chairmen elective will be one of the results.
15. Health
Our government’s priorities for the next five years will be to:
1- Increasing the proportion of the budget allocated to the health sector;
2- Introducing cost sharing initiatives to improve the quality of care;
3- Increasing the number of qualified female medical staff;
4- Ensuring full coverage of basic health services;
5- Implementing innovative initiatives so that no child is left out from the immunization program;
6- Eliminating contagious diseases and pay special attention to eradicating polio and malaria;
7- Planning and implementing country-wide programs to prevent and control those diseases like HIV/AIDS before they become a serious problem;
8- Paying special attention to health education programs by incorporating health massages into school curricula, utilizing mass media, involving religious leaders in the mosques, motivating Community Health Workers;
9- Improving the access and quality of basic health services in remote areas by offering Community Health Workers bonuses and benefits;
10-Paying particular attention to improving the quality of hospital care;
11-Establishing specialized hospitals in the capital and regions to reduce the referral off the patients to abroad;
12-Providing specialized training opportunities and higher medical studies for medical personnel;
13-Providing opportunities for specialized work for foreign medical personnel in order to make treatment inside the country easier;
14-Performing meticulous monitoring and evaluation of the operations of the private for-profit and not-for-profit institutions including pharmacies, hospitals, clinics, medical training centers in order to ensure high quality of services and avoid the escalation of medical costs; and
15- Improving the quality control of food and drug.
16. Women’s Affairs
Considering women’s grave problems and following Islam’s teachings on women’s rights, our program for women will include the followings:
1- Emphasizing by religious scholars the high position of woman as mother in Islam;
2- Reviewing and defining of, the mission of the Ministry of Women’s Affairs (at present, the mission of the Ministry is defined as policy maker, while actions and execution in relation to women’s affairs towards building needed capacities are urgently required for women’s growth.)
3- Reviewing of women’s sections of the important and all-inclusive projects of Afghanistan in order to ensure and/or incorporate a commensurate role and share of women in society. These projects are:
o UN’s Millennium Development Goals (as applied in Afghanistan),
o The Afghanistan Compact,
o Afghanistan National Development Strategy (ANDS), and
o National Action Plan for Women of Afghanistan (NAPWA).
4- Truly including the principle of preferential treatment (affirmative action) for women in the regulations of the Administrative Reform Commission;
designing programs to better attract educated and experienced women; preparing appropriate programs for women to take more and active part in the high level policy formulation and strategy development. Also preparing opportunities for women’s employment in different levels of management in the capital and provinces;
5- Increasing the share of women in the decision making levels;
6- Seriously prosecuting perpetrators of violence and crimes against women (including trafficking and rape), and punishing them;
7- Serious attention to change the situation of rural women with design of specific programs for their needs; utilizing the capacities and capabilities of the educated, urban women in this area;
8- Establishing necessary facilities to increase and build self-earning capacities for women in all areas of social affairs; preparing opportunities especially for widows and women with disabilities;
9- Design and implementation of protection policies for widows, women with disabilities, female addicts and deprived women, with cooperation of international institutions and the private sector;
10- Design of practical programs which will better prepare women’s access to the judicial process. Because women are often victimized by both official and oral (traditional) systems of justice, we are determined to improve both of these. For example, streamlining those decisions of tribal jirgas (councils) that negatively affect women to prevent making sacrificing women;
11-Engaging actively against those unwelcome traditions and mores that are contrary to the Islamic spirit and lower the status of women in society (with utilizing the mosque pulpits and also civil and social society);
12-Expanding education and learning opportunities for girls by means of building more schools and expanding literacy programs by means of employing girls and women who have graduated from high schools;
13-Attention to health issues, especially mother and infant mortality rate, and developing more access to healthcare facilities in a balanced way (in all provinces);
14-Design and implementation of programs which include information on the teachings of Islam, Shariat, law, rights and fighting against violence; and
15-Establishing the environment of research and survey regarding women’s state and condition in areas where they are faced with more violence and discrimination; attention to women’s views regarding their role solving family and other issues, and taking advantage of women’s effective role in conflict resolution in the family and society.
17. Youth Affairs
Our government, which repeats the slogan of cha
nge and peace, and investment in the new energy, will honestly and seriously pay attention to the youth and the new generation, and will develop and implement a national and all-inclusive strategy that will include the followings:
1- Establishing and strengthening educational and scientific institutions, and increasing their acceptance levels, standardizing educational programs;
2- Designing general programs that would provide employment opportunities for the youth in the public and private sectors;
3- Programs that would help the youth to develop their professional, technical and trades skills in different areas;
4- Providing educational scholarships, based on the country’s needs, for them to study in different countries;
5- Building and providing leisure and sports arenas all over the country;
6- Providing opportunities for the youth to participate in political, cultural, social and reconstruction areas;
7- Helping them to curb extravagance in marriage mores and thereby helping them to plan for forming a family; and
8- Paying attention to the youth who for a variety of reasons are not literate and have not been able to pursue schooling.
18. Administrative Reform (Good Governance)
We will begin the principles of desired governance from the rule of law, ensuring security, continual fight against widespread corruption, in all its facets. Our program in the area of administrative reform will include the following:
1- Ensuring people’s participation in the government’s decision making process by means of popularizing elections;
2- Establishing a system of confidence to ensure social justice at the level of government administration;
3- Establishing a transparent mechanism of employment and recruitment based on merit and justice;
4- Job security in the framework of public administration as a means of ensuring the rights after employment of civil servants and workers of NGO’s;
5- Strengthening and giving proper direction to the administrative reform with the aim of change;
6- Establishing accountable, transparent and effective civil services;
7- Respecting gender justice (ensuring men and women’s large scale participation in the civil services);
8- Review of laws and regulations concerning administrative reform; and
9- Review and amendment of administrative laws of the country.
19. Cultural Affairs
The general plans of our government in cultural affairs consist of the followings:
1- Protection, preservation, repair and reconstruction of our historical monuments and antiquities including religious places and old cities, renovation of old and construction of new museums; and expanding archaeological research in order to understand the ancient civilizations of our country;
2- Promoting the culture of study among the people through printing books and establishing libraries (mobile too) in cities and rural areas;
3- Encouraging the writing of the history of Afghanistan in an objective and scholarly manner;
4- Drawing attention to fine arts and fostering creative talents in fine arts by establishing and strengthening arts galleries and arts institutes;
5- Defending and supporting requests from cultural institutions of Afghan citizens inside and outside Afghanistan as they relate to growth of our great cultural heritage;
6- Protection of the country’s media within a legal framework and differentiating the concept of democracy from chaotic and irresponsible behavior;
7- Celebration and glorification of the prominent intellectual position of scholars, thinkers and creators of ideas;
8- Protecting the rights of publishers, compilers, translators, writers and producers of intellectual, scientific, cultural and artistic works;
9- Safeguarding the legacy of martyrs, defenders of the land; protecting the families of the martyrs and the wounded, and establishing the Foundation of Martyrs and the Disabled;
10-Manifesting the historical and cultural symbols of different ethnic groups residing in the land in our national currencies, state documents, national encyclopedias published by the state, advertisements, publicities, etc.;
11-Refraining from extremism, strengthening and institutionalizing the culture of moderation in all affairs of social life;
12-Avoiding excessive expenses and ceremonies for festive or sad occasions;
Working towards introducing and returning to the country stolen antiquities with the help of UNESCO and other international organizations;
13-Preparing proper conditions of living for returning scholars and experts; and
14-Serious attention to the youth’s sports movement and continual oversight of sports and health authorities in order for the athletes to thrive in their chosen endeavors, and ensuring participation in the international sports events including the Olympics.
20. Democracy and Securing Human Rights
The general plans of our government in the area of democracy will consist of the followings:
1- Expansion of the culture of democracy as a top-down method of governance, protection of the rights of citizens, and social justice;
2- Emphasis on freedom of expression and freedom of the media;
3- Support for expansion of the culture of tolerance, non-violence, open-mindedness towards others’ ideas and perspectives, through scientific, intellectual and educational programs;
4- Respect for human rights according to the articles of the Constitution;
5- Support of the human rights, particularly the rights of women and children;
6- Registering language, racial and religious discriminations as a crime; and
7- Amending the Constitution through a legal process for the purpose of further reinforcement of democracy.
21. Refugee and Returnee Affairs
Our government’s program on refugees living abroad, the internally displaced people and returnees consists of:
1- Reviewing the responsibilities and activities of the various offices of the refugees’ affairs – especially those in host countries – in coordination with the UN refugees’ organizations for the purpose of reducing problems of the refugees and defending their rights;
2- Defending the rights of refugees in accordance with international conventions and human rights;
3- Maximum use of the expertise of immigrants and returnees for the purpose of developing and modernizing the country;
4- UNHCR should make serious efforts in providing facilities, in consultation with the Afghan government, for resettlement of refugees in their birthplaces in the country;
5- Dealing with the basic problems of returnees who are settled in cities without any plan;
6- Providing work for returnees and settling their legal claims after settlement;
7- Preventing intentional demographic changes in areas where the returnees are resettled;
8- Helping the internally displaced people, who, for different reasons, were driven out of their homes; and
9- Facilitating the returnees and immigrants living abroad to participate in the presidential election process.
22. Social Services and Public Welfare
In meeting social needs, we have set the following aims as our priorities:
1- General Points:
a. Developing an effective program for reducing poverty and unemployment;
b. Providing necessary conditions and opportunities for the poor and destitute to live their human life as a useful member of the society while safeguarding their basic human rights;
c. Setting up a retirement fund for the public and private sectors retirees;
d. Providing free health services; and
e. Setting up an insurance system.
2- Preparing a plan for families of martyrs and the disabled:
a. Distributing lands for reduced cost and affordable loans, which can help
build their homes;
b. Designing special learning and vocational programs to enable them to participate in social activities and work in the public and private sectors and tax reduction;
c. Ensu
ring easy conditions of work for them in the government offices families of martyrs;
d. Seeking income resources and providing other facilities for families who have lost their bread earners;
e. For protecting orphans and poor children in orphanages and nurseries, providing opportunities for education and other material and moral aids for them; and
f. Employing persons with disabilities themselves in positions and offices that work for such people.
3- Municipal Services:
a. Allowing municipalities to undertake their own responsibilities, and implementing municipality elections;
b. Better organization of the municipality tax system for strengthening
their financial base so that they can provide better city services;
c. Encouraging the spirit and culture good citizenship;
d. Designing new master plans for urban expansion;
e. Improving and expanding basic municipality services;
f. Improving the urban environment, cleaning and greening; and
g. Design and continuation of basic urban services to those areas that are
already built but are unofficial.
4- Social Services:
a. Creating necessary grounds and extensive infrastructures for developing information and communication services throughout the country;
b. Drawing attention to the tourism industry by maintaining security in cities, particularly in touristic sites, and advertising and promoting tourism in the ancient cities of the country via national and international media; and encouraging standard hotel and restaurant services for attracting and encouraging more tourists to visit the country; and
c. Drafting and implementing emergency plans for distributing essential aids, direct financial assistance for a definite period of time, providing long-term loans without interest while considering the financial potentiality of the government, and other technical and humanitarian assistance to victims of natural disasters.
23. Environment
Concerning the environment and its problems in Afghanistan, our program consists of the following points:
1- Developing a mechanism for protecting the entirety of the environment and improving its sustained use;
2- Maintaining coordination in environmental affairs on local, national and international levels;
3- Designing and implementing programs for integrating environmental affairs and methods for their sustained development on the national level;
4- Providing services related to the evaluation of environmental effects on development projects;
5- Controlling air quality, water, garbage, and pollutions;
6- Setting environmental standards while considering the country’s conditions; and
7- Providing better and more effective services in dealing with environmental issues.