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Geopolitica: Italia-Jugoslavia a confronto

Studio di Demetrio Serraglia sulla geopolitica dell’ex Jugoslavia

Ogni movimento di liberazione non può limitarsi a guardare esclusivamente alla propria politica interna ma deve rapportarsi con gli insegnamenti che la storia e la politica estera gli danno. Per noi Veneti è necessaria un’analisi delle dinamiche che portarono nel recente passato i popoli della Mitteleuropa a riacquistare il proprio libero arbitrio.
Nell’analizzare la storia jugoslava e le innegabili contraddizioni di quell’area molti esperti fanno coincidere e confondono le rivendicazioni di autodeterminazione, sancite da vari trattati internazionali, con le idee personali dei vari leaders nazionalisti:  bisogna distinguere le affermazioni di principio con la loro applicazione pratica e quindi con la loro interpretazione. Giusto è il principio dell’autodeterminazione, sbagliata e la sua interpretazione a fini nazionalistici. Molti si ergono a giudici della liceità di queste rivendicazioni, non sta a noi valutare se uno Stato abbia avuto interessi a proclamarsi indipendente, ma è giusto che nell’applicare il proprio diritto all’autodeterminazione sia mantenuto il medesimo diritto anche per le eventuali minoranze al proprio interno.
Nella Jugoslavia è bene ricordare che non sono state le repubbliche a causare i conflitti, ma il central-colonialismo Belgradese che voleva mantenere il proprio potere burocratico parassitario sull’intera federazione.
Nella sua storia la Jugoslavia ha sempre avuto difficoltà a confrontarsi con le questioni nazionali e religiose al proprio interno, difatti è composta da diversi popoli (principalmente Sloveno, Croato, Ungherese, Serbo, Macedone, Albanese, Montenegrino), e da diverse religioni (Cattolica, Ortodossa, Islamica). Tale varietà di composizione ha creato problemi di convivenza ed è stata la causa delle diverse istanze e rivendicazioni territoriali al suo interno. Nel dopoguerra, per ovviare a questi problemi, si è cercato di trovare delle soluzioni a livello costituzionale; l’artefice principale di questi tentativi è lo sloveno Edvard Kardelj, uno dei collaboratori più stretti di Tito. Tutte le costituzioni che si susseguirono nei 40 anni della Repubblica Jugoslava erano fondate sui principi cardine del diritto all’autodeterminazione e alla secessione, e grazie a questi due diritti inalienabili di tutti i popoli le Repubbliche costituenti la Federazione Jugoslava riuscirono a conquistare la loro indipendenza.
L’Italia, nonostante affermi di battersi per la libertà dei popoli e di essere uno Stato democratico, continua a reprimere i popoli che durante il XIX secolo ha unito forzatamente negando ogni diritto all’autodecisione. È bene ricordare che ciò che è successo in Jugoslavia nel recente passato è successo in Italia nel corso del 1800, e che il ruolo dei carnefici era interpretato dagli antenati dell’odierna repubblica italiana: il Regno di Sardegna. Vanno sempre ricordati i campi di concentramento e le deportazioni fatte in ogni parte d’Italia da parte dei sabaudi all’unico fine di allargare il loro staterello.
A questo punto della mia analisi è difficile affermare chi sia meglio tra Italia e la vituperata Jugoslavia.
Molti non sanno che sul finire della seconda guerra mondiale si discusse se le regioni del nord est italiano dovessero essere incorporate dalla Jugoslavia, non so quanto avremmo sofferto ma so che ora saremo indipendenti. Pensate che io abbia dimenticato le foibe? No! Non ho dimenticato le foibe ma tantomeno non dimentico le continue violenze che vengono fatte da parte dell’occupante italiano nei confronti  del Popolo Veneto. Violenze di ogni tipo: contro chi lotta per l’autodeterminazione della Veneta Nazione; contro la cultura Veneta (lingua, tradizioni, usi e costumi). Quello che sta perpetrando lo Stato Italiano nei confronti del Veneto è un etnocidio culturale che nulla ha a da invidiare a quanto hanno fatto i regimi più reazionari e antidemocratici. Non bisogna scordare che da quando il Veneto è stato occupato dall’Italia ben 9 milioni di Veneti sono stati costretti a lasciare la loro terra natale per evitare la sicura morte per stenti: questa è la nostra diaspora!
Non pretendiamo che l’Italia conceda al Veneto le stesse libertà che la costituzione Jugoslava ha concesso alla Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Macedonia, ci auguriamo che la comunità internazionale non rimanga sorda alle istanze di autodeterminazione del Veneto Serenissimo Governo quale rappresentante del Popolo Veneto e unico erede della Veneta Serenissima Repubblica.

Demetrio Serraglia
Componente del Veneto Serenissimo Governo




La "Mucca Pazza" e l’economia agricola veneta

Analisi dell’agricoltura veneta da parte della commissione istituita dal VSG


La vicenda “Mucca Pazza” sta sconvolgendo il mondo agricolo e tutta la filiera produttiva, commerciale ad essa legata, e le abitudini alimentari di milioni persone.
In queste settimane tutti noi abbiamo dovuto sentire, leggere e vedere di tutto e il contrario di tutto in questo impressionante polverone mediatico che ha disorientato, impaurito, allarmato e terrorizzato con video scioccanti, oltre ogni logica ragionevole, la pubblica opinione. Il Veneto Serenissimo Governo non riesce ancora a vedere e capire dove il regime “nero-rosso” italiano voglia veramente arrivare, aldilà di una generica e scontata “tutela” della salute dei cittadini. I dubbi che con questa ennesima emergenza si cerchi di favorire qualche lobby, o peggio, molto peggio si voglia coprire altri fatti che stanno esplodendo in tutta la loro inaudita gravità sono molto forti. Il Veneto Serenissimo Governo non vuole sostituirsi ad esperti, luminari, responsabili di associazioni professionali, allevatori, ecc., o innescare penose finte contrapposizioni e polemiche pre elettorali, queste prese in giro alla gente non ci appartengono. Ma il  Veneto Serenissimo Governo ritiene suo dovere intervenire visto che è in ballo la salute dei Veneti e il futuro di centinaia e centinaia di allevamenti e migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti, con tutti i drammi familiari che ne conseguono. È bene ricordare che l’allevamento (latte e carne) è il cardine della nostra agricoltura, basti pensare che circa il 40% di tutta la carne bovina prodotta nello stato italiano proviene dal Veneto. Ben 26222 aziende latte-carne sono presenti nel nostro territorio, e con l’indotto generano ogni anno migliaia di miliardi di fatturato e investimenti di portata e concretezza ben superiore a molti settori della cosiddetta vecchia e nuova economia, questi dati parziali devono far riflettere tutti.
Il problema BSE non è certo una novità di questi mesi per gli addetti ai lavori, personale medico e veterinario, responsabili politici. La malattia si è manifestata per la prima volta nel regno unti tra il 1985-86 e in Italia con alcuni capi importati nel 1994. Anche se studi risalenti agli anni 20 ponevano i primi seri dubbi sull’uso di mangime di origine animale per alimentare i ruminanti, da 7 anni questi mangimi o farine proteiche sono proibite, ma nonostante il divieto venivano prodotte tranquillamente e vendute a prezzi molto bassi tali da invogliare un allevatore poco scrupoloso ed onesto ad abbandonare i sistemi tradizionali di alimentazione per sistemi che comportano investimenti, attrezzature specifiche, conoscenza, professionalità, l’uso di prodotti aziendali, molto lavoro e una continua presenza (giorni festivi compresi) in azienda: il risultato finale dell’abbandono nelle farine animali è un prodotto migliore per qualità, gusto e salubrità.
L’impiego di questi intrugli di farine  animali non solo servivano ad integrare la razione alimentare per aumentarne la resa, ma lo scopo finale era di portare l’allevamento di questi ruminanti in batteria sul modello degli animali monogastrici: un vero atto contro natura, e la natura si è ribellata.
Era forse il caso, visto gli interessi di ogni genere in ballo e la sicurezza alimentare, che i politici “veneti” e i loro collaboratori che vegetano nel consiglio regionale, il quale pomposamente è stato definito “governo veneto”, comincino ad occuparsi del problema invece di rianimarsi a comando dei loro padroni romani solo per miserabili polemiche di bottega partitica o tornaconto personali. La difesa in questo caso degli interessi agricoli e della salute dei Veneti e di tutti coloro che acquistano e si cibano dei nostri prodotti, non rientra nelle loro grandi vedute.
Il Veneto Serenissimo Governo a costo di essere ancora una volta ripetitivo chiede se si è fatto uno studio serio sul futuro della nostra agricoltura veneta e quali indicazioni per il futuro sono state date ai nostri agricoltori e allevatori: devono continuare questo mescere si o no? e quali sono le eventuali alternative? e ancora, quali ricerche sono state fatte per sviluppare nuovi modi di fare agricoltura compatibilmente con quello che resta del terreno ad uso agricolo, devastato per sempre da una folle dissennata e criminale “politica urbanistica” di questi ultimi 35 anni? Il nostro territorio è diventato un blocco continuo di cemento.
La nostra agricoltura veneta è in pericolo e senza nessuna risposta dallo stato italiano anche a causa dell’affacciarsi di nuovi Paesi con grandi possibilità agricole che potrebbero in tempi brevi, agevolati paradossalmente dalla vicenda “mucca pazza”, scardinare questo nostro tradizionale comparto economico.
Chi valuta le nuove tecnologie per saggiare l’impatto sull’ambiente e le eventuali conseguenze per la salute di uomini, animali e piante ricordiamo che ad esempio dal 1996 l’Italia importa, con l’assenso dell’attuale ministro per le politiche agricole, migliaia di tonnellate di soia transgenica che finiscono nei nostri cibi  e nella razione degli animali che poi mangiamo. Le nostre gloriose università a che servono? se per qualsiasi decisione in materia dobbiamo dipendere da Roma.
E ancora, quale ente Veneto è preposto per garantire, valorizzare e certificare con assoluto rigore la qualità e la genuinità dei nostri prodotti? Tutto questo anche in previsione del tumultuoso sviluppo che sta avvenendo attorno a noi. Il tempo e i mezzi non mancavano per tutelare garantire ed innovare, nel rispetto del nostro fragile ecosistema veneto, la nostra agricoltura. Nulla è stato fatto di concreto in questa direzione: solo chiacchiere e annunciazioni frutto dell’emergenza e dell’ennesima prossima tornata elettorale, per far vedere che qualcosa si fa (si veda la proposta di istituire l’anagrafe bovina veneta, qualche mese prima di quella italiana).
Perché colpevolmente si continua a disattendere gli insegnamenti della nostra straordinaria Veneta Storia. Ricordiamo a questi smemorati, che pretendono di governare i veneti, che già secoli orsono la nostra gloriosa Veneta Serenissima Repubblica controllava i prodotti alimentari da truffe e manipolazioni e li seguiva dal campo al consumatore applicando il bollo di S.M. come sinonimo di garanzia  e qualità. Chi contravveniva alle disposizioni di legge pagava pesantissime pene (e le leggi venete non si aggiravano con cavilli) che consistevano nella confisca dei beni e dell’attività. Non a caso i contadini veneti e non furono per secoli baluardo inespugnabile nella difesa della Veneta Serenissima Repubblica dai suoi nemici, come ebbero modo di vedere e scrivere Machiavelli, Priuli, i generali Napoleonici, ecc. Questo è dovuto al rispetto e alla considerazione che la Repubblica aveva per i propri contadini.
È tristissimo notare come ancora una volta, nonostante il danno enorme che il Nostro Veneto sta subendo, i diretti interessati come unica risposta si sono adeguati alle direttive delle varie associazioni sindacali e di settore italiane. Queste direttive si manifestano con il solito scontato blocco delle frontiere; le invettive contro altri paesi europei; le adunate sfoga popolo con fischietti, uova e bandiere di fronte ai palazzi del potere centralista; l’accordarsi prontamente con le assicurazioni degli “esperti” governativi che la carne “italiana” grazie ai controlli “severissimi”; e via delirando, era immune dalla BSE. Purtroppo questo non solo non era vero ma ogni giorno si scopre una realtà sempre più fosca e un’illegalità c
osì diffusa da far accapponare la pelle: bestie importate illegalmente, certificati falsi nella compravendita di farine animali e mangimi tossici e pericolosi, macelli clandestini e in una regione superiore al 30%, ecc., ecc.
Arrivati a questo punto gli allevatori veneti onesti, e sappiamo che anche a casa nostra bisogna con la massima urgenza fare una profonda e radicale pulizia, devono essere in prima fila in questa opera risanatrice, e prendere atto che questa è l’ennesima prova che questo stato artificiale non può essere riformato, indipendentemente da chi comanda o “governa”, essendo nato nell’illegittimità e continua a sopravvivere nell’illegalità. Gli allevatori, se credono nel futuro delle loro aziende e del loro lavoro, devono abbandonare tutte queste divisioni e fare fronte unico in questo difficile momento riscoprendo l’antica dignità e capendo che solo lottando affinché il Veneto riacquisti la sua millenaria libertà di Nazione Storica d’Europa si potrà vedere una rinascita e non solo in questo settore. In caso contrario non saranno né le marce di trattori, le proteste pilotate o le promesse miracolose della “cosiddetta opposizione” a salvare gli allevamenti e le aziende, né tanto meno le elemosine elargite dal potere romano, il cui vero scopo e tenere gli allevatori legati al carro centralista.
Un’ultima osservazione: che senso ha avere primati economici a livello mondiale e un prodotto interno lordo superiore a molti paesi europei se, per far fronte ad un’emergenza che interessa un settore della vita economica veneta, non si è in grado di provvedere con i propri mezzi. Tutta questa ricchezza del nord-est, così sbandierata, dov’è finita? A cosa servono questi vegetali parcheggiati per volontà partitica a Venezia  al Nostro Popolo?
Il Veneto Serenissimo Governo da anni con grandissimi sacrifici ha indicato nel rifacimento del Referendum del 1866 e nella via marciana che ha garantito per 1100 anni libertà, giustizia, prosperità, buon governo, onestà pubblica e privata l’unica strada che tutti i Veneti devono percorrere, sorretti dal coraggio e dall’esempio di altissime virtù civili e morali dei nostri grandi eroi,  per poter affrontare e risolvere le sfide già cominciate del prossimo futuro. Sta a voi scegliere.
Venezia, 5 febbraio ’01  

                                                 

Veneto Serenissimo Governo



SMASCHERIAMO LA TRUFFA. 21 ottobre 1866: una farsa.

Referendum Subito!
Contro il tentativo di annullamento del Veneto Popolo da parte dello Stato central – colonialista italiano.

 

 

Noi del Veneto Serenissimo Governo esistiamo e lottiamo pagando pesanti conseguenze per difendere il diritto della Veneta Serenissima Repubblica ad essere riconosciuta come nazione storica d’Europa. La Veneta Serenissima Repubblica ha tutti i diritti storici e giuridici di stare alla pari con tutti quei stati che compongono l’attuale Europa e che si sono affacciati come stati dopo la Veneta Serenissima Repubblica. Tutta l’Europa deve la sua sopravvivenza a l’eroica marina Veneta e ai suoi comandanti, essi erano alla testa delle navi che a Lepanto hanno saputo fermare l’aggressione islamica alla nostra terra.
Per difendere i diritti della Veneta Patria nel quadro di un confronto democratico e trasparente, riteniamo necessario rifare il Referendum del 1866:
1° perché quel Referendum si è svolto al di fuori degli accordi liberamente sottoscritti da Austria e Francia e accettate dal Regno di Sardegna (vedi Atti del III Congresso del Veneto Serenissimo Governo).
2° perché la costituzione italiana sotto il profilo dell’unità statale è completamente blindata, al di fuori di qualsiasi reale possibilità di modifica.
Pertanto esistono  le condizioni per baipassare la costituzione del 1948, richiamandosi agli accordi di Cormons e alla Pace di Vienna. Questo nostro diritto è ormai riconosciuto da importanti costituzionalisti e storici. Noi ribadiamo che in questo contesto la Veneta Nazione non vuole secedere  dal resto della penisola italiana ma verificare se il popolo Veneto ha mai dato il suo assenso libero e democratico all’entrata in Italia (fermo restando che tutti i popoli hanno il diritto alla secessione e alla resistenza). Quindi noi pretendiamo che il Referendum sia rifatto sotto controllo internazionale.
Nel contempo non comprendiamo perché, giustamente, l’ONU abbia imposto all’Indonesia il Referendum a Timor Est e non sia altrettanto energico nell’imporre il Referendum nel Veneto, le analogie tra il Veneto e Timor Est sono evidenti a tutti:
–          L’Indonesia ha occupato Timor Est sostituendosi al colonialismo Portoghese e impedendo lo svolgimento del Referendum come da accordi, tant’è che il popolo di Timor Est riconosceva l’autorità dei portoghesi sul suo territorio.
–          L’Italia ha occupato il Veneto sostituendosi all’Austria impedendo, con l’occupazione militare ed in spregio a tutti i trattati, un libero referendum.
In questo il Veneto Serenissimo Governo chiede all’Austria di essere coerente con quanto da essa sottoscritto (ricordiamo all’Austria che migliaia di Veneti sono morti per impedire all’Italia di entrare nel territorio Veneto. Ricordiamo che a Lissa i marinai Veneti al grido di viva San Marco hanno catturato la bandiera da guerra della marina sabauda. A Sodowa interi battaglioni di Veneti non sono arretrati pur inferiori di armi e uomini alla cavalleria prussiana.).
Facciamo presente a tutte le istituzioni internazionali e alle autorità italiane che nessun organo legittimo ha mai consegnato la nostra indipendenza a chi che sia. La resistenza del popolo Veneto  al potere dell’occupante dopo il 1797 è stata una costante: dalle Pasque Veronesi alla Repubblica del 1848–49, alla resistenza del 1943–45 (quando le autorità italiane consegnarono intere province Venete al Terzo Reich), alla costituzione della Liga Veneta (convegno di Feltre), alla costituzione del Veneto Serenissimo Governo nel 1987, la stessa vicenda del Campanile di San Marco e molti altri episodi stanno a dimostrare che esiste un filo anche se a volte molto sottile che ci unisce alla millenaria Veneta Serenissima Repubblica. I governi italiani succedutesi dal 1866 non hanno mai risolto i problemi che qualsiasi stato dovrebbe risolvere. L’occupazione del Veneto da parte dell’Italia ha significato per le nostre genti lacrime, sangue e miseria: la tassa sul macinato, cioè la tassa sulla povertà, ha gettato nella miseria il nostro popolo e tutto ciò ci ha costretti a una emigrazione di massa negli angoli più sperduti del mondo lasciando famiglie affetti e amici, non bisogna mai dimenticare che il Veneto della diaspora ammonta a 9.000.000. Inoltre i Veneti sono stati costretti contro la loro volontà a partecipare ad una serie di guerre d’aggressione volute dai governi italiani:
aggressione dello Stato Pontificio –1870,
aggressione all’Eritrea e Somalia –1890,
aggressione alla Turchia nel suolo Libico –1911/12 (con la feroce repressione dei patrioti tra cui l’eroe Omar El Muktar),
aggressione all’Austria –1915/18 (non bisogna mai dimenticare che il territorio Veneto è stato devastato durante la prima guerra mondiale, intere popolazioni sono state sradicate dalle loro case e dalle loro terre, il nobile popolo Cimbro è stato disperso per sempre. Questo non sarà mai dimenticato dal nostro popolo.),
aggressione all’Etiopia –1935 (con impiego di Gas e sterminio di sacerdoti e fedeli nel loro santuario definito la Lourdes di Etiopia),
aggressione alla Spagna – 1937,
aggressione all’Albania –1939,
Seconda Guerra Mondiale 1940-45 (aggressione a Francia, Inghilterra, Jugoslavia, Grecia, URSS, USA),
aggressione alla Repubblica Federativa Jugoslava –1999.
Tutti questi episodi e molti altri giustificano il nostro diritto morale e giuridico nel pretendere un  Referendum che ristabilisca il rispetto della nostra volontà di Nazione storica d’Europa.
È evidente che le forze politiche legate a Roma mettono in atto tutta una serie di manovre diversive (federalismo, autonomia, e altro) nel tentativo di dividere e impedire che il nostro popolo prenda coscienza dei suoi diritti storici e morali, ma questa manovra si sta smascherando, si vedano gli ultimi sondaggi dove sempre più Veneti hanno capito che il federalismo non può essere raggiunto se non conquistiamo il nostro libero arbitrio. Nessuno può pensare che senza pari dignità sia possibile una qualsiasi trattativa per un nuovo assetto costituzionale nella penisola italiana, la pari dignità si conquista con la nostra totale indipendenza e solo in seguito il popolo Veneto sceglierà come affrontare il terzo millennio, nessuno può sostituirsi né l’Italia né l’Europa alla nostra libera volontà.
Compito di tutti i Veneti che amano al propria terra è quello di accantonare tutte le questioni particolari, ideologiche, politiche e settoriali che sono elementi di divisione e di scontro per ritrovare quell’alleanza che ci permetterà di contrastare chi dal 1866 ha tolto a noi Veneti la libertà politica, economica, culturale, e a tentato di toglierci anche la dignità. Noi del Veneto Serenissimo Governo non siamo legati a nessuna tentazione elettorale come abbiamo solennemente detto al Terzo Congresso e come abbiamo ripetutamente affermato sulla stampa e alla televisione. Noi siamo un movimento di liberazione monotematico con un unico scopo: lottare per il Veneto libero. Questo è il nostro solenne giuramento, ciò nonostante noi non riteniamo elemento di rottura se altri accettano la competizione elettorale italiana. Noi riteniamo che questa contraddizione possa essere risolta all’interno del popolo, a condizione che ci sia un atteggiamento di appoggio incondizionato al rifacimento del Referendum del 1866. Nessuno deve ritenere d
i avere la primogenitura rispetto al Referendum, questo è un patrimonio del nostro popolo pertanto nessuno può usarlo strumentalmente per altri fini. Il Referendum è Referendum è ci darà la nostra libertà. Il futuro è nelle nostre mani.

Valerio Serraglia

Componente del  VSG




Imperial-Globalismo nemico del Veneto e produttore di nuovi schiavi

Analisi sul degrado economico portato dal capitalismo nel Veneto.


 

L’imperial-globalismo e l’immigrazione extracomunitaria non stanno diventando un problema ma lo sono già, e grave; che ci sia la necessità di porvi urgentemente rimedio deve essere per tutti noi una certezza assoluta. D’altra parte, è evidente che questo regime centralista e coloniale non vuole risolvere questi come altri problemi: è contro la sua stessa natura demolire l’impianto su cui regge il proprio potere oppressivo.
Entrando nello specifico, vediamo che il problema degli extracomunitari presenta aspetti funzionali al sistema di controllo e di sfruttamento delle risorse umane e territoriali della nostra Veneta Patria.  Se questa necessità di manodopera è reale, essa la si può soddisfare creando le condizioni per favorire il rientro dei Veneti della diaspora (9.000.000 di persone), dando loro una casa dignitosa e adeguata, pagando il viaggio di rientro per tutto il nucleo famigliare, contributi, coperture sociali e quanto altro necessiti, per porli sullo stesso piano degli altri cittadini Veneti. Non crediamo ci siano dubbi che con i 9.000.000 di Veneti della diaspora non si possano coprire le attuali e future necessità dell’economia Veneta. Ciò porterebbe tra l’altro a liberare posti di lavoro per le popolazioni autoctone nei paesi dove oggi risiedono i nostri emigranti meno fortunati.
La confindustria, che si dimostra molto "generosa" con gli extracomunitari chiedendo a gran voce che si costruiscano per loro alloggi (ovviamente con i soldi nostri), è viceversa intransigente quando si tratta di tirare fuori qualche spicciolo per lavoratori autoctoni. Non bisogna mai dimenticare che anche nella penisola italiana esistono molti Veneti, emigrati a suo tempo in altre "regioni", pronti a rientrare se ce ne fossero le condizioni. Ma se per un istante volessimo prendere per vero quanto affermato dalla confindustria, perché non trasferire una quota di produzione priva della necessaria forza lavoro nei paesi del terzo mondo? Tutto questo eviterebbe il depauperamento delle forza lavoro locale e creerebbe i presupposti per un riscatto di questi popoli sfruttati. Altra obbiezione della confindustria è quella che gli extracomunitari fanno lavori che i "bianchi" non vogliono più fare, e qui la confindustria e i suoi servi sciocchi gettano definitivamente la maschera: non si vogliono lavoratori con la dignità di un essere umano, bensì degli schiavi da usare e gettare, facendo cadere i costi economici e sociali sulla collettività.
Qualcuno è in grado di dirci se tale logica è molto diversa da quella degli schiavisti che facevano lavorare i "negri" nelle piantagioni di cotone, di caucciù, ecc.?
Tutti i primati, il lavoro, e la ricchezza prodotta dal Veneto dove sono finite? Alla nostra terra rimangono i debiti dell’Italia per 2.500.000 miliardi, le pensioni a rischio, il nostro territorio devastato oltre ogni limite, la disgregazione sociale del nostro popolo, e la vita sempre più dura per le classi meno abbienti.
Ha senso nel 2001 chiedere braccia non qualificate, farle venire dai luoghi più poveri e lontani del pianeta. Per tenere in piedi attività economiche obsolete, e incompatibili con la Nostra Società. Perché in tutti questi anni non si è dato vita a una seria ricerca per sviluppare nuove idee, tecnologie, e sistemi di lavoro innovativi come la Nostra Storia Veneta ci insegna e il Veneto Serenissimo Governo ha da sempre auspicato. Invece si è voluto scimmiottare sistemi economici e di lavoro che non ci appartengono culturalmente, e il nostro deficit brevettuale conferma impietosamente tutto questo.
Quello che si deve fare, per noi Veneti, è una battaglia contro lo schiavismo montante della confindustria e dei suoi lacchè sindacali, parassiti dei lavoratori e servi del imperialismo central colonialista e del potere economico.
La Chiesa, di fronte a ciò, non può essere insensibile, ma deve intervenire facendo una scelta antischiavista e di libertà.
I lavoratori devono prendere coscienza che attraverso questa linea della confindustria e del sindacato essi subiscono e subiranno continui ed ulteriori ricatti, sia sul piano economico, sia sul piano sociale.
Il volontariato, i movimenti e le organizzazioni giovanili e quant’altro rappresenta il cosiddetto disagio sociale e antagonista al sistema, devono rapidamente rendersi conto che la loro generosità è usata strumentalmente dai nuovi schiavisti, e hanno il dovere morale e sociale di esserne conseguenti, pena la corresponsabilità.
Bisogna costruire un ampio fronte di tutta la società civile veneta per raggiungere in primo luogo la Nostra Indipendenza totale, nel quadro di nuovi rapporti interni basati sugli insegnamenti della nostra storia, in un sistema di nuova collaborazione tra il libero Stato Veneto e tutti gli altri Paesi senza nessun tipo di nuovo o vecchio schiavismo frutto dell’imperante ideologia imperial-globalista.

Veneto Serenissimo Governo



Continua la repressione nel Veneto.Ancora in carcere il patriota Luigi Faccia

Il giudizio sul grado di civiltà di uno Stato si misura sulla sua capacità di garantire uguaglianza giuridica certa per tutti, siccome questo non avviene e l’Italia ha una giustizia basata sulla delazione e sul pentitismo, questo Stato difficilmente è in grado di garantire giustizia.

 

 

La posizione del Veneto Serenissimo Governo è chiara e senza equivoci: noi siamo un movimento di liberazione che lotta per l’indipendenza totale della Veneta Patria attraverso il rifacimento del referendum farsa del 1866 che illegalmente unì il Veneto all’Italia.
Al Veneto Serenissimo Governo non interessa chiedere la libertà del Patriota Luigi Faccia perché lo Stato Italiano sta liberando e ha liberato criminali di tutte le risme macchiatesi dei più efferati delitti di sangue. Il giudizio sul grado di civiltà di uno Stato si misura sulla sua capacità di garantire uguaglianza giuridica certa per tutti, siccome questo non avviene e l’Italia ha una giustizia basata sulla delazione e sul pentitismo, questo Stato difficilmente è in grado di garantire giustizia.
Il fatto stesso che la precondizione per concedere la libertà sia quella di rinunciare alle proprie idee è già di per sé un crimine, qui va fatta chiarezza: il Patriota Luigi Faccia non è in galera per i fatti connessi all’azione del 8-9 maggio 1997 (campanile di San Marco) ma perché non ha rinunciato alle sue idee di ridare dignità di Nazione Storica d’Europa alla Veneta Serenissima Repubblica.
Il Veneto Serenissimo Governo ritiene importante qui riportare una sintesi delle conclusioni tenute dal nostro Presidente Luigi Massimo Faccia, attualmente detenuto nelle carceri italiane, al III Congresso del Veneto Serenissimo Governo.
Il Veneto Serenissimo Governo considera tali conclusioni un elemento di riflessione e di dibattito non solo per comprendere i problemi aperti il 9 maggio ma anche per seguire una strada politica (III congresso del VSG) che in maniera trasparente, civile e legale porti il Veneto ad essere Nazione d’Europa.
Ecco quanto detto dal presidente del VSG:
[…] Il terzo congresso del Veneto Serenissimo Governo (15 maggio 1999) è il risultato e la continuazione del primo congresso svoltesi il 25/1/1987 che sancì la nascita del Veneto Serenissimo Governo che come primo atto fece la scelta politica del Referendum Popolare per l’autodeterminazione.
[…]Rivendichiamo con forza il diritto all’esistenza e al rispetto del Veneto come Nazione Storica d’Europa. Il terzo congresso del Veneto Serenissimo Governo vuole riaffermare la propria volontà politica di lottare e portare a termine il rifacimento del Referendum del 1866, a due anni dalla straordinaria impresa del 9 maggio 1997 che vide lo spirito e l’intelligenza Veneta vincere in un impresa che sembrava impossibile tanti erano i problemi, le incognite e i pericoli: lo storico Marc Bloch afferma che “le nazioni decadono e muoiono quando ciò che è necessario appare impossibile”.
Per la prima volta, in 130 anni di asservimento italiano, tanti Veneti si sono sentiti orgogliosi di essere tali e non più solo strumenti di lavoro o macchiette. Sono ritornati uomini consci di avere alle spalle un grandioso e luminoso passato nonostante ogni genere di tentativo per annullare e cancellare per sempre la nostra identità. […]
Concludendo quindi affermiamo ancora una volta, alla luce di quanto detto, che la detenzione del Presidente del VSG non è un problema del Veneto Serenissimo Governo ma è un problema dello Stato Italiano e delle sue leggi illiberali e repressive.Per il Veneto Serenissimo Governo.

Componente del Veneto Serenissimo Governo
Valerio Serraglia



Incarcerato Luigi Faccia Presidente del Veneto Serenissimo Governo

“Viandante va e di a Sparta che noi siamo caduti obbedendo alle sue leggi.”
Così l’ultima parola degli eroi sconfitti esprimeva una certezza di vittoria prima a Salamina come Vaticinato e in seguito a Platea. Ma al di là dell’esito militare tanto quelle battaglie quanto l’olocausto delle Termopili ricordano a tutti noi quel che possa la decisione di pochi quando l’uomo rifiuta di sottomettersi alla tirannia.

 

“Viandante va e di a Sparta che noi siamo caduti obbedendo alle sue leggi.”
Così l’ultima parola degli eroi sconfitti esprimeva una certezza di vittoria prima a Salamina come Vaticinato e in seguito a Platea. Ma al di là dell’esito militare tanto quelle battaglie quanto l’olocausto delle Termopili ricordano a tutti noi quel che possa la decisione di pochi quando l’uomo rifiuta di sottomettersi alla tirannia.
 

L’accanimento del governo italiano contro il Popolo Veneto continua.
L’incarcerazione del Presidente del Veneto Serenissimo Governo non è altro che la continuazione di una serie di misure repressive che si articolano sia sul piano politico – giuridico :
–          privazione della libertà ai patrioti;
–          il rinvio a giudizio del comitato che raccoglieva fondi per i Serenissimi;
–          l’avviso di reato a Valerio Serraglia componente del Veneto Serenissimo Governo;
–          e altre decine di rinvii a giudizio a Verona per reati contro “Roma”.
Sia sul piano economico: la profonda crisi dell’economia italiana non può più essere mascherata da artifizi contabili ( si veda l’emblematico  esempio INPS ed altri ancora). La pressione fiscale sulla forze del lavoro ha raggiunto limiti oltre il quale non può che esserci che crisi di rigetto.
Tutti questi e altri fatti non possono che stimolare tutti i Veneti a unirsi al di sopra e al di fuori di ristretti interessi particolari per dare una risposta politica comune.
Il Veneto Serenissimo Governo individua nel rifacimento del Referendum del 1866 l’unico strumento per ridare quella libertà e dignità che ci compete come Nazione Storica d’Europa.
Popolo Veneto unisciti e dimostra la tua dignità.




Lotta – Creatività – Azione diretta

La persona libera non ha alcuna necessità di delegare a chicchessia le proprie decisioni, ognuno deve rimanere in possesso del proprio libero arbitrio, altrimenti non si arriverà mai ad una società di uomini e donne liberi ma si continuerà ad avere un susseguirsi di dittature.


Come si pretende che un cittadino divenuto legislatore, ossia privilegiato, non si getti senza guardare in faccia a nessuno nel partito dei privilegiati, dei monopoli e di conseguenza dell’immobilismo, riducendo al silenzio tutti coloro che essi sopraffanno? Questo è il presupposto che ci fa capire senza ombra di dubbio che il regime elettorale com’è tuttora non è altro che un modo inventato da chi è al potere per rimanerci. Il regime rappresentativo produce solo un’altra forma di aristocrazia, l’unica via per uscire da questo meccanismo perverso è quello dell’esercizio diretto della sovranità del popolo per il popolo.
Chi decide di partecipare al gioco elettorale (perché solo di un gioco si tratta, una droga per il popolo) è costretto a mediare con tutti per ottenere, a qualunque costo e con qualunque mezzo, qualche voto che gli consentirà di entrare nella stanza delle careghe. A chi proveniente dal popolo avrà la sfortuna di entrare nei palazzi è avvertito, perché la sua entrata nell’ambito legislativo è consentita solo per il motivo che la classe dominante è sicura di averlo in pugno e di poterlo manovrare per i propri meschini interessi di potere economico.
Il mito che molti movimenti qui in Veneto si danno è quello di raggiungere il consiglio regionale o qualsiasi altra carica elettiva per poter cambiare qualcosa, loro oltre a non cambiare niente diverranno i prezzolati e consapevoli secondini del regime che ci opprime, solo qualche movimento d’avanguardia è riuscito a liberarsi completamente dalla “droga elettorale”. Chiunque non è più dipendente dall’elettoralismo è represso sia dai Kapò veneti, sia da chi manovra il potere, perché non controllabile dai meccanismi di repressione (perché le elezioni per chi vi partecipa come elettore o come candidato non sono altro che un’arma di repressione).
Il problema che chi partecipa alle elezioni fa finta di non capire è che i mali derivano dal meccanismo governativo e non dagli uomini di governo. Nel sistema elettorale manca il concetto di onestà contrattuale tra l’eletto e l’elettore, infatti dopo essere eletto il consigliere non può più essere rimosso dal proprio elettore.
L’unico modo per passare oltre l’attuale sistema di governo, che è ormai morente, è quello di trovare una nuova forma amministrativa della società, di cui troviamo le premesse nella storia della Repubblica Serenissima: si deve tornare al Comune come base della società, quindi arrivare ad uno stato in cui i liberi comuni si associno. Ma il motore del comune deve essere l’azione diretta del popolo che man mano sorgano i problemi si esprima liberamente prendendo autonomamente e senza alcuna delega le proprie decisioni. Bisogna creare in ogni comune il proprio centro di consapevolezza comunalista contro l’accentramento dello Stato. Perché minore sarà l’autorità di ciascun individuo o ente in rapporto con gli altri individui e enti, e maggiore sarà la possibilità di difendersi contro qualsiasi tentativo di sopraffazione nei propri confronti.
Il problema gravoso emerge quando alla società comunista delle piccole patrie si oppone un sistema globalista, come quello che oggi ha in mano i monopoli dell’economia. Questo non deve farci temere, perché quando il popolo conquisterà il libero arbitrio, e non più delegherà a nessuno le proprie decisioni di interesse vitale, saprà opporre la propria volontà a quella delle potenze ostili come successe ai tempi della Repubblica Serenissima durante la Lega di Cambray (in cui la forza del popolo marciano fece resistere la Repubblica dalla guerra scatenata contro di essa dagli stati di mezza Europa). La difesa dello Stato in base a questo deve rimanere al popolo e non delegata ad eserciti mercenari: questo è un elemento fondante della pace tra i popoli, perché soltanto da un popolo che vedesse nella guerra l’unica via della propria salvezza contro un’aggressione sarebbe possibile ottenere quello slancio guerresco tipico di chi lotta per la sopravvivenza.
La persona libera non ha alcuna necessità di delegare a chicchessia le proprie decisioni, ognuno deve rimanere in possesso del proprio libero arbitrio, altrimenti non si arriverà mai ad una società di uomini e donne liberi ma si continuerà ad avere un susseguirsi di dittature.

Demetrio Serraglia



Il veneto può contribuire a trovare una soluzione pacifica e duratura alla crisi balcanica?

analisi di Luigi Faccia sulla situazione balcanica.

 

In questo frangente, dopo i tragici fatti della primavera scorsa (1999), una simile domanda può sembrare velleitaria o provocatoria. Come Veneto Serenissimo Governo invece pensiamo di poter dare una risposta, visto i fallimentari risultati ottenuti dalle 19 potenze impegnate in questa guerra. Immediatamente dopo la decisone della NATO di colpire la R.F.J., il Veneto Serenissimo Governo prese subito chiara e netta posizione contro questo assurdo verdetto, per tutta una serie di ragioni e motivazioni.
I bombardamenti avrebbero incancrenito ancor di più una situazione

difficilissima da gestire per le implicazioni storico-politiche, culturali, religiose, etniche, economiche che si dibattono da secoli in queste contrade; a questo aggiungiamo la tormentata situazione della Bosnia, i precari equilibri in Macedonia e la crisi Croata. Tutte queste ragioni non furono neanche prese in considerazione dalla coalizione oggi al potere di qua e al di là dell’Atlantico, costituita da ex pacifisti, ex renitenti alla leva, ex ultrà anti NATO, di ex contestatori. Tutti uniti a narcotizzare le proprie pubbliche opinioni e ad imporre la loro verità e il loro credo central-mondialista. Quale interesse reale poteva far scatenare una simile decisione, dietro la cortina fumogena dell’intervento umanitario, e del diritto all’autodeterminazione. A questo proposito, forse il Veneto e altri popoli hanno meno diritti? Il Governo Jugoslavo, sotto la pressione internazionale, aveva già ceduto alle sacrosante rivendicazioni di autogoverno della popolazione albanese. Sappiamo invece come è andata a finire! Morti e feriti da ambo le parti; la Rep. Fed. Jugoslava ridotta ad un ammasso di macerie, la popolazione ridotta alla fame, con il rischio concreto di un ulteriore spaccatura etnica nella stessa R.F.J. per la presenza di varie minoranze al suo interno. La sua economia cancellata, il fiume Danubio, importantissima arteria economica per l’intera Europa, bloccato, dando così un ulteriore colpo alle già fragili economie dei paesi danubiani, l’inquinamento a causa dei bombardamenti ha raggiunto livelli altissimi, come hanno riferito organismi internazionali, i cui effetti malefici si faranno sentire per anni sulle popolazioni, animali e piante. Le violenze e gli odi che dovevano finire sono aumentati e adesso a farne le spese sono serbi, zingari, e albanesi supposti collaborazionisti. Tutto questo è sotto gli occhi di una forza di pace, e beffa finale, il nemico n. 1 di questa coalizione, il cosiddetto “mostro dei Balcani” è ancora al potere, nonostante le previsioni italiane che lo davano caduto nel giro di un paio di settimane. Nel frattempo l’opposizione Serba non riesce a trovare l’unità e un leader credibile. La NATO da questa tragica avventura ne è uscita male sul piano strettamente militare, ma soprattutto sul piano etico. Troppe bugie e mancanza di sensibilità, come quando non ha voluto sospendere le azioni belliche durante la Pasqua, nonostante l’appello del Papa e del Patriarca ortodosso. Aggiungiamo che è ora sotto indagine dal criminale internazionale per presunti crimini. Una triste pagina per un’organizzazione che aveva pur sempre contribuito a garantire la pace in Europa per 50 anni. Per finire questo fosco quadro, i problemi di diritto internazionale per quanto riguarda lo status del Kosovo, tutt’altro che risolti. E ancora, chi pagherà le spese per la ricostruzione e con quali risultati? Visto che l’Italia è presente in Albania a gestire la sua ricostruzione dalla caduta del comunismo, con molte meno risorse avrebbe potuto, usando onestà e civiltà, fare imboccare a questo paese la strada dello sviluppo economico, civile e morale, grazie anche alla gestione italiana dell’ennesimo scandalo e le solite implicazioni con organizzazioni criminali. Le continue scorribande dei mercanti di carne umana dimostrano ulteriormente la totale colpevole incapacità delle autorità italiane a gestire questa situazione.

Il nostro Veneto quale ruolo può avere in questo momento in questa nuova realtà geopolitica? Il Veneto odierno è un gigante economico ma un fantasma politico. La sua attuale classe politica, sia di governo che di opposizione è pura espressione del governo centralista: essa si è prontamente adeguata alle decisioni romane, anche se queste esponevano la loro terra a gravi rischi, come poi si è visto. Essa andava contro gli interessi Veneti, confermando ancora una volta il totale scollamento tra il popolo e la classe dirigente, che non ha alcun ruolo se non quello di esecutore di ordini. Al contrario, se il Veneto come sta da tempo facendo il Veneto Serenissimo Governo con grandi sacrifici, riuscirà ad avere la sua dignità di nazione storica d’Europa, potrà svolgere un ruolo attivo in favore della pace e della giustizia e ridare a Venezia il ruolo di grande mediatrice, questo sarebbe da tutti accettato, visto i legami plurisecolari di faconda e fattiva collaborazione con tutti i popoli del sud-est europeo, oltre al rispetto che le dimostrerebbero i suoi ex nemici. Per questo è bene non dimenticare che la storia, la cultura, le tradizioni dell’area sono state ricostruite grazie ai rapporti diplomatici scritti dagli ambasciatori del Veneto Serenissimo Governo di allora. Una terra Veneta Marciana, conscia della sua straordinaria ricchezza storica, può diventare elemento di pace e stabilità per tutto il sud-est europeo; i primi incontri avuti dal nostro Veneto Serenissimo Governo confermano tutto questo.

Luigi Massimo Faccia
Presidente del Veneto Serenissimo Governo




Bossi: quale dittatura?

È evidente che l’approssimarsi di una qualsiasi competizione elettorale porta uno sconquasso sia sul piano delle alleanze, delle strutture organizzative e sul piano individuale fino a far perdere il senso dell’equilibrio.

È evidente che l’approssimarsi di una qualsiasi competizione elettorale porta uno sconquasso sia sul piano delle alleanze, delle strutture organizzative e sul piano individuale fino a far perdere il senso dell’equilibrio. Tutto questo avviene in gran misura per conquistare qualche voto che possa soddisfare i propri desideri di potere economico e politico.
Ciò premesso si deve fare qualche considerazione, non certo con stupore, a proposito dell’intervista a “La Padania” del 18 gennaio 2000 di Umberto Bossi. Nella medesima si afferma che a governare devono essere le piccole e medie industrie in quanto creano il 60/65% del P.I.L., io credo che il governo di un paese civile deve essere la sintesi e rappresentare tutte le componenti in una costante dialettica politica ed economica, se questo non avviene è evidente che si instaurerà la dittatura di un settore della società sul resto. Questo avviene all’interno di una società partitocratica e giacobina e giacobina, per definizione un “partito” non può essere unico, in quanto una parte non può essere il tutto: quindi lo Stato monopartitico è una contraddizione di termini. È chiaro che bisogna superare questo sistema che oltre 200 anni fa è stato imposto all’Europa dai giacobini francesi e dai pappagalli europei. Nella storia della Veneta Serenissima Repubblica ci sono gli elementi fondamentali da cui partire per una ricerca creativa e il superamento del sistema partitocratrico creato dal centralismo coloniale. 200 anni di oppressione dei poteri centrali contro il popolo, decine di guerre, centinaia di milioni di morti hanno ampiamente dimostrato che questo sistema deve essere rapidamente superato nell’interesse della nostra gente e anche degli altri popoli.
Ritornando al Bossi pensiero, se vogliamo usare un metodo speculativo ed estremizzandolo posso affermare senza tema di essere smentito: se il governo deve essere nelle mani delle forze produttive è evidente che le forze produttive e di trasformazione, e quindi di costruzione del P.I.L. sono i lavoratori dovunque essi siano impiegati. Questa critica tende a nobilitare un certo punto di vista, ma questo non corrisponde al livello dell’attuale dibattito tra le forze affette da cretinismo istituzionale. Tutto ciò si può tradurre in piccole miserie elettorali, Bossi tenta di tagliare l’erba sotto i piedi di Padovan e del suo tentativo di entrare nei Palazzi.
Vorrei sapere la protezione offerta da Bossi e Robusti ai produttori di latte (COBAS) e i risultati ottenuti.
Veneti ricordiamoci che il destino è nelle nostre mani, la nostra generosità non deve essere male interpretata, la forza e il prestigio della Veneta Serenissima Repubblica è la fonte dove attingere energia per le nostre lotte. Si ricordino le sirene di Roma che la pattumiera della storia è lì ad aspettarli.

Valerio Serraglia
Componente del Veneto Serenissimo Governo




Lepanto: ieri, oggi, domani.

Lepanto è solo un avvenimento del passato o è anche un isegnamento per il futuro? Questo è l’interrogativo a cui Demetrio Serraglia tenta di dare una risposta.


7 Ottobre 1571 la Serenissima, facente parte della Lega Santa, mette a segno uno dei colpi più duri nei confronti del Turco. Oggi il 9 ottobre 1999, a 428 anni da quell’epico giorno, il Veneto Serenissimo Governo insieme ai Veneti tutti ricorda ogni caduto di quella immensa battaglia. Il futuro che attende l’Europa ha i contorni assai cupi, e sembra rendere vani i sacrifici fatti dalla flotta cristiana in quel lontano XVI secolo. Cosa ha significato Lepanto per la cristianità e per l’Europa tutta: ha significato impedire ai Turchi di diventare l’unica potenza egemone del Mediterraneo e opporsi alla diffusione della cultura islamica in tutta l’Europa. Ciò che scrivo sembrerà da nostalgici o forse al di fuori della nostra realtà quotidiana, ma il problema che nel 1571 trovò soluzione, oggi si ripropone prepotentemente: che fare di fronte al crescente appiattimento della nostra cultura ed al continuo assorbimento di tradizioni e modi di pensare estranei alla nostra terra? Lepanto non fu soltanto una battaglia-simbolo, ma anche lo scontro che decise la storia futura di due culture profondamente diverse e incapaci di convivere pacificamente: come già detto fu una battaglia per la supremazia sul Mediterraneo, dopo la quale l’impero turco avrebbe conosciuto una lenta e secolare crisi che si sarebbe conclusa nel 1918 con la sua definitiva scomparsa geografica, perché tutt’oggi è presente un impero islamico sotterraneo che sta tentando di riprendere gli antichi fasti. Se, al contrario, in quella sanguinosa giornata di ottobre gli Ottomani avessero avuto ragione della Lega Santa, i Turchi avrebbero potuto attuare il progetto di costruire un Impero unitario ed organizzato anziché degli stati divisi da odi dinastici. Una tale sciagura avrebbe portato ad un blocco del commercio ed a un conseguente rapido indebolimento dell’Impero, legato alla Spagna (anch’essa facente parte della Lega Santa) dalla comune dinastia asburgica, e di fatto dipendente da essa. La superstite Francia assieme ai principi luterani non avrebbe saputo reggere l’urto islamico sostituendosi alle potenze mediterranee della Serenissima e della Spagna nella difesa dell’Europa. L’intera storia europea ne avrebbe subito delle conseguenze per noi oggi assolutamente catastrofiche e difficilmente immaginabili.
Recenti fatti a livello internazionale dimostrano che è in atto un tentativo di omogeneizzare le tradizioni e le culture dei vari popoli dell’Europa. I recenti conflitti nei balcani hanno mostrato il lato più cruento di questo tentativo di rendere suddita la nostra terra ad altre tradizioni, tutto ciò è stato momentaneamente arginato dalla Croazia e dalla Repubblica Federativa di Jugoslavia che si sono erte a diga nei confronti del pericolo mussulmano.
La manovra che sta attuando il mondo islamico pilotato dal capitale imperialistico e neo colonialistico è di accerchiamento del Continente Europeo. L’imperialismo non è promotore di cultura e civiltà, ma attraverso la globalizzazione tenta di distruggere chi ha delle tradizioni millenarie alle spalle. Clinton e gli ascari della “socialdemocrazia” europea stanno dimostrando con i fatti come l’imperialismo cerca di manovrare le fila del mondo, e queste non sono semplici congetture ma comportamenti reali:
–          l’intervento nel conflitto Balcani solo in aiuto dei mussulmani di Bosnia,
–          l’appoggio dato in Afganistan ai Talebani (gli studenti integralisti islamici),
–          l’aggressione nei confronti della Repubblica Federativa di Jugoslavia e l’appoggio ai terroristi islamici dell’UCK per instaurare una nazione islamica in Europa,
–          il sostegno ai Ceceni che stanno tentando di formare delle dittature islamiche nel Caucaso,
–          e non per ultimo l’aiuto e le sovvenzioni date alla Turchia, loro baluardo islamico nel Mediterraneo, che hanno fatto entrare nella NATO ed ora cercano di farlo entrare nel Unione Europea come elemento  destabilizzante all’interno del Vecchio Continente.
Tutto questi fatti sono poco pubblicizzati perché l’egemonia economico–militare del central imperialismo fa diventare tutti i governi europei muti e complici, l’Europa dei banchieri, delle multinazionali, dei monopoli stando ai fatti odierni renderà il nostro continente uno stato vassallo e di conseguenza impotente. Le recenti catastrofi naturali (i terremoti) che hanno colpito la Grecia, eterno baluardo anti Ottomano, e la Turchia sono l’ulteriore prova che ogni pretesto anche il più drammatico è utilizzabile per destabilizzare l’Europa. Si è arrivati a parlare di diplomazia dei terremoti: utilizzando la solidarietà tra due stati come grimaldello per indebolire la repubblica ellenica volendo farla debitrice della Turchia. Difatti la Grecia è ormai l’ultimo scudo che impedisce alla Turchia di entrare nell’Unione Europea.
Che fare? Questa è la domanda che ci si pone di fronte a questo tragico panorama internazionale.  I popoli d’Europa, le sue etnie, le sue molteplici e millenarie culture devono trovare quella unità d’intenti che ci ha fatto comunque sopravvivere a immani catastrofi. Il Veneto Serenissimo Governo è impegnato su questa strada è farà quanto è nelle sue possibilità per stabilire vincoli di amicizia e di solidarietà con tutti quei popoli che ci sono vicini per cultura e tradizioni storiche.

Demetrio Serraglia