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PAPA A EBREI, PERDONO PER ORRORI STORIA E SHOAH

…”La Shoah – ha affermato riprendendo le sue stesse parole pronunciate all’udienza generale di due settimane fa – sia per tutti monito contro l’oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perche’ la violenza fatta contro un solo essere umano e’ violenza contro tutti”. ”E’ mio sentito desiderio che la nostra attuale amicizia cresca anche piu’ forte, cosi’ che l’irrevocabile impegno alle relazioni rispettose e armoniose con il popolo dell’Alleanza porti frutti in abbondanza”…

CITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI, incontrando oggi i presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane, ha ripreso le parole del suo predecessore, Giovanni Paolo II, ed ha chiesto ”perdono” per il comportamento di coloro che, nella storia, hanno causato tanta sofferenza al popolo ebraico. La Shoah, ha affermato, e’ ”un crimine contro Dio e l’umanita’ ” ed e’ ”inaccettabile e intollerabile” chi la nega o la minimizza tra gli uomini di Chiesa.
Ratzinger ha anche annunciando che si sta preparando per il suo viaggio in Israele. L’udienza di oggi e’ stato il primo incontro tra il Pontefice e il mondo ebraico dopo la crisi scoppiata per la revoca della scomunica ai lefebvriani, tra cui il negazionista Williamson. Con parole commosse, il Papa ha ricordato quando Wojtyla, al Muro del Pianto a Gerusalemme durante la sua visita nel marzo 2000, chiese perdono a Dio ”per tutte le ingiustizie che il popolo ebraico ha dovuto soffrire”.
”Adesso – ha detto- faccio mia la sua preghiera.’Signore dei nostri padri, che scegliesti Abramo e i suoi discendenti per portare il tuo Nome alle Nazioni: siamo profondamente addolorati per il comportamento di coloro che nel corso della storia hanno causato sofferenza ai tuoi figli e, nel chiedere perdono, vogliamo impegnare noi stessi per una autentica fratellanza con il Popolo dell’Alleanza”.
”La Shoah – ha affermato riprendendo le sue stesse parole pronunciate all’udienza generale di due settimane fa – sia per tutti monito contro l’oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perche’ la violenza fatta contro un solo essere umano e’ violenza contro tutti”. ”E’ mio sentito desiderio che la nostra attuale amicizia cresca anche piu’ forte, cosi’ che l’irrevocabile impegno alle relazioni rispettose e armoniose con il popolo dell’Alleanza porti frutti in abbondanza”.
La Chiesa cattolica – ha ancora aggiunto – e’ ”profondamente e irrevocabilmente impegnata nel rifiutare ogni anti-semitismo”. ”I duemila anni di storia dei rapporti tra giudaismo e Chiesa hanno attraversato molte differenti fasi, alcune delle quali dolorose da ricordare”, ha ammesso il Papa. ”Ora che siamo in grado di incontraci in uno spirito di riconciliazione – ha aggiunto – non dobbiamo permettere alle difficolta’ del passato di impedirci di offrirci vicendevolmente la mano in nome dell’amicizia”.
I rabbini della ‘Conference of Presidents of major American Jewish Organizations’ hanno chiesto al Papa di far proseguire l’impegno della Chiesa contro ogni forma di antisemitismo ed hanno ribadito la loro volonta’ di superare le incomprensioni suscitate dal caso del negazionista Williamson.

 

CITTA’ DEL VATICANO – "Le nostre relazioni, basate sulle solide fondamenta del Concilio Vaticano II possono sopravvivere a periodiche cadute" e "noi possiamo riemergere" da queste "ancora più forti per lavorare insieme nell’affrontare le sfide alla nostra civilizzazione" come l’antisemitismo. E’ quanto ha affermato il rabbino Arthur Schneier, rivolgendosi a Benedetto XVI durante l’udienza che il Papa ha concesso questa mattina ai membri della "Presidents Conference of major american jewish organizations", organizzazione ebraica americana e che avviene dopo la revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Richard Williamson che ha negato l’esistenza delle camere a gas scatenando la protesta degli ebrei.
Schneier, che ha ospitato il Papa nella sua sinagoga di New York, visitata da Benedetto XVI nel corso del suo recente viaggio negli Stati Uniti, ha espresso l’auspicio che Ratzinger sia "il costruttore-ponte" nell’attività di pace, di tolleranza e di dialogo interreligioso. Il rabbino ha inoltre espresso "sofferenza" in quanto ebreo "sopravvissuto all’Olocausto" per la negazione della Shoah da parte di Williamson.Parole simili sono state pronunciate anche da Alan Solow, membro del "Pcmajo", anch’egli ricevuto in udienza. Schneier ha poi ringraziato il Papa per "questo incontro che aiuterà a portare risanamento e mutua comprensione" e per "aver militato solidariamente e ripetutamente insieme a noi nell’affrontare il nuovo scoraggiante antisemitismo, la dissacrazione e il dare fuoco alle sinagoghe". Il rabbino ha infine sottolineato come l’impegno personale di Benedetto XVI che ha con "fermezza" condannato l’Olocausto, come in precedenza quello di Giovanni Paolo II, abbiano dato "ulteriore incoraggiamento per costruire sempre più stretti legami tra i Cattolici e gli ebrei in tutto il mondo".

 




La morte di Haider? "Forse non รจ stato un incidente"

di Fausto Biloslavo

www.ilgiornale.it

La ricostruzione delle ultime ore di vita di Haider chiama in causa locali gay e clamorose ubriacature. In realtà il mistero si infittisce. «Tutti puntano al serbatoio di voti di Haider, ma per conquistarlo devono distruggerne l’immagine e di riflesso seppellire il partito che aveva creato triplicando i voti alle ultime elezioni», spiega la fonte del Giornale.

da Klagenfurt

«Jörg Haider non è morto come ve la raccontano. È impossibile che il governatore della Carinzia si sia ubriacato scolandosi una bottiglia di vodka in pubblico e poi abbia deciso di mettersi al volante» sostiene una fonte del Giornale, che conosceva l’amato e odiato politico di Klagenfurt. E che conosce anche i meandri del sistema di potere austriaco e il controllo sui servizi segreti.
La ricostruzione delle ultime ore di vita di Haider chiama in causa locali gay e clamorose ubriacature. In realtà il mistero si infittisce. «Tutti puntano al serbatoio di voti di Haider, ma per conquistarlo devono distruggerne l’immagine e di riflesso seppellire il partito che aveva creato triplicando i voti alle ultime elezioni», spiega la fonte del Giornale.
Nei giorni dello schianto mortale il governatore della Carinzia era impegnato a formare un governo nazionale che prevedeva un’alleanza fra popolari e la destra. Haider nella sua nuova versione moderata avrebbe fatto da ago della bilancia. «Un uomo che ha in mano un’opportunità storica del genere va a ubriacarsi in compagnia dei gay?», fa notare la fonte. Per non parlare del fatto che poche ore dopo tutta la famiglia, per la prima volta dopo secoli, si riuniva per festeggiare i 90 anni di sua madre, come hanno scritto i giornali.
Secondo le ultime ricostruzioni dei media austriaci, Haider lascia il 10 ottobre verso le 22.30 il locale «Le Cabaret», a Velden, dove era intervenuto alla festa di un amico editore. Tutti quelli che erano con lui confermano che non appariva sbronzo e al massimo aveva bevuto un calice di champagne. Ma le versioni a questo punto divergono. Qualcuno sostiene che è andato subito verso Klagenfurt al locale «Zum Stadtkraemer», che sarebbe noto anche come luogo d’incontro di omosessuali. Altri puntano sul fatto che sia arrivato molto più tardi. In ogni caso nella ricostruzione dei giornali continua a esserci un buco di un’ora. Cosa ha fatto, o gli hanno fatto in quest’ora?
Secondo i giornali austriaci il governatore si sarebbe ubriacato nello «Stadtkraemer» scolandosi una bottiglia di vodka. «Un politico della sua posizione, conosciuto da tutti, non si sarebbe mai sognato di ubriacarsi in pubblico. Inoltre era un maratoneta, un salutista che ai brindisi faceva finta di bere» sottolinea un’altra fonte del Giornale. Per non parlare del fatto che in Austria un politico beccato ubriaco al volante è finito. Chi conosceva il governatore ribadisce «che non può essersi ubriacato da solo andandosi a schiantare».
Oltre al mistero dell’ora di “buco”, ci sono ulteriori ipotesi inquietanti. Esistono sostanze e sistemi per indurre un’alterazione alcolica nel sangue, come quella rilevata dall’autopsia nel corpo di Haider, che poi non lasciano traccia.
La storia di Haider gay è sempre affiorata come un fiume carsico, ogni volta che era alla ribalta. Ieri, un suo presunto amante era tranquillamente seduto al tavolo con la moglie del governatore dopo il funerale. A dimostrazione dell’inconsistenza delle voci. Il governatore del Veneto, Giancarlo Galan, presente al funerale, alla domanda sulla presunta omosessualità di Haider ha tagliato corto: «Chi se ne frega».
Haider sarebbe uscito sbronzo dallo «Stadtkraemer» poco dopo l’una di notte. Rifiutando addirittura un passaggio. «Anche se così fosse, perché non si è fermato a casa sua a Klagenfurt essendoci passato davanti per smaltire la sbornia?», sostiene una fonte del Giornale. Invece ha proseguito per pochi chilometri, guidando ad alta velocità, fino al luogo dello schianto mortale. Poi il corpo è stato portato a Graz, fuori dalla Carinzia. I familiari non hanno potuto vedere il loro caro per quasi quattro giorni. Dall’autopsia è venuta fuori la storia del tasso alcolico, oltre tre volte il normale, spifferata ai giornali. Per questo motivo è stato denunciato il procuratore di Klagenfurt incaricato dell’inchiesta.

www.faustobiloslavo.com




L'equazione tra il diritto e il torto minaccia Israele e tutto l'Occidente

Il Giornale, 17 luglio 2008

http://www.fiammanirenstein.com/

Non è solo un fallimento di Israele lo scambio di ieri mattina a Rosh HaNikra, dove i corpi dei due soldati rapiti Ehud Goldwasser ed Eldad Regev sono stati barattati con cinque terroristi vivi. Tra loro Samir Kuntar, che assassinò a colpi di calcio di fucile una bambina di quattro anni e suo padre. La madre ancora oggi ricorda le sue urla di gioia nell’uccidere l’infante. Si tratta di un grande fallimento strategico per la nostra civiltà intera, di una dichiarazione d’impotenza di fronte al grande fenomeno del terrorismo senza pietà che abolisce quello che abbiamo costruito sull’esperienza della crudeltà delle guerre tradizionali: la Convenzione di Ginevra, la Croce Rossa, i meccanismi di protezione dei prigionieri di guerra.

 È il meccanismo intero della protezione morale dalla crudeltà insita nell’uomo che è cancellato nello scambio di ieri, più ancora che dai precedenti scambi che avevano coinvolto migliaia di prigionieri, perché le condizioni della guerra al terrorismo sono cambiate. Israele è una prova, in questo caso, dell’incapacità della civiltà giudaico-cristiana, che ha posto i mattoni dei diritti umani, di difendere se stessa e i propri figli, di fronteggiare il sadismo e il desiderio di predominio tramite la violenza, come se essi fossero stati magicamente cancellati dalla natura umana. Con questo scambio il terrorismo islamico prende in giro i principi morali e le buone intenzioni del nostro mondo. Ieri, in Medio Oriente si è visto infatti uno scoraggiante spettacolo: il Libano, certo sospinto da Hezbollah, festeggiava con enorme pompa un terrorista, Samir Kuntar, che ha sfasciato la testa di una bambina di quattro anni; dall’altra parte, una società democratica piangeva i suoi morti e alla pietas della sepoltura e alla pressione dell’amore familiare sacrificava un bene fondamentale: il rispetto del nemico e la sicurezza che a uno sgarro seguirà una punizione.
Fouad Siniora, presidente libanese, di cui non si sa dove finisca l’acquiescenza nei confronti del suo peggior nemico, Hezbollah, si è dichiarato partecipe ai festeggiamenti, mentre il leader israeliano Shimon Peres firmava la grazia per Kuntar con volto di pietra, stabilendo tuttavia l’eccellenza morale del fatto che Israele sia l’unico Stato al mondo che liberi terroristi dalla cella in cambio di corpi e pezzi. Con lui, la portavoce dell’esercito Miri Eisen si è vantata della scelta morale senza paragoni di riportare i ragazzi a casa comunque, permettendo così loro di andare in guerra con un sostegno senza limiti.
Qualcuno potrebbe compiacersi della tanta grandiosità morale dell’unica democrazia del Medio Oriente (nell’85, 1150 prigionieri furono scambiati per tre soldati), se i risultati non contenessero i germi di terribili danni per il futuro d’Israele, e in generale per l’Occidente. Eccone le ragioni. Lo scambio toglie valore alle regole internazionali. I nemici d’Israele non seguono nessuna delle norme stabilite dalla Terza e dalla Quarta convenzione di Ginevra, per cui i prigionieri hanno determinati diritti per quanto riguarda le loro condizioni di vita e le comunicazioni con il mondo esterno. Israele tratta, anche con l’aiuto di Stati stranieri, con gruppi terroristici che compiono continui crimini di guerra (attacchi deliberati contro civili, travestimenti da civili per compiere crimini, torture e mancanza di qualsiasi informazione sui prigionieri, smembramento di corpi per scambi) e ha a che fare con Hezbollah. Uno scambio come quello di ieri promuove il movimento libanese agli occhi dell’opinione pubblica araba e islamica, rendendolo vittorioso e potente oltre la misura, insomma ne fa un interlocutore alla pari e anche superiore. Agli occhi del suo mondo, il segretario generale del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, è l’Osama Bin Laden sciita: un leader guerriero che mette in ginocchio l’Occidente, che distruggerà Israele, che oltre ad avere ormai diritto di veto presso il suo stesso governo ottiene anche il plauso attivo del presidente Siniora.
In secondo luogo, dato lo scambio così diseguale avvenuto ieri, è naturale che i nemici d’Israele vedano il rapimento sempre più come un investimento fruttuoso, tramite il quale non si perde quasi niente, persino se i rapitori sono catturati, dato che in Israele non c’è la pena di morte. Neppure uccidere gli ostaggi di fatto cambia qualcosa, dato che gli israeliani sono pronti anche a cedere terroristi in cambio di cadaveri o pezzi di cadavere. Lo scambio intenso in questi termini dunque prepara altri rapimenti e fa crescere la possibilità che i soldati o i civili rapiti siano maltrattati e persino uccisi con facilità. Come ha detto Yoram Shahar, fratello del poliziotto vittima, fra gli altri, di Kuntar: «Il rilascio di oggi è il rapimento di domani». I genitori del soldato di leva Gilad Shalit, nelle mani di Hamas da due anni, hanno fatto di tutto per evitare che durante la cattività del figlio ventenne fosse liberato Kuntar in cambio dei due soldati morti: è evidente quale sia la natura della loro terribile preoccupazione. È anche evidente un altro successo dell’organizzazione filo iraniana: ha potuto nei mesi passati riarmarsi grazie al passaggio di 40mila missili iraniani tramite la Siria.
Anche l’Autorità nazionale palestinese si è lasciata andare a lodare lo scambio di Hezbollah e Kuntar personalmente. L’Iran festeggia. In generale, quando le organizzazioni terroristiche appaiono forti e vittoriose, i loro sponsor aumentano i finanziamenti e programmano nuove azioni. Non a caso, si sostiene che Hezbollah progetti una nuova guerra nei prossimi giorni. Infine, il sistema giudiziario di qualsiasi Stato democratico può andare in pezzi di fronte all’ingiustizia di rimettere in libertà criminali prima che abbiano servito la loro condanna. Inoltre, secondo tutte le statistiche, i terroristi liberati tornano nella maggior parte dei casi a compiere attentati letali. Dall’anno 2000, 180 israeliani sono stati assassinati da terroristi che erano stati rilasciati dalle carceri. È inutile frugare qui nei problemi che hanno condotto il premier Ehud Olmert ad accettare le impossibili condizioni degli Hezbollah. Lo faremo altrove. In ogni caso, la base del disastro è nell’incredibile fraintendimento che crea un’eguaglianza fittizia nel dialogo, che tale non è, fra il diritto e il torto.



GLI ALPINI PRIMA DEGLI ALPINI

Da "Il Giornale di Vicenza" di Domenica 4 Maggio 2008

GLI ALPINI PRIMA DEGLI ALPINI/1. Antica e gloriosa tradizione oscurata dalla retorica sabauda

Nel 1346 cadorini e friulani respinsero i tedeschi oltralpe

Con questo contributo inizia un viaggio nella storia delle truppe che, prima delle penne nere, difesero le Alpi. All’indomani dell’unità italiana, gli interventi del capitano di stato maggiore Giuseppe Perrucchetti portarono al decreto governativo del 15 ottobre 1872, istitutivo delle prime 15 compagnie.
A Bassano, gli alpini giunsero nel 1875, parte integrante del VI battaglione, e si insediarono nell’ex convento di S. Chiara, in via Da Ponte, già teatro di un continuo andirivieni di soldati austriaci e francesi durante l’epopea napoleonica. Sull’argomento tanto è stato scritto. Nessuno o quasi, ha indagato sugli illustri precedenti degli alpini, sulle indomite popolazioni montanare che per secoli difesero i valichi conducenti alla pianura veneto-lombarda.
Gli alpini vanno considerati gli eredi di una gloriosa e plurisecolare tradizione nelle nostre montagne, ricca di memorabili pagine di storia ignorate dalla retorica sabauda. Per secoli, francesi, svizzeri, austro-tedeschi e slavi tentarono sortite oltre i valichi per impossessarsi non solo di lembi delle Prealpi ma anche della pianura sottostante. Se all’epoca non ci fosse stata la granitica resistenza di tante coraggiose sentinelle alpine, appoggiate dalle truppe della Repubblica di Venezia, il panorama odierno avrebbe potuto essere alquanto diverso.
Nel 1346, Federico Savorgnan costrinse i tedeschi a ritirarsi dal Cadore con soli duecento fanti del Friuli e cinquecento giovani montanari. Riuscì nell’impresa perché, al momento opportuno, i cadorini uscirono all’improvviso dai boschi o con le armi in pugno o facendo rotolare dall’alto grossi massi sui nemici. A.B.P.




Kosovo,"venduti organi di serbi"

http://www.tgcom.mediaset.it/
Del Ponte accusa militari dell’Uck

L’Uck, la formazione paramilitare albanese del Kosovo, eliminava i prigionieri serbi e ne vendeva gli organi in giro per l’Europa.

 La rivelazione shock è di Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale dell’Aja, nel suo ultimo libro "La caccia, io e i criminali di guerra". I fatti risalirebbero all’estate del 1999 quando circa 300 prigionieri serbi furono trasportati in Albania, a Kukes e Tropoje.

I prigionieri serbi in buona salute stranamente non venivano picchiati ma ricevevano pasti regolari. Il perché è spiegato dalla Del Ponte. Dopo una visita medica, i più giovani e sani di quei 300 serbi furono trasferiti in un centro vicino a Burel.
Gli organi trapiantati da Tirana avrebbero raggiunto cliniche all’estero e clienti in grado di pagarli.
I media serbi hanno ripreso con grande attenzione alcune anticipazioni del libro dell’ex procuratore capo, che in Italia uscirà il prossimo 3 aprile.




Serenissimi, nuovo governo

dal Corriere di Verona del 27 gennaio 2008
Le nomine Peroni e Viviani al vertice della « repubblica» dell’ideologo Faccia
Serenissimi, 2 veronesi nel nuovo «governo
»
VERONA – Non c’e che dire. Saranno anche stati e sono dei rivoluzionari». O degli «eversivi» come ha sostenuto la magistratura. Ma su una cosa non c’e dubbio. In termini di «governabilità» non hanno niente da imparare da nessuno. Anzi, di questi giorni qualche lezioncina sulla durata di un esecutivo potrebbero anche darla. II « presidente della veneta Serenissima Repubblica» Luigi Massimo Faccia si è rifatto il governo. Presidente del «Veneto Serenissimo Governo» è Luca Peroni, veronese di Colognola, uno degli otto the partecipò alla «presa» di San Marco nel 1997.

Il pensiero del nuovo presidente:
-Gli altri movimenti?
Sono pseudo genetisti che finora hanno fatto meno di niente. Il nodo importante rimane la cancellazione del referendum del 1866

-Gli altri Stati?
Ci sono Stati esteri con cui dialoghiamo. In primis Israele, per la lotta al terrorismo. Poi c’è un membro permanente all’Onu che ci vede di buon occhio

L’ideologo Faccia nomina Peroni presidente
Il veronese finì in carcere per l’«assalto» a San Marco
«Rivendichiamo l’autodeterminazione del popolo veneto»

Incarico anche per Andrea Viviani. «Non ci leghiamo a nessun partito.
Le elezioni? Non ci consideriamo annessi all’Italia»

VERONA – Non c’e che dire. Saranno anche stati e sono dei «rivoluzionari». O degli «eversivi»come ha sostenuto la magistratura. Ma su una cosa non c’e dubbio. In termini di «governabilità» non hanno niente da imparare da nessuno. Anzi, di questi giorni qualche lezioncina sulla durata di un esecutivo potrebbero anche darla. Sarà che loro si sono sfangati i problemi legati a proporzionale e maggioritario, evitando accuratamente le elezioni e andando a nomina, sarà the hanno un presidente della «repubblica» che decide super partes tutti i membri dell’esecutivo, ma il Veneto Serenissimo Governo riesce in quello che l’italianissima repubblica a quanto pare non sa fare. Vale a dire avere un governo stabile che dura 5 anni. E proprio nei giorni in cui a Prodi è cominciata a traballare la poltrona loro, i Serenissimi, si sono riuniti a Longarone. E lì il «presidente della veneta Serenissima Repubblica » Luigi Massimo Faccia si è rifatto il governo. Mica roba da poco per coloro the vent’anni fa diedero vita alla Repubblica di San Marco non riconoscendosi in quella italiana e dieci anni fa quatti quatti se ne salirono sul campanile di San Marco issandovi la bandiera con il leone alato. L’azione costò il carcere al «commando» e a Faccia, che non vi partecipo ma venne ritenuto, con Giuseppe Segato, l’ideologo del gruppo. Gli anni sono passati, le condanne sono state scontate e da ideologo Faccia è diventato presidente della «repubblica». Tanto the ha nominato il governo. Con uno scopo principe: quello di arrivare all’abolizione del referendum del 1866, definito dai Serenissimi «referendum truffa» sull’annessione del Veneto all’Italia. Presidente del Veneto Serenissimo Governo e Luca Peroni, veronese di Colognola, uno degli otto the partecipò alla «presa»del campanile e che la scontò in carcere. Metalmeccanico, 39 anni tra pochi giorni, Peroni ha presentato il programma del nuovo governo. « II Veneto Serenissimo Governo – ha annunciato – non appoggerà nessun governo italiano che si riconosca e voglia nel contempo continuare sulla strada del piano imperialista dei Savoia… Il Veneto Serenissimo Governo sarà sempre vigile nel rivendicare il diritto all’autodeterminazione del popolo veneto e a denunciare tutti quei loschi personaggi the adoperano e adopereranno termini o simboli della nostra gloriosa storia marciana per ingannare i veneti». Messaggio per nulla velato ai vari partiti «autonomisti». «Sono pseudo movimenti venetisti – taglia corto il presidente Peroni – che finora hanno fatto meno di niente». II presidente è lungimirante. E se non cerca proseliti a breve raggio, punta direttamente all’estero. «Abbiamo avuto diversi riconoscimenti. Intanto stiamo facendo una campagna a fianco di Israele, contro il terrorismo. Poi c’e uno Stato che non dico, che è membro permanente del consiglio di sicurezza dell’Onu che ci vede di buon occhio ». Quale sia tra Cina, Usa, Gran Bretagna, Francia e Usa non è dato sapere. Tra i «ministri» c’e un altro veronese, anche lui con la condanna per San Marco. Andrea Viviani, stesso paese di Peroni, è stato nominato «vicepresidente plenipotenziario, segretario di Stato, ministro di giustizia e responsabile dell’archivi storico ». Ma l’arco del governo è stato coperto tutto, tra ministri vicentini e trevigiani. Della crisi del governo nazionale, i Serenissimi se ne fanno un baffo. «Non lo riconosciamo, non ci interessa», spiega Peroni. Per il quale il ragionamento logico è che «proprio perché non lo riconosciamo non partecipiamo alle elezioni». Avvisati quelli che dalle parti del Veneto Serenissimo Governo vorrebbero provare a rosicare voti.

Angiola Petronio




Marco De Cesero e' il luogotenente del Veneto Serenissimo Governo

Longarone
Parla anche longaronese il nuovo Veneto Serenissimo Governo. Il massimo organo della Veneta Serenissima Repubblica, presieduta da Luigi Massimo Faccia, è stato costituito proprio nella sala Popoli d’Europa di Longarone e vede Marco De Cesero come luogotenente per le Comunità Montane e la zona Dolomitica.

da "Il Gazzettino" del 31/01/2008

LONGARONE
Marco De Cesero è il luogotenente del Veneto Serenissimo Governo
Longarone
Parla anche longaronese il nuovo Veneto Serenissimo Governo. Il massimo organo della Veneta Serenissima Repubblica, presieduta da Luigi Massimo Faccia, è stato costituito proprio nella sala Popoli d’Europa di Longarone e vede Marco De Cesero come luogotenente per le Comunità Montane e la zona Dolomitica. All’incontro, presente un buon pubblico, oltre a emittenti come radio Radicale, ha permesso di programmare una serie di incontri e discussioni con l’obiettivo di stimolare la popolazione veneta a riprendere la strada per l’indipendenza. Tra i presenti anche alcuni di coloro che diedero vita nel maggio del 1997 alla "liberazione" del campanile di San Marco. Luca Peroni, presidente del Governo per il prossimo quinquennio, Andrea Viviani, vicepresidente e segretario di Stato, Demetrio Serraglia, vicepresidente e ministro degli Affari esteri, Valerio Serraglia, ministro degli Interni, Andrea Bonesso Alessandro Battistel, Andrea Paro e Alessandro Mocellin sono ai vertici del governo impegnato nella promozione del rifacimento del referendum del 1866 per il quale sono già state raccolte migliaia di firme. Per i Serenissimi infatti quella consultazione fu illegale e vide l’occupazione illegittima da parte dell’Italia nel Veneto. Sono pronte una serie di iniziative che vedranno in prima fila anche Longarone.




L'allarme di Barak: "L'Iran prepara un'altra Hiroshima"

La condizionale per Teheran è finita. La presunzione d’innocenza garantita dal rapporto dei servizi segreti americani dello scorso autunno non basta più. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sta già valutando la risoluzione contenente le nuove sanzioni contro la Repubblica islamica. Israele lancia, invece, una nuova offensiva divulgando le informazioni raccolte dal Mossad e dall’intelligence militare sul fronte nemico.

L’Iran è vicino alla bomba
la denuncia di Ehud Barak al Washington Post

Testata: Il Giornale
Data: 28 gennaio 2008
Pagina: 0
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «L’allarme di Barak: "L’Iran prepara un’altra Hiroshima"»

Dal GIORNALE del 27 gennaio 2008:

La condizionale per Teheran è finita. La presunzione d’innocenza garantita dal rapporto dei servizi segreti americani dello scorso autunno non basta più. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sta già valutando la risoluzione contenente le nuove sanzioni contro la Repubblica islamica. Israele lancia, invece, una nuova offensiva divulgando le informazioni raccolte dal Mossad e dall’intelligence militare sul fronte nemico.
Quelle informazioni, spiega in un’intervista al Washington Post il ministro della Difesa Ehud Barak, delineano l’esistenza di strutture e impianti clandestini in cui i tecnici controllati dai Guardiani della Rivoluzione studiano e sperimentano l’assemblaggio di testate nucleari. «Per quanto ne sappiamo i loro piani sono ad uno stadio avanzato e hanno superato il livello del cosiddetto progetto Manhattan» spiega Barak facendo riferimento al progetto segreto che portò alla costruzione degli ordigni sganciati su Hiroshima e Nagasaki. Lo scenario, tratteggiato dall’intelligence israeliana sembra delineare l’esistenza di laboratori assolutamente sconosciuti agli ispettori dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica). «Sospettiamo che stiano già lavorando a testate nucleari per missili terra terra – dichiara Barak – e con molta probabilità hanno almeno un altro centro d’arricchimento clandestino oltre a quello di Natanz». Secondo Israele, insomma, quanto l’Iran fa vedere all’Aiea e al mondo è solo la punta dell’iceberg, uno specchietto per le allodole, dietro cui operano impianti assai più sofisticati con finalità esclusivamente militari. «Le più importanti agenzie d’intelligence internazionali dovrebbero concentrare i loro sforzi – auspica Barak – per capire dove siano l’eventuale centro d’arricchimento clandestino e il gruppo che lavora alle tecnologie militari».
La nuova bozza di risoluzione – messa a punto a Berlino la scorsa settimana e approdata ieri all’esame del Consiglio di sicurezza – è un altro sintomo della diffidenza internazionale nei confronti di Teheran. La risoluzione chiede l’immediata sospensione del programma di arricchimento e punta all’introduzione, in caso contrario, di un terzo blocco di sanzioni capace di garantire la sorveglianza degli esponenti alla guida del programma nucleare iraniano. Dunque delle sanzioni ad personam per impedire viaggi all’estero, incontri internazionali o trasferimenti finanziari effettuati da scienziati e comandanti dei Guardiani della Rivoluzione coinvolti nella ricerca nucleare. La messa al bando di alcune personalità del regime era già stata introdotta con due precedenti pacchetti di sanzioni, ma stavolta le restrizioni dovrebbero rivelarsi particolarmente stringenti grazie ad un sistema di controlli e garanzie internazionali.
Teheran in attesa del voto del Consiglio di Sicurezza ribadisce le finalità pacifiche dei suoi progetti e accusa Stati Uniti e alleati occidentali di influenzare l’Onu per vanificare la trattativa avviata in questi ultimi mesi da Teheran e dall’Aiea. «A marzo il vertice dell’Aiea riceverà il rapporto del direttore generale El Baradei su questi mesi di negoziati. Io penso – sostiene il ministro degli Esteri iraniano Manucher Mottaki – che tutti debbano prima attendere quel rapporto».




Dal "Corriere delle Alpi" del 22/01/2008

Dal "Corriere delle Alpi" del 22/01/2008

DOMENICA A LONGARONE
Proclamato il nuovo Veneto Serenissimo Governo

…«Sarà un lavoro lungo», spiega Marco De Cesero che è stato delegato ad occuparsi delle Comunità Montane e della zona dolomitica all’interno del Veneto Serenissimo Governo. «Nel gruppo ci sono diversi bellunesi e insieme costruiremo il programma per la montagna»…

BELLUNO. Si è formato domenica mattina, a Longarone, il Governo di unità patriottica della Veneta Serenissima Repubblica. Ai vertici dell’esecutivo ci sono alcuni giovani, il bellunese Marco De Cesero e diversi esponenti del commando dei Serenissimi che nel maggio 1997 “liberarono” Piazza San Marco occupando il campanile più importante di Venezia. Luigi Massimo Faccia, Andrea Viviani e Luca Peroni, tutti condannati ad oltre quattro anni di carcere dopo quei fatti e Valerio Serraglia che fu solo inquisito, sono ai vertici del governo e impegnati nella promozione del referendum che dovrebbe capovolgere l’esito di quello del 1866.
Per i Serenissimi infatti (ma lo pensano anche altri) quella consultazione fu una farsa che spalancò le porte all’illegittima occupazione italiana del Veneto. L’incontro di domenica a Longarone prevedeva la nomina e la proclamazione del nuovo governo, ma anche una conferenza sulle ragioni del referendum per la costituzione dello Stato Veneto indipendente.
«Sarà un lavoro lungo», spiega Marco De Cesero che è stato delegato ad occuparsi delle Comunità Montane e della zona dolomitica all’interno del Veneto Serenissimo Governo. «Nel gruppo ci sono diversi bellunesi e insieme costruiremo il programma per la montagna».
I Serenissimi hanno già affrontato diversi temi: dall’identificazione dei valori-legge (che si riconducono a sette “comandamenti”) alla creazione di una Veneta Serenissima Armata. Il rispetto per l’ambiente, la lingua e la cultura sono gli argomenti che più stanno a cuore al movimento, ma prima viene la “bonifica” del Veneto dalle cose negative portate con l’occupazione italiana. (i.a.)




L'AUTOGOL DEL CRETINO

www.ilgiornale.it

articolo di Mario Giordano – mercoledì 05 dicembre 2007

Siccome la mamma dei cretini è sempre incinta, oggi dobbiamo festeggiare un altro fiocco azzurro. Si tratta di un consigliere comunale della Lega che ha invitato testualmente a usare contro gli stranieri «metodi nazisti», cioè la decimazione delle Ss. L’espressione è talmente insopportabile che il solo fatto di averla riportata qui ci provoca l’orchite bilaterale, altresì detta giramento dei cosiddetti.

Il fatto è successo a Treviso. Un po’ ci spiace: Treviso meriterebbe ben altre citazioni. Ma come diceva l’economista Carlo Cipolla, la stupidità è diffusa in modo omogeneo dappertutto. E poi da quelle parti può succedere che di sera si esageri un po’ con prosecco e spritz. Anche il cervello si riduce a un’ombra.
Vorremmo essere chiari: sarà pure stato ubriaco, avrà avuto un mancamento dei tessuti connettivi o un corto circuito cerebrale, non lo so. Ma non ci sono scuse per simili enormità: quel consigliere va condannato senz’appello. E espulso da tutti i partiti democratici con lettera d’infamia e sommo disonore. Magari anche qualche pomodoro in faccia.
Abbiamo citato prima Cipolla. La sua famosa quinta legge diceva che la persona stupida è la più pericolosa che esista. E infatti quel consigliere comunale forse nemmeno si rende conto del danno che le sue parole possono provocare. Non a caso c’è subito stato un ministro come Ferrero che le ha prese a simbolo di un’intera cultura. In pratica, come il manifesto del Nord in camicia verde-bruna, nazista e razzista.
Figurarsi: non aspettano altro i principi del politicamente corretto. Non aspettano altro per poter scrivere con soddisfazione che la vera emergenza non è l’immigrazione senza regole, ma la xenofobia della gente settentrionale. Non aspettano altro per chiamare alle armi contro il «movimento antistranieri» capitanato dai «sindaci nordisti», e per chiedere che la lotta contro le «politiche discriminatorie» diventi una delle priorità del centrosinistra. Non aspettano altro per accusare il Triveneto di «deriva razzista» vicina, addirittura, a «esiti drammatici».
Da giorni questo quotidiano sta seguendo con interesse il fermento che è partito da Cittadella. I sindaci del Nord si sono fatti interpreti di un malessere diffuso fra i loro cittadini, e cercano di dare, all’interno delle norme esistenti, una risposta al problema sicurezza. È una battaglia giusta, sacrosanta, ed è persino una battaglia che si può vincere. A patto di non scivolare: c’è chi non aspetta altro che tre parole spropositate per impiccare a quelle tutte le cittadelle del Nord. Si possono evitare quelle parole? E già che ci siamo, si possono evitare anche i cretini? Lo chiesero un giorno al generale De Gaulle. E lui rispose: «Programma molto ambizioso».